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Il cardinale monselicense Simone Paltanieri (1200-1277)

Tra le persone importanti di Monselice dobbiamo ricordare Simone Paltanieri, il cardinale che è quasi diventato Papa.

Simone Paltanieri nasce a Monselice, si suppone, i primi anni del Duecento. Suo padre è Pesce Paltanieri, uno dei più attivi sostenitori del Signore della Marca Trevigiana Ezzelino III da Romano noto per la sua crudeltà e il suo forte desiderio di dominio. Pesce lo aiuta per ben due volte nel tentativo di impadronirsi della rocca di Monselice. E’ necessario parlare del rapporto che lega Pesce ed Ezzelino perchè fa chiarezza su quanto questo legame può aver giovato sulla carriera del futuro cardinale.

Nel 1235, all’epoca del primo ingresso del Signore in città, Simone era stato eletto da qualche tempo arciprete di Monselice, dopo aver frequentato la scuola di diritto diventando maestro in diritto canonico.  Nel 1239, mentre Simone ricopre ancora la carica di arciprete, muore il Vescovo di Padova Iacopo di Corrado e la sua successione porta a molteplici critiche, tanto che viene interpellato anche il rappresentante papale dell’Italia Settentrionale, Gregorio da Montelongo che, impegnato nella Legazione in Lombardia, delega altri due ecclesiastici. Il 17 Dicembre 1254 Papa Innocenzo IV nomina Paltanieri suo procuratore ad Aversa e il 17 marzo successivo papa Alessandro IV lo promuove alla sede episcopale. Tuttavia non si sa con certezza se successivamente viene consacrato anche Vescovo.

L’esperienza ad Aversa, che permette a Paltanieri di mostrare le sue capacità organizzative e politiche, alla lunga risulta essere molto vantaggiosa per lui. Nel 1256 fa ritorno a Monselice, ormai liberata da Ezzelino III da Romano. In questi anni entra in contatto con il cardinale Ottobono Fieschi e grazie anche a questo legame nel 1261 viene eletto cardinale di S. Martino dal neo papa Urbano IV.

Ed è grazie a questo legame che Paltanieri riesce a uscire indenne dal processo che Urbano IV deve aprire a causa di alcuni “rumeurs” che mettono in discussione il suo onore, lo accusano di non essere ancora prete, o ancora di avere rapporti con il mondo ghibellino e con l’Ubaldini. Probabilmente queste voci non erano del tutto prive di fondamento.

Manfredi di Svevia aveva intenzione di piegare la politica antisveva intrapresa dagli ultimi papi, culminata con la scelta di un candidato straniero per il trono di Sicilia. Per contrastare lo Svevo, papa Urbano IV elesse come suo legato per l’Italia centrale il nostro Paltanieri. Egli era suo rettore e legato nelle terre che andavano dalla Marca Anconitana, alla Massa Trabaria, al ducato di Spoleto. Erano posti strategici perché mettevano in comunicazione la Romagna, il territorio anconitano e la Toscana. Furono aggiunte anche le diocesi e il distretto di Perugia, Civita Castellana, Todi, Narni terni, Rieti, altre terre romagnole, Aquileia e Grado. La delegazione era davvero estesa!

Il 11 marzo 1265, papa Clemente IV, succeduto a Urbano IV, riconfermava la sua delegazione. Gli diede ordini precisi per revocare i diritti della Marca e del ducato che erano scaduti. Si scambiarono lettere anche sul comportamento da tenere nel governo della rettoria e sulle alleanze che convenivano stringere. Uno degli alleati più potenti di Paltanieri fu Malatesta da Verrucchio. Infatti nel 1266 la nipote di Paltanieri, figlia del fratello, si fidanzò con Malatesta. Un’altra alleanza fu quella con la famiglia ferrarese dei Trotti (Aloisia, sorella del porporato, aveva sposato Iacopino de Trotti). Clemente IV, irritato dalla debolezza del suo legato, lo sostituirà con l’arcivescovo di Ravenna nella delegazione del patriarcato di Grado e Aquileia e restituirà il ducato di Spoleto al  vescovo eletto veronese Manfredo. Questo perché non era facile gestire un delegato che spesso si mostrava indipendente nell’interpretare a suo vantaggio le trame della politica papale del Duecento. Inoltre il papa gli rimproverava di essere stato troppo ghibellino, infatti aveva sostenuto gli interessi di Carlo D’Angiò in Sicilia.

Nonostante prestasse servizio lontano, Simone Paltanieri non rimase estraneo alle vicende della terra natia, Monselice: nel 1263, appena eletto, partecipava alla divisione delle decime e promosse sempre a Padova il culto del beato Crescenzio. Partecipò anche al lungo conclave di Viterbo (1268-1271) per la morte di papa Clemente IV. Il lungo conclave desiderava trovare una soluzione per porre mano alla soluzione dell’ interregno seguito alla morte di Federico II. In questa occasione brillarono le doti diplomatiche del nostro cardinale. Con l’Elezione del nuovo papa, l’azione di Paltanieri si diresse verso l’Europa centrale. Gregorio X lo incaricò di seguire alcune questioni sulla provvista di chiese in Germania e Polonia. L’evento più politicamente rilevante della sua vita in questo periodo fu la soluzione della vacanza imperiale, sostenendo il candidato papale Rodolfo d’Asburgo. Lo incontrò a Basilea per fissare con lui la data dell’incoronazione imperiale. Nel 1276 viaggiò anche in Inghilterra.

Nella prima stesura del suo testamento a Padova, nel 1275, nominava eredi i nipoti Pesce e Filippo de Trotti, figli della sorella, e beneficava sia la canonica padovana sia la pieve monselicense e altre fondazioni religiose. Nella ripresa del testamento nel 1276 e 1277 a Viterbo, riconfermava quanto deciso in precedenza e stabiliva una serie di lasciti all’abbazia di Carrara Santo Stefano, alla cattedrale e ai conventi mendicanti di Padova e di Monselice, alla chiesa di S.Matteo a Vanzo, alla chiesa di Tribano. Simone Paltanieri morì a Viterbo tra il 7 e il 12 febbraio 1277.

Il contributo di Giorgio Zacchello,   Il cardinale Simone Paltanieri. Breve profilo biografico  in Monselice. Storia, cultura e arte di un centro “minore” del Veneto. A cura di Antonio Rigon. 1994.  p. 625. [ Clicca qui…]

Utile anche il saggio di Angelo Main, Il cardinale di Monselice Simone Paltanieri nella storia del secolo XIII, Venezia 1920 [ clicca qui…]

 

Il cardinale Simone Paltanieri

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