Ipotesi di riutilizzo della chiesa di Santo Stefano di Monselice

Dall’11 al 26 febbraio 2017 presso Villa Pisani a Monselice è stata allestita una mostra  organizzata dall’Associazione Culturale Reitia, dall’Università IUAV di Venezia, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, dal titolo “S. STEFANO A MONSELICE: MATERIA, TEMPO, RIUSO, CONSERVAZIONE”.
L’esposizione ha raccolto i lavori svolti nell’ A.a. 2015/2016 nell’ambito del corso di Consolidamento degli edifici e del Laboratorio di Restauro architettonico del Corso di Laurea triennale “Architettura, Costruzione, Conservazione” del Dip. di Architettura dell’Università IUAV di Venezia dedicati alla ex chiesa di Santo Stefano a Monselice ripercorrendo la sua storia costruttiva dalla prima edizione romanica fino alle attuali proposte di intervento per il restauro .

Il progetto prende origine dalla destinazione d’suo attribuita al manufatto dal Piano di Recupero che ne prevede il restauro e la rifunzionalizzazione come auditorium. Sono state quindi affrontate le criticità dovute all’adattamento di un edificio religioso alle esigenze sia di corretta accessibilità e sia di efficace resa acustica. Il tutto preservando quanto più possibile l’aspetto formale del manufatto e mantenendo in sede alcune caratteristiche generate dalle varie fasi di trasformazione che l’edificio ha subito dal XIII secolo ad oggi. Uno degli aspetti di questa proposta progettuale è destinato ad incidere sul tessuto urbano della città, si prevede infatti la riapertura e la nuova pavimentazione del percorso pedonale – che conduceva da via S. Stefano a Via M. Carboni – e che moltiplica le possibilità di accesso al nuovo auditorium dialogando con la particolare struttura radiale dell’impianto urbano di Monselice.

Per risolvere alcune criticità del recupero del manufatto si è scelto di intervenire in totale indipendenza dalle strutture preesistenti realizzando una pedana che, articolandosi a diversi livelli, costituisce di volta in volta la platea per il pubblico, il palcoscenico e un’area espositiva. Diverse le esigenze che hanno motivato la scelta di realizzare una struttura autonoma, modulare e reversibile che ci permette di conservare e valorizzare la pavimentazione in ciottoli come testimonianza di una fase trasformazione. Inoltre in questo modo è possibile asportare singoli moduli della struttura allo scopo di consentire interventi archeologici (è noto l’interesse archeologico del sito e da qui la possibilità che sia fatto oggetto di future analisi) l’intervento realizzato con tecniche costruttive a secco garantisce la futura reversibilità e consente il potenziale riutilizzo dei materiali impiegati.

La necessità di garantire un’accettabile resa acustica, anche in un contesto non favorevole, di grande volumetria delimitata da superfici intonacate, ha suggerito la riduzione del volume destinato all’auditrium attraverso l’inserimento di un nuovo abside tecnologico costituito da tendaggi scorrevoli ancorati ad una struttura lignea appesa alle capriate esistenti. La parziale suddivisione degli spazi consente la progettazione di una sala auditorium in grado di ospitare 154 spettatori, con la platea divisa in una prima parte piana e una seconda gradinata. Nelle fasi di non utilizzo dell’auditorium, l’adozione di una partizione tessile e scorrevole consente ai potenziali visitatori di apprezzare l’unitarietà dello spazio.

La suddivisione dei volumi è stata operata con l’obiettivo di destinare l’area del transetto e dell’abside che presentava le peggiori prestazioni acustiche – a percorso espositivo. Le navate laterali, in parte riconnesse a quella centrale, sono state destinate a foyer e zone di servizi; mentre i locali accessori assolvono le funzioni di spazi tecnici e sale prova/studi di registrazione.