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Storia del mulino di Bagnarolo di Monselice di Claudio Grandis

Assai importante  per la storia di Monselice è il mulino di Bagnarolo, situato lungo viale della Repubblica.  Era il mulino più importante di Monselice e ha macinato grano per circa 8 secoli. Ristrutturato più volte è una testimonianza dell’operosità dei monselicensi e speriamo diventi una sede di partenza per esplorare i canali della bassa padovana. La rete fluviale tra Monselice e Padova è formata dai canali Biancolino, Bisatto, Vingenzone e Bagnarolo lungo le loro rive hanno transitato  le merci e gli uomini per raggiungere Venezia.  Queste acque sono state utilizzate anche per far girare i mulini per la macina del grano, del sorgo e del miglio. Il mulino di Bagnarolo è alimentato dalle acque del bisatto è si trova in località chiamata “Savellon Molini” (dal latino sabulum -sabbia- considerata la natura sciolta dei terreni). Il nome di questa località suggerisce un luogo paludoso, ma anche bagno, retaggio forse di piccole terme di epoca romana. Un lungo e importante saggio di Claudio Grandis ne ricostruisce la storia nei secoli che alleghiamo in fondo.

Sappiamo che nel 1191 a Savellone funzionavano dei mulini comunali, anche con più ruote. A Bagnarolo, secondo la testimonianza di Annibale Mazzarolli, si era formato un polo molitorio grazie alla stabilità dell’ attiguo corso d’acqua. Pare che il mulino di Bagnarolo esistesse già al momento dello scavo del naviglio (1189-1201); ciò potrebbe essere possibile in quanto il canale Bagnarolo è la prosecuzione del canale Bisatto che preesisteva al naviglio.

Nel corso del XII secolo la costruzione di mulini da parte dei comuni cittadini per l’uso delle acque perenni, proprietà dell’imperatore, fu un segno tangibile dell’intento di affrancarsi dal potere del sovrano. La loro diffusione fu dovuta, in Europa, alla crescita agricolo- demografica. Nel XII-XIII secolo, infatti, a Monselice, i mulini vengono usati per la molitura dei cereali, per forgiare il ferro e follare le stoffe e a tirare il tanno, (ovvero la lavorazione delle scorze vegetali contenenti tannino per la concia delle pelli).
L’ Opificio venne poi ricostruito nel 1828 a ridosso del ponte sulla vecchia strada “postale”, e nel 1895 il Genio Civile installò le paratoie metalliche e allargò la carreggiata del ponte da 4,40 m a 6,90 m.
Oggi di questa struttura, che ha funzionato sino agli anni ’50 del ‘900 rimane il fabbricato a pianta quadrata, svuotato di qualsiasi attrezzatura molitoria, palmenti e ruote. Ora è di proprietà del comune di Monselice ed ospitò fino a qualche anno fa un’officina per auto. Diversamente da quanto si riscontra negli altri opifici del Padovano, qui la costruzione è collocata al centro del canale e presenta le ruote idrauliche su due lati contrapposti. L’acqua che scorre ai lati del fabbricato muove le ruote, mentre quella in eccesso passa sotto lo stabile attraverso un condotto regolatore chiamato Archetto.
Nel 2018 Poplab, startup con sede a Rovigo, su impulso del presidente di Agrimons Sandro Zancanella ha elaborato una proposta che prevede innanzitutto il recupero del mulino vero e proprio, che verrebbe restaurato mantenendo il più possibile integra la struttura originaria. Inoltre ha l’obiettivo di farlo diventare sede di un percorso didattico-museale e uno spazio dove ospitare lezioni, convegni, mostre e turisti.
Tuttora è in attesa di adeguata valorizzazione.

Di seguito link di approfondimento: I mulini di Bagnarolo di Claudio Grandis pubblicato in Monselice. Storia, cultura e arte di un centro “minore” del Veneto.  A cura di A. Rigon,  1994, p. 415-428. [ Clicca qui.. ]

Studi di promozione turistica del mulino https://www.ossicella.it/monselice/promozione-delle-acque-interne-tra-padova-e-monselice-nella-tesi-di-laurea-di-angelica-bassan/

 

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© 2023 a cura di Flaviano Rossetto  per  https://www.ossicella.it/

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