Le riflessioni di Mauro Contato

Lavoro, ricchezza e benessere: le riflessioni di Mauro Contato nel suo libro“The General Logic trilogy”

Mauro Contato, 44 anni, è nato e vive a Monselice. Laureato in Scienze Politiche, ha già pubblicato diversi libri: oltre a Contributi sul Mutuo Soccorso, scritto a quattro mani con Giancarlo Fabbian, ricordiamo il Taccuino 2011-2013 e il Taccuino 2014-2016, entrambi curati da Europa Edizioni.

Di recente, con lo stesso editore, è uscito The General Logic trilogy.

Il suo ultimo volume raccoglie numerosi aforismi che l’hanno colpita durante i suoi studi, a cui lei affianca le sue considerazioni. I temi affrontati sono diversi: spiccano in particolare economia, politica e filosofia. Com’è nata l’idea di realizzare un’opera di questo genere?

«Il libro va a concludere una trilogia frutto di frutto di tanti anni di letture impegnate. Nonostante non fossi uno studente brillante, sono sempre stato un fruitore massivo di prodotti culturali. Oggi possiedo una libreria composta da un migliaio di volumi, metà dei quali li ho letti. Ho scelto la forma di una trilogia per avere la possibilità di esporre il mio pensiero in modo completo. I destinatari? Sicuramente mia figlia, a cui desideravo lasciare una sorta di testamento intellettuale. In secondo luogo direi tutti coloro che intendono sviluppare opinioni autonome. La speranza è quella di essere riuscito a dare un contributo alla cultura: credo di aver offerto alcuni spunti interessanti per uscire dalla logica economicistica che ci permea a tutti i livelli».

Alcuni paragrafi iniziali di The General Logic trilogy sono dedicati alla sua carriera di allenatore di calcio. Cosa le ha lasciato questa esperienza?

«In vent’anni ho guidato squadre di varie età, dai bimbi di sei anni fino agli adulti, e in campionati diversi, dalla Seconda Categoria alla Promozione. Mi è rimasto il rapporto con i miei giocatori: nei loro confronti ho sempre cercato di essere empatico, impostando relazioni di tipo orizzontale e non verticistico. Al tempo stesso ritengo che un allenatore debba possedere qualità tecniche e morali per essere riconosciuto quale “comandante della nave”. Sono convinto, inoltre, che lo sport rivesta un valore formativo rilevante, sia sul piano della crescita fisica di una persona che sul piano della maturazione psicologica. Si impara a vivere in un gruppo, a rispettare le regole, ad accettare le sfide».

Il libro racchiude gran parte del suo sapere. Che valore ha oggi la cultura? Qual è il ruolo dello studioso?

«Cesare Beccaria diceva che per prevenire i delitti occorre perfezionare l’educazione. Se non vogliamo vivere come “bruti”, la conoscenza è fondamentale. A mio avviso la funzione dello studioso è quella di trasmettere il sapere e illuminare così la via, svelando ciò che prima passava inosservato. Ovviamente tutte le discipline di studio hanno la loro profonda dignità, anche se personalmente quella che mi ha appassionato di più è la filosofia politica».

Nell’opera lei sottolinea la necessità di un’equa distribuzione della ricchezza nella società. Come si può promuovere in concreto il raggiungimento di questo obiettivo?

«Keynes, economista del quale condivido le teorie su cui mi sono soffermato finora, dichiara che lo Stato deve redistribuire la ricchezza con la leva fiscale. Per questa ragione sono favorevole a provvedimenti quali, ad esempio, il reddito di cittadinanza. L’intervento dello Stato è necessario, in quanto il liberismo conduce alla concentrazione dei beni nelle mani di pochi. Serve a mio avviso il giusto mix tra le due ricette, per coniugare il sano egosimo individuale e lo spirito collettivistico che convivono nell’uomo».

Nel suo testo vengono lanciate alcune idee per risolvere il problema del «lavoro infelice».

«Ho suggerito in particolare l’introduzione nelle aziende di un’equipe di psicologi del lavoro: un team che possa contribuire a creare un clima meno pesante. La condizione fondamentale è che le scienze sociali non siano al servizio del capitalismo. Lavorare è necessario, ma al proprio mestiere le persone dedicano molti anni e quindi è un male spenderli in modo frustrante. In caso di imprese di grandi dimensioni, dovrebbero essere le proprietà a farsi carico della spesa per l’equipe di psicologi, mentre le piccole realtà in questo andrebbero sostenute dal Ministero. In generale, occorre far sì che i lavoratori abbiano a disposizione del tempo libero da dedicare a cose gratificanti. Propongo di sostituire il concetto di “crescita”, legato alla logica economicistica, con quello di “progresso”, inteso come miglioramento economico ma pure politico, sociale e di tutte le attività umane».

In The General Logic trilogy scrive che «la società occidentale ha una concezione solo economica del benessere». Perchè secondo lei?

«È un retaggio dei secoli passati, nei quali si sono attraversati momenti di scarsità: i frutti da spartire erano pochi, dunque si è puntato tutto sull’aumento della ricchezza. Ma adesso che questa fase è stata superata, bisognerebbe andare oltre la visione meramente economicistica. Il benessere va considerato in senso globale e deve contemplare, come accennavo prima, il tempo libero da dedicare alla sfera affettiva, alle relazioni con gli altri. Oggi invece spesso le persone sono costrette a svolgere attività per loro frustranti».

Come valuta la globalizzazione?

«A livello culturale io sono per il cosmopolitismo: mi piace parlare lingue straniere, viaggiare e fruire di prodotti di altri Paesi. Sul piano economico purtroppo la globalizzazione ha anche connotazioni negative, perché ci chiama a competere con mercati in cui i lavoratori hanno molti meno diritti rispetto a noi. Sarebbe auspicabile che i potenti della Terra si accordassero per uniformare determinate conquiste, ma mi rendo conto che non sempre questo è possibile: nelle varie zone del mondo ci sono stadi di sviluppo diversi».

In chiusura: ha nuovi volumi in cantiere?

«Con questa trilogia per il momento ho terminato il mio periodo da autore: è bene pubblicare un’opera se si hanno contenuti concreti da aggiungere, evitando di scrivere tanto per scrivere. In futuro, però, non escludo di elaborare un taccuino dedicato alla figura dell’allenatore. Sono inoltre a disposizione se qualche giornalista volesse costruire con me un libro-intervista».

The General Logic trilogy è un’opera corposa e impegnativa, ma ha indubbiamente meriti significativi: stimola infatti il lettore a porsi interrogativi importanti e fornisce contributi di valore al dibattito su una serie di questioni aperte della società contemporanea. Il nostro augurio è che l’autore possa proseguire lungo la strada tracciata, approfondendo ulteriormente i temi di suo interesse e fornendo nuovi spunti su cui riflettere.