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Ercole sul Montericco

La Terrazza di Ercole a Monselice.

Il punto panoramico più suggestivo e originale dell’itinerario che porta in cima  al  Monte Ricco è la terrazza di Ercole. Dalle foto originarie si può notare come la statua raffiguri Ercole (e non Atlante come alcuni testi erroneamente riportano) perché ha con sé la mitica clava. La statua era al centro del colonnato che coronava la balconata in pietra e si affacciava sulla piana di Monselice.
Immagine di come appariva l’esedra fino a poco tempo fa

La statua raffigura il mitico personaggio che regge il mondo è stata posizionata dall’architetto Barbantini intono al 1930, su indicazione di Vittorio Cini. E’ collocata al centro della piccola esedra ai piedi della scalinata scenografica sul versante ovest del Montericco (vicino alla casa rossa). L’ercole, in pietra tenera, misura 2 metri e mezzo e proviene da una villa vicentina.  Databile intorno alla fine del 1700. Dall’esedra è possibile posare lo sguardo su tutto il territorio circostante, godendo di un’atmosfera di pace e serenità. Qui è collocata una statua a cui i Monselicensi, e in particolare gli abitanti della contrada del Carmine, sono molto affezionati: quella che raffigura Ercole mentre regge sulle proprie spalle il mondo.

Il mito. La scena è tratta dalla mitologia greca, in particolare da Esiodo. Eracle=Ercole e Atlante

Eracle, nato da Alcmena regina di Tebe e da Zeus, è il più forte degli eroi. Per essere accolto nell’Olimpo deve compiere dodici grandi imprese, “le fatiche di Eracle”, che Euristeo, re di Micene, gli indica di volta in volta. Questa è la dodicesima.

Al di là dei limiti del mondo c’era un giardino incantato, dove cresceva un melo dai frutti d’oro, dono di nozze per Era, la regina degli dei.
il giardino era quello delle Esperidi, le bellissime figlie di Atlante e di Espero, la stella della sera, e a guardia dei preziosi frutti era posto un drago dalle cento teste, Ladone.
“Voglio quei pomi!”, ordinò il re di Micene, convinto che questa volta Eracle non ce l’avrebbe fatta. Bisogna sapere, infatti, che Euristeo fremeva di rabbia ogni volta che Eracle rientrava vittorioso dalle sue imprese. L’eroe per prima cosa dovette informarsi sulla strada da prendere, conosciuta solamente da Nereo, un dio marino. Ma quello dapprima cercò di eludere le domande, poi si finse scandalizzato : “Come, tu, nato da una donna mortale, vuoi entrare nel sacro giardino delle Esperidi? Non è possibile”. Infine assunse svariate forme per spaventarlo. Diventò in rapida successione un drago, un leone, poi un serpente, e tentò pure con una grande vampata di fuoco. Eracle, reduce da undici immani fatiche, una più dura dell’altra, non era il tipo da scoraggiarsi tanto facilmente. Sollevò di peso Nereo che, convinto dalla sua aria minacciosa, gli indicò la strada, aggiungendo un consiglio “Ammesso, che tu riesca a liberarti di quel drago, non raccogliere i pomi fatati con le tue mani, o te ne pentirai”. Eracle riprese il cammino fino a incontrare, là dove tramonta il sole, Atlante, un gigante condannato a reggere sulle possenti spalle la volta del cielo, per essersi ribellato a Zeus.
Eracle pensò di mandare lui a cogliere i frutti sacri, sia perché essendo altissimo, avrebbe scavalcato facilmente il recinto, sia perché era il padre delle Esperidi, custodi del giardino.
“Non posso aiutarti”, rispose Atlante.
“Devo reggere il peso del cielo, guai se lo lasciassi andare! E poi c’è quel terribile drago, Ladone, che non mi lascerebbe passare”.
Eracle sistemò subito il drago, uccidendolo con una freccia, poi promise ad Atlante di prendere sulle proprie spalle la volta del cielo, mentre lui prendeva i pomi…
Ben contento di liberarsi dell’enorme peso, Atlante gli posò il cielo sulle spalle e poco dopo tornò con tre pomi d’oro. “lascia che li porti io a Euristeo”, disse. Ma l’eroe capì che il gigante non sarebbe più tornato, lasciandolo lì per sempre.
Finse di accettare, dicendo ; “Riprenditi il cielo solo per un attimo, mentre mi metto sulle spalle un cuscino….non sono forte come te e mi occorre, per reggere il peso più agevolmente…”
Atlante cadde nel tranello. Quando si fu ripreso il cielo, Eracle afferrò i tre pomi e fuggì di corsa.

La statua raffigura Ercole=Eracle con la clava che regge il mondo

La statua distrutta. Nel 1995 alcuni cittadini, abituali frequentatori dei sentieri del monte Ricco, cominciarono a riservare alla statua un’attenzione speciale. Essa era ormai in condizioni di degrado e meritava una sistemazione: per sostenere questo impegno nacque un apposito comitato. Ma proprio mentre ci si attivava per raccogliere i fondi necessari accadde il peggio. Il 31 luglio 1996, nel corso di un temporale, un fulmine centrò in pieno la scultura, riducendola in pezzi. Di colpo l’Ercole, simbolo del quartiere del Carmine, non esisteva praticamente più.

Il ritorno dell’eroe. Di fronte all’infausto evento, il comitato non si perse d’animo. Furono lanciate varie iniziative per contribuire al recupero del manufatto: la vendita di cartoline con le immagini dell’eremo di Santa Domenica e dell’eroe mitologico, alcune feste popolari sul monte Ricco, l’apertura di un conto corrente. Si poté così provvedere al restauro, compiuto utilizzando i frammenti della vecchia statua andata distrutta. Il nuovo Ercole, riportato all’esedra, venne qui inaugurato il 6 settembre 1998 alla presenza delle autorità civili e religiose, dei figuranti del Carmine e di una grande folla.

LA NUOVA PROPRIETA’

Nel novembre 2023 la nuova proprietà ha pulito tutto il sito e la grandiosa scalinata. di seguito gli articolo del Mattino di mercoledi 8 novembre 2023

 

 

 


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