Restaurato il murales di Morini

Nel corso dei miei pellegrinaggi in bicicletta attorno a Monselice sono passato più volte davanti al murale di via del Porto, che rappresenta Monselice e ricorda la Giostra della Rocca. Una caldissima giornata dei primi di agosto mi sono soffermato a guardarlo e mi sono accorto che era in grave stato di degrado. Una parte di intonaco si era già staccato ed era caduto a terra, buona parte del rimanente era “incartellato” come si dice in gergo, e sarebbe venuto via entro poco tempo. Così ho pensato di chiamare a raccolta gli amici del gruppo “Lasciateci Restaurare” per un intervento di salvaguardia e restauro. Detto e fatto si sono subito mobilitati Graziano, che è artigiano di mano fina, e ha rifatto la parte caduta dell’intonaco, poi con lui, Maurizio, Valter e Sergio, abbiamo fatto dei fori nell’intonaco, iniettando una bella quantità di resina per solidificarlo. Quindi la parola, anzi i pennelli, sono passati agli artisti del gruppo: Domenico, e Giorgia Merlin convocata per l’occasione che ha accettato ben volentieri di far parte del gruppo di volontari. Loro hanno “rinfrescato” con nuove tinte buona parte del Murale ed hanno aggiunto alcuni motivi ornamentali, ben visibili nell’immagine in alto che rappresenta il lavoro finito. Il murale è nato nel 2007 da un’idea e dalla abile mano di di Primo Paolo Morini, agente della polizia locale di Monselice e artista per passione. A lui si deve la prima stesura del lavoro. Poi quasi 10 anni dopo, nel 2016, il murale è stato sottoposto […]

Graduale miniato in pergamena del XV-XVI sec, della biblioteca di Monselice

Presentiamo il Graduale (libro dei canti liturgici) miniato in pergamena del XV-XVI sec, posseduto dalla biblioteca di Monselice. Un vero tesoro che meriterebbe di essere esposto al pubblico, naturalmente con le dovute cautele. Dimensioni del codice mm. 474×332. Nella foto la miniatura relativa all’antifona (Nella liturgia cristiana, versetto che si canta o si recita prima del salmo o di altra preghiera) per la messa della festa di San Giovanni Battista (24 giugno, l’importante avvenimento religioso viene ricordato ogni anno nel capitello di Giovanni Bellucco, all’inizio della salita del Montericco)     La miniatura nella foto è alla carta 183r iniziale “D”<e ventre” mmm 112 x 103, quadro esterno in oro, all’interno è miniata la figura di San Giovanni Battista, avvolto da un manto, mostra messo busto scoperto, con la mano destra regge un favo, con la mano sinistra mostra un cartiglio srotolato, il paesaggio è rappresentato da un terreno roccioso e secco, ai due lati della figura di San Giovanni Battista due alberi verdi e rigogliosi; l’ornato esterno dell’iniziale ha la cornice simile per forma e colori alle precedenti, con l’aggiunta della figura di un cane, le altre figure sono state asportate. Storia del manoscritto: secondo padre Vittorino Meneghin il corale proviene dal convento San Giacomo di Monselice che divenne francescano nel 1769 e prima ancora dal convento di San Pietro in Viminario fondato nel 1393 e soppresso nel 1769, alcune fonti attestano che dopo la soppressione di tale convento la comunità di San Pietro in Viminario venne trasferita assieme […]

Un campo volo per Domenico Mingardo

Sabato 28 maggio 2022 è stato inaugurato a San Cosma il campo volo intitolato a Domenico Mingardo, grazie agli sforzi della moglie e degli amici. Conoscevo Domenico e i suoi ultraleggeri volavano sopra la mia testa; era un imprenditore agricolo con la passione per il volo. Il suo sogno di ufficializzare un campo volo si è avverato, volare era la sua passione, verso sera prendeva il suo veicolo e volava in alto, in cerca di pace. Domenico è scomparso a 71 anni nel dicembre del 2020, ma il suo desiderio oggi è realtà: un campo volo nei suoi campi. RIP Domenico. Anche il corriere riporta la notizia. https://corrieredelveneto.corriere.it/…/padova-domenico…

La rotonda del cimitero maggiore dedicata alle operaie della filanda Trieste

La giunta comunale ha recentemente intitolato la grande rotonda del cimitero maggiore alle operaie della filanda Trieste che nel 1878 organizzarono uno sciopero per denunciare le loro penose condizioni di lavoro. Nella nota seguente alcune notizie storiche. Lo stabilimento aveva sede sulla riva del Bisatto (via Argine sinistro) vicino al ponte ‘Delle grole’ ! (probabilmente tra il Bisatto e via Cavallotti)’. Nella foto si vede – in basso a destra- la grande ciminiera. Nel 1846 i Trieste fondarono una importante filanda a Monselice, la “Gabriel Trieste”, che dava lavoro, nel 1875, a 187 operai di cui solo 7 erano maschi; il resto erano donne delle quali venti di età inferiore ai 18 anni, 6 ai 14 anni e 10 inferiori ai 10 anni. Nella filanda, in cui si lavorava per otto mesi a partire dal primo di aprile, l’orario di lavoro era bestiale. Per tutti, uomini, donne e bambine, quindici ore e mezza d’estate e dodici ore e mezza d’autunno. Negli stessi anni l’anarchico Carlo Monticelli denunciava sulla stampa il deperi­mento fisico di queste ragazze, ‘diventate l’ombra di se stesse dopo qualche me­se di duro lavoro’. La situazione causò il primo sciopero delle operaie della filanda avvenuto nel 1878, sembra – a quanto dicono Francesco Selmin e Tiziano Merlin – sia stato il primo sciopero femminile in senso assoluto. La filanda del Trieste chiuse nel 1900, ma subito tornò in funzio­ne con un altro conduttore e rimase in attività per un altro quinquennio. Con la filanda prosperò nella bassa padovana […]

Jacopo da Sant’Andrea: un monselicense all’inferno dantesco

Roberto Valandro per ricordare il centenario dantesco ha realizzato un video per ricordare il monselicense Jacopo da Sant’Andrea inserito nel XIII canto dell’Inferno tra i suicidi e gli scialacquatori. Jacopo era figlio di Olderico Fontana da Monselice e di Speronella Dalesmanni, personaggi ricordati anche nella giostra della Rocca, in breve la sua triste storia personale tratta da wikipedia. Jacopo da Sant’Andrea possedeva alcune nel comune di Mira contese anche dall’Abbazia di Sant’Ilario così, in un atto notarile del 1215, risulta che Jacopo sottoscrisse una transazione con i frati benedettini a seguito di un contenzioso. Dal documento risulta che, in cambio di un canone di “10 lire e 5 libre di incenso all’anno”, Jacopo cedeva la giurisdizione e diritti su pascoli, tagli d’erba e animali da cortile. Perdeva inoltre i diritti di alloggio per sé e per la sua corte a spese degli abitanti, in particolare sulle località di Aurilia, Arzere, Boltene, Oriago, Borbiago, Pianiga, Trescevoli (attualmente località del comune di Mira), Pladano, Vigna, Pionca (Vigonza) e Vetrego (Mirano). Nel 1216 fu protagonista di un’altra complessa questione patrimoniale. In quell’anno aveva venduto la curia di Sant’Andrea a Giacomo da Camposampiero, il cui padre, Tiso VI, era stato suo mallevadore per un debito contratto nel 1212 con il vescovo e l’arciprete di Padova. Jacopo tentò in tutti i modi di rientrare in possesso del feudo: dapprima (1230), alleatosi ad altri magnati padovani, cercò di attentare alla vita di Tiso, fallendo; quindi (1232) si accordò con Jacopo Corrado, vescovo di Padova, perché ricorresse […]

Presentato a Monselice il ‘Cammino di Sant’Antonio’

Sabato 6 novembre 2021 è stato presentato alla Loggetta un docufilm sul ‘Cammino di Sant’Antonio’, durante l’incontro sono intervenuti il regista Michele Carpinetti e Giannino Scanferla.  Il Cammino di Sant’Antonio è un itinerario religioso che unisce Padova al Santuario de La Verna e comprende un numero di tappe variabile da 21 a 23, in base al punto di partenza (Venezia, Santuari Antoniani di Camposampiero o Padova). Ora il cammino si è allungato e tocca anche il sud Italia. Sul sito ufficiale ci sono  tutte le informazioni utili per percorrerlo  [ clicca qui ] E’ noto che Sant’Antonio di Padova ha trascorso parte importante della sua vita in Italia, attraversando diversi luoghi oggi uniti dal Cammino di Sant’Antonio, che segue a ritroso le località segnate dal pellegrinare del frate portoghese. Il percorso è segnato da numerosi cartelli che indicano la via ai numerosi volontari/pellegrini che lo percorrono, spinti da motivazioni religiose e ambientali.  La prima parte del percorso (Camposampiero – Basilica del Santo a Padova, 24 km) è detta anche “Ultimo cammino” e coincide con la strada che sant’Antonio morente percorse, su un carro trainato da buoi, per il suo desiderio di morire in convento a Padova.La tratta successiva, di quasi 160 km fino a Bologna, è praticamente pianeggiante e si copre in 7-8 giorni. Nella terza parte, da Bologna fino al Santuario della Verna, il dislivello è maggiore e il percorso prevede una serie continua di saliscendi. Il Cammino attraversa diversi parchi naturali e zone protette per un totale di […]

Premio Opsicella a Don Marco Gallante

Sabato 23 ottobre 2021 nella Pieve di Santa Giustina, l’Amministrazione comunale ha conferito il premio Opsicella a Don Marco Galante, per il suo impegno all’ospedale, accanto ai malati di covid nel peggior periodo della pandemia. Don Marco Galante, cappellano in un Covid hospital del padovano, ha confidato a Francesco in una lettera che molti malati offrono la loro sofferenze per le intenzioni del Pontefice. “È un modo per combattere l’insensatezza del male”, racconta il sacerdote a Vaticannews “La mia è stata una risposta a una chiamata”. Così don Marco Galante, cappellano dell’Ospedale “Madre Teresa di Calcutta”, a Monselice, provincia di Padova e parroco di quattro comunità diocesane, racconta la sua esperienza come sacerdote accanto ai malati nel Covid hospital di Schiavonia. “L’intuizione – spiega – è stata del nostro vescovo Claudio Cipolla che mi ha chiesto se me la sentivo di dedicare 24 ore di servizio agli ammalati Covid e io gli ho risposto di sì”. Così, il sacerdote del padovano si è ritrovato a vivere in concreto ciò di cui Papa Francesco parla nell’enciclica Fratelli tutti. “Di fronte al dolore del fratello, non possiamo girarci dall’altra parte e così a nome della Chiesa sono rimasto accanto a queste persone per un mese intero, notte e giorno, e poi da dicembre andando tutte le mattine nei reparti Covid”. La telefonata da Casa Santa Marta Dopo qualche tempo che aveva spedito una  lettera al Papa, don Marco ha ricevuto una telefonata inaspettata da Casa Santa Marta. “Devo dire che è stata una sorpresa […]

Antonio Zerbetto

Il pittore monselicense Antonio Zerbetto

L’ambito dell’evento ‘Fideuram incontra l’arte’ domenica 30 maggio 2018 il pittore monselicense Antonio Zerbetto ha realizzato una bella mostra nei locali l’omonima banca di Monselice. Erano esposti una trentina di tele che rappresentavano il meglio della sua produzione artistica. In una bella scheda dal titolo ‘Una Spontaneità espressiva dal fascino avvincente’, Renato Lamperini dice di Antonio Zerbetto: La ricchezza dei toni cromatici che caratterizza i paesaggi di Antonio Zerbetto e sovente pervasa da una forte malinconia la quale, spesso, rasenta una profonda ed infinita tristezza. Il gusto dei rapporti coloristici tonali o le armoniche stesure, quali elementi che rappresentano sovente lo scenario della natura, non danneggiano l’effetto ma anzi questo latente rifiuto ad ogni eccesso di sensibilitalismo gioioso, dona un carattere di omogeneità formale all’opera. La connaturazione del paesaggio nella particolare atmosfera, la quale rispecchia più i momenti emotivi di struggimento piuttosto che l’ambiente reale della natura, diventa fluttuante, indistinta ed immersa in una sorta di evocazione di ricordi, di remote memorie, ponendo una sottilissima trama, un velo trasparente sulle luminosità compositive e, in questo lento e pacato fluire dei sentimenti, nessun colore ottiene il sopravvento o prevale nella composizione pittorica. Oserei dire che il paesaggio, in determinati momenti, si rivela come un ambiente-rifugio ideale dove la luce, fonte di vita, viene filtrata e poi gradatamente assorbita dalle ombre in una trasfigurazione lirica e con una intensità di effetti davvero notevole. La narrazione, che viene condotta con questa esigenza o corrispondenza intima, segue una linea spontanea di significazione poetica nella quale […]

L’artista monselicense Vittorio Guglielmo

Vittorio Guglielmo, è conosciuto nel territorio monselicense soprattutto per le sue sculture in ferro, ma ha dato prova delle sue abilità anche nel campo della pittura  esprimendosi con tecniche miste ne Il Duomo vecchio e ne La Loggia dipinti su foglia oro e nella Porta romana e Il Castello dipinti su ceramica. Meccanico di professione, in pensione ha dato sfogo alla sua arte modellando il ferro fino a ricavarne artistiche e pesanti composizioni che sono state esposte nelle varie mostre organizzate dell’Auser cittadina. I soggetti sono semplici animali da cortile, alpini  e aquile monumentali che stupiscono per il realismo della composizione. Ci confida che ha moltissime composizioni nella sua abitazione e che da tempo attende un minino  riconoscimento per la sua attività.

Il volto del San Valentino di Monselice

Il volto del San Valentino di Monselice

Un uomo alto un metro e sessantasei centimetri, vissuto in un periodo compreso tra 119 e 338 d. C e morto quando aveva tra i 20 e i 25 anni. Si sta parlando del San Valentino di Monselice, il cui volto ricostruito in un convegno che ha avuto luogo nel 2017  presso la sala Buonamorte del museo SanPaolo. Le spoglie del santo, custodite nell’oratorio di San Giorgio, sono state analizzate da un team interdisciplinare composto da studiosi dell’Università di Padova (Alberto Zanatta, Nicola Carrara e Cinzia Scaggion del Centro di Ateneo per i Musei, Fabio Zampieri del Dipartimento di Scienze Cardiologiche, Toraciche e vascolari, e Monica Panetto) e dell’Arc-Team (Luca Bezzi e Cicero Moraes). Il progetto ha permesso di avere informazioni scientifiche di grande valenza: per esempio si è stabilito che la morte non è avvenuta per decapitazione, a differenza del San Valentino più famoso, quello di Terni. Il lavoro, autorizzato dal vescovo di Padova Claudio Cipolla e seguito dal parroco del duomo di Monselice don Sandro Panizzolo, è iniziato il 10 maggio 2017, in seguito a una proposta di ricognizione scientifica subito accolta dall’Amministrazione comunale. Gli studiosi hanno svolto un’indagine antropologica dei resti scheletrici per risalire allo stile di vita e a eventuali patologie. Hanno prelevato campioni di tessuto osseo per effettuare una datazione radiometrica dello scheletro ed eseguito rilievi fotografici del cranio, ottenendo alla fine una ricostruzione attendibile in 3D del volto del San Valentino monselicense, che è stato traslato dalle catacombe romane tra Seicento e Settecento. Sull’argomento […]

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