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Il poeta rivoluzionario Luigi Scarmagnan

Libro sul poeta Scarmagnan di Tiziano merlin

LUIGI SCARMAGNAN: FORNAIO, RIVOLUZIONARIO E POETA MONSELICENSE (1845-1897 ?)

La figura di Luigi Scarmagnan è descritta in “Vita ed opere del fornaio rivoluzionario Luigi Scarmagnan” di Tiziano Merlin (Società Operaia di Monselice, 2000). Nasce nel 1845 a Sant’Anna dei Boschi, nei pressi di Legnago, da una famiglia di fornai. Nel 1866, assieme ad altri 59 giovani della zona, decide di passare clandestinamente il confine italo-austriaco per arruolarsi volontario nell’esercito dei Savoia e prende parte alla sfortunata battaglia di Custoza. Deluso dalla nuova Italia, ritenendo che dopo l’annessione le condizioni di vita della povera gente siano rimaste le stesse, Scarmagnan si avvicina alle idee del socialismo anarchico e le diffonde con convinzione a Solesino, dove si è trasferito. Ritenuto tra i fomentatori di un grande sciopero (all’epoca era illegale) tra le province di Padova e Rovigo, è arrestato e finisce sotto processo, ma viene prosciolto per insufficienza di prove. Costretto ad abbandonare il forno che gestiva in paese, si sposta a Pozzonovo, che grazie a lui diventa un piccolo centro di socialismo. Accusato di essere responsabile di un incendio ai danni di un proprietario terriero del posto, è ancora una volta processato. Anche stavolta alla fine viene scagionato, ma deve comunque scontare 14 mesi di prigione per un reato di stampa. Uscito dal carcere, riprende a lavorare a Monselice, sempre come fornaio. Il suo pane è definito “eccellente come qualità e confezione”. Intanto il partito anarchico, di fatto, si scioglie. Nel 1891 Scarmagnan partecipa a Padova al congresso dei socialisti veneti: nell’occasione si stabilisce che la collettivizzazione della proprietà privata deve essere attuata evitando mezzi violenti. Le ultime notizie su di lui giunte fino a noi risalgono al 1897.

Autodidatta, amante dei buoni libri e del teatro popolare e risorgimentale, Luigi Scarmagnan è anche autore di diverse poesie. All’interno dei componimenti troviamo l’invettiva contro la borghesia che sfrutta il popolo, la polemica antimilitarista, l’anticlericalismo, la fiducia nella scienza e la certezza della vittoria finale da realizzarsi mediante una rivoluzione sociale.

Ci sono però anche testi più intimi e colmi di affetto, rivolti ai familiari. Come “A mia madre”, che riportiamo di seguito.

Povera mamma mia! Qual guiderdone (ricompensa)

dio ti serbò nei tuoi ultimi anni?

Serbata al pianto sol, alla passione,

a giorni amari, a lunghi disinganni.

A che valser le tue opere buone

s’or compensata sei sol dagli affanni?

O vedere languir nella prigione

un figlio del tuo cor a settant’anni?

Questo figlio per cui hai sospirato,

pianto lontano, oppure all’ospitale

quando da militar cade ammalato.

Povera mamma mia! Sul tuo guanciale

quante lacrime hai tu versato

e versi ancor di santo amor figliale?

In “Sopra un colle”, invece, il poeta si ferma sulla cima a contemplare il paesaggio che si estende sotto i suoi occhi.

Sopra l’ultima vetta d’un bel monte

un dì salito dal desio spronato,

A riguardar mi diedi da ogni lato

l’azzurro ciel, la terra e l’orizzonte.

Porgeva la natura la sua fronte

bella e ridente al mondo affascinato.

Immensa è la bellezza del creato

quando di pace lascia le sue impronte!

Rivestita di verde la pianura

riguardavo con gioja e gli arboscelli,

le colline, i vigneti e la vallura.

Frattanto garrulavano gli augelli

in fra le piante dolci e la frescura

ed io m’addormentai frammezzo a quelli.


© A cura di Flaviano Rossetto – flaviano.rossetto@ossicella.it