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Chiesa di Marendole di Monselice

Chiesa di Marendole

Tra i beni, di cui nel 1077 l’imperatore Enrico IV confermò il possesso ad Ugo e Folco figli del Marchese Azzo d’Este, c’era anche «villa prenominata Merendola ». Questo toponimo ritorna in successivi atti di investitura dei marchesi d’Este, il 27 ottobre 1154 e il 6 gennaio 1159 e nella spartizione dei beni di Albertino da Baone tra le sue figlie, il 23 maggio 1183. Bisogna attendere quasi un secolo prima di trovare nominata in un’investitura del 30 marzo 1276 l’« ecclesia S. Nicolai de Merendula ». Il 7 febbraio dell’anno seguente il card. Simone de Paltanieri nel suo testamento le lasciò cinque campi e il giugno 1286 Filippa sposa di Leone de’ Malacapelli dieci soldi. Undici anni dopo l’« ecclesia S. Nicolai de Merendula » compare col rettore Michele e il chierico Giacomo nella decima papale del 1297 tra le chiese della « plebes S. Iustine de Montesilice». Allora sia il rettore che il chierico furono esentati dal pagamento, ma nell’estimo papale di poco posteriore sono valutati la chiesa 25 lire di piccoli e il chiericato 20. Quindi in quel tempo la chiesa di S. Nicolò di Marendole aveva certamente cura d’anime. Invece nella prima visita pastorale, il 28 settembre 1457, è detta « non curata » ed « ecclesiam campestrem » la chiama la visita del 3 giugno 1482.  Aggiunge che i campi che la circondano sono dei Buzzacarini. Novant’anni dopo le cose non erano cambiate: il vescovo Ormaneto il 16 maggio 1571 ordinò che fosse fatto un battistero ». Le visite pastorali del 12 settembre 1582 e 12 giugno 1587 trovano che, mancando in loco la casa canonica e la possibilità di costruirla, appunto perché i fondi intorno erano proprietà dei Buzzacarini, il rettore abitava a Monselice e compariva a Marendole solo nei giorni festivi e pertanto non vi si conservava il Santissimo. Gli abitanti ed altri riferirono che un tempo c’era anche il cimitero e che la casa canonica, più volte distrutta da incendio, era stata sempre ricostruita dai Buzzacarini, che se l’erano tenuta per i loro usi. Finalmente nella visita del 10 settembre 1628 il visitatore trova il Santissimo e il fonte battesimale. Il chiericato era stato devoluto già prima al giovane Seminario di Padova.

La seconda visita di S. Gregorio Barbarigo, il 24 ottobre 1680, trovò la chiesa in buone condizioni. Di fatto fu restaurata e ingrandita nel 1690 e consacrata il 15 settembre 1810. Nella visita del 13 maggio 1713 sono ricordati anche il cimitero e il campanile, quest’ultimo di recente costruzione. Il cimitero c’era ancora il 29 agosto 1864 quando visitò il vescovo Manfredini; non c’era più quando la visitò il vescovo Callegari, l’11 novembre 1887: i morti venivano sepolti come oggi nel cimitero di Monselice.


© A cura di Flaviano Rossetto – flaviano.rossetto@ossicella.it