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Fornace da Calce dei fratelli Manzoni a Monselice

Vicino a villa Pisani si trova una antica fornace da calce di proprietà dei F.lli Manzoni. L’edificio, costruito nel attorno al 1903, è in mattoni a forma circolare classica. Oltre alle consuete cerchiature in ferro, che “insaccano” il tino, si nota la grossa cupola del camino sulla quale si appoggiava il fumaiolo, poi demolito. (che vediamo nella foto sotto).
Sullo stesso luogo esisteva a metà ‘800 una fornace di mattoni e calce; era un impianto primitivo a funzionamento intermittente che con il suo fumo di scarico provocava le proteste degli abitanti vicini. Successivamente, la ristrutturazione attuata dal proprietario Altieri permise l’adozione di un forno a produzione continua di calce.

Blocco di calcare da cui si ricava la calce (scaja in dialetto)

FUNZIONAMENTO

Nella fornace venivano immessi strati di calcare (provenienti da Marendole) alternati a combustibile (carbone, antracite, canna palustre-canèla ) ; un’impalcatura lignea esterna consentiva agli operai di introdurre dall’alto il materiale da cuocere e il combustibile. La materia prima per ottenere la calce è il calcare: una roccia sedimentaria ricca di carbonato di calcio che viene estratta da apposite cave come quella di Marendole ( vedi la foto)..
Il calcare, grossolanamente frantumato con diametro di alcuni centimetri, veniva introdotto in appositi forni = fornace ( come quello bella foto) dove viene cotto ad elevate temperature comprese tra gli 800 e i 900°C.
In questa fase avveniva una reazione detta “calcinazione” che portava alla formazione di Ossido di Calcio con la liberazione di anidride carbonica. Mano a mano che la calce si cuoceva veniva  prelevata a blocchi da sotto la fornace.

Il prodotto così ottenuto, noto anche come Calce Viva, si presentava sotto forma di blocchi di varie dimensioni, successivamente sottoposte a macinazione e vagliatura.

L’ottenimento della calce idrata (o calce spenta) avveniva mediante il processo di idratazione della calce viva (veniva bagnata con l’acqua) e utilizzata nell’edilizia.

Quando lo spegnimento avviene con eccesso d’acqua si ottiene il Grassello di Calce, che viene sottoposto ad adeguata stagionatura in apposite vasche.

L’ opificio Manzoni cessò di funzionare dopo la fine della Grande Guerra, perchè il trasporto del calcare era diventato troppo oneroso.
Nei primi anni ’50 la fornace fu acquistata da Cesare Manzoni che, per agevolare il carico e lo scarico dai barconi, fece costruire una banchina sulla riva del canale, i cui resti sono tuttora visibili.
Nel 1954 riprese la produzione di calce, ma per pochi mesi, a causa della spietata concorrenza della nuova calce idraulica, prodotta industrialmente a costi inferiori. Da allora, il complesso è stato utilizzato come deposito, ora è abbandonato. In ogni caso è un bell’esempio di archeologia industriale che andrebbe restaurato e valorizzato.

Sulla fabbricazione della calce utile è il seguente filmato nella parte finale  [ Clicca qui…]

La calce veniva estratta dal monte Fiorin o dal monte Buso a Marendole. Entrambi sono stati spianati dall’eccessivo sfruttamento.

PORTO DI MONSELICE (Anni ’40 del secolo scorso)
La fornace da calce (scaja) in prossimità del ponte girevole sul canale Bisatto. Negli anni ’30-’40 il porto era un importante punto di collegamento x l’economia della Bassa. Con le barche si traportava la calce e la trachite dei colli verso i porti di Battaglia, di Padova e verso Venezia. Sullo sfondo il Montericco già intaccato dall’escavazione. ( www.ossicella.it)

© 2023 a cura di Flaviano Rossetto  per  https://www.ossicella.it/

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