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La befana a Monselice

Befana in campo della fiera 2019

‘Brusa la vecia’ o ‘Panevin’ sono i termini con i quali vengono chiamati i roghi simbolici legati alla Befana. Sono migliaia i falò che il giorno della befana illuminano la notte nel veneto. In realtà è un rogo simbolico che ha le sue radici nella tradizione agricola, che diventa anche un modo per augurare buona fortuna per l’anno appena iniziato. Dalla direzione delle faville e del fumo che si leva dal cumulo di sterpi e legno si possono infatti trarre  auspici su ciò che ci riserverà il futuro: “Faíve a ponente, pagnote gnente; Faíve a levante pagnote tante“.  Il tutto accompagnato da cioccolata calda e vin brulè. La tradizione è ancora forte nel veneto seguendo un rituale che si perde nella notte dei tempi.

La storia della befana discende da tradizioni magiche precristiane. Il termine “Befana” deriva dal greco “Epifania”, ovvero “apparizione” o “manifestazione”. La Befana si festeggia, quindi, nel giorno dell’Epifania, che solitamente chiude il periodo di vacanze natalizie. La Befana è rappresentata, nell’immaginario collettivo, da una vecchietta con il naso lungo e il mento aguzzo, che viaggiando su di una scopa in lungo e in largo, porta doni a tutti i bambini. Nella notte tra il 5 e il 6 di gennaio, infatti, sotto il peso di un sacco stracolmo di giocattoli, cioccolatini e caramelle (sul cui fondo non manca mai anche una buona dose di cenere e carbone), la Befana vola sui tetti e, calandosi dai camini, riempie le calze lasciate appese dai bambini. Questi, da parte loro, preparano per la buona vecchina, in un piatto, un mandarino o un’arancia e un bicchiere di vino. Il mattino successivo, oltre ai regali e al carbone per chi è stato un po’ più cattivello, i bambini troveranno il pasto consumato e l’impronta della mano della Befana sulla cenere sparsa nel piatto.

Come dice la famosa filastrocca “La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte col cappello alla romana viva viva la Befana!”, la Befana indossa un gonnellone scuro ed ampio, un grembiule con le tasche, uno scialle, un fazzoletto o un cappellaccio in testa, il tutto vivacizzato da numerose toppe colorate.

Secondo la tradizione  la Befana era simbolo dell’anno appena passato, un anno ormai vecchio proprio come lo è la Befana stessa. I doni che la vecchietta portava, erano dei simboli di buon auspicio per l’anno che sarebbe iniziato. Nella tradizione cristiana, la storia della befana è strettamente legata a quella dei Re Magi. La leggenda narra che in una freddissima notte d’inverno Baldassare, Gasparre e Melchiorre, nel lungo viaggio per arrivare a Betlemme da Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una vecchietta che indicò loro il cammino. I Re Magi, allora, invitarono la donna ad unirsi a loro, ma, nonostante le insistenze la vecchina rifiutò. Una volta che i Re Magi se ne furono andati, essa si pentì di non averli seguiti e allora preparò un sacco pieno di dolci e si mise a cercarli, ma senza successo. La vecchietta, quindi, iniziò a bussare ad ogni porta, regalando ad ogni bambino che incontrava dei dolcetti, nella speranza che uno di loro fosse proprio Gesù Bambino.

Il giorno della befana è uno dei momenti più attesi, in particolare dai bambini, perché se da una parte segna la fine delle vacanze natalizie, dall’altra regala tante emozioni e intrattenimenti .. e la befana fa un po’ meno paura perché porta con se tanti dolcetti e regali. A Monselice è la Pro Loco che organizza l’evento in campo della Fiera. A Battaglia arriva in barca sul canal Bisatto. Suggestivo è il grande falò che anima una scena nel film ‘Amarcord’ di Federico Fellini: indimenticabile.

Pubblicato da Valter Bertazzo su Domenica 6 gennaio 2019

 

 


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