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Il Palazzo pretorio di Monselice

Palazzo pretorio nel primi dell'Ottocento

Il palazzo pretorio era sicuramente  il più autorevole edifico medievale di Monselice, le fonti medioevali lo descrivono come prospiciente la chiesa di S. Paolo. Era il centro amministrativo cittadino, sede del pretore per quasi 8 secoli (equivalente dell’odierno  municipio).  Nel link  un elenco dettagliato di  podestà e pretori locali [vai…] .

Il pretore (derivato dal nome dell’omonimo magistrato dell’antica Roma) era un termine con il quale si designavano vari funzionari pubblici con competenze diverse. È stato molto usato nel Medioevo, nell’età moderna e nell’età contemporanea.  In Italia il pretore era un giudice monocratico cui era affidata la giurisdizione in materia civile e penale, oltre a importanti compiti di natura amministrativa. Nel periodo veneziano il pretore era inviato da Venezia e rimaneva in carica per 15-18 mesi.

La facciata del palazzo pretorio appare pregevole, con una elegante impostazione che richiama moduli rinascimentali. L’edificio fu successivamente modificato fino ad assumere nella parte superiore l’ariosità del falso gotico.  Purtroppo venne smantellato in occasione dei radicali restauri, conclusi verso il 1940, ordinati dal conte  Vittorio Cini per conferire respiro prospettico alla massiccia mole trachitica del castello di Monselice.

Il Callegari  nelle «Le cento città d’Italia illustrate»  lo descrive così:  «Un moderno arco merlato cavalcante la via che conduce alle cave, collega S. Paolo a un vecchio edificio  – l’antico Pretorio – che conserva nell’interno, in mezzo a tante manomissioni, una loggetta pensile, ma che di fuori si presenta lamentevolmente camuffato con una veste di falso gotico, sotto lo sguardo corrucciato di Ca’ Marcello. Questo edificio accoglie gli uffici delle Poste e Telegrafo, le… prigioni, l’aula per le sedute del Consiglio comunale, e il Gabinetto di lettura».

Palazzo pretorio abbattuto per rendere possibile una completa visione prospettica del castello del quale appaiono solo le merlature .

Al pianoterra si conservavano anche  anche alcune lapidi romane, che entrarono a far parte della civica raccolta.   Da sottolineare che ancora attorno agli anni trenta si notava davanti alla sede municipale un piedestallo con pennone riprodotto dalla tela secentesca nell’identica positura e con un colorato stendardo sciolto al vento.


A cura di Flaviano Rossetto