POETI  E  SCRITTORI  CHE HANNO

SCRITTO,  VISSUTO O  SOGGIORNATO A MONSELICE

Per gli scrittori e poeti contemporanei  [ vai…]

LA PIEVE DI SANTA GIUSTINA – (Primo periodo della storia letteraria monselicense)

Dal Duecento in poi, se trascuriamo le fugaci presenze di celebri poeti (Guinizzelli, Petrarca, Doni) nella collegiata di santa Giustina risiedevano famosi religiosi e importanti letterati, provenienti dal Seminario di Padova. Le loro pubblicazioni hanno  nobilitato la diocesi di Padova e trasmesso fecondi impulsi culturali a tutta la popolazione monselicense. Il Ferrari, che su questo argomento ha scritto un libro, indica senza riserve, quattro illustri virorum Montissilicis ovvero: Brunacci, Schiavetti, Maggia e Cognolato sui quali, ad eccezione del primo, poco sappiamo. Purtroppo la dispersione dell’archivio della Pieve di Santa Giustina (vero centro politico, economico e politico di Monselice fino al XIX secolo) impedisce ora la prosecuzione della ricerca in loco. Ma la documentazione esistente presso altre istituzioni culturali lascia intravedere un passato glorioso ricco di “passioni”  religiose e civili che facevano di Monselice un punto di riferimento per la Bassa Padovana. Solo la rivoluzionaria ventata napoleonica ha posto fine a sei secoli di dominio culturale della Pieve di Santa Giustina  e costretto i canonici e sacerdoti  a “scendere a valle”. Si affermano, quasi per reazione,  in questo periodo (XIX) i cosiddetti preti liberi che di fatto hanno trasmesso ai giovani monselicensi gli ideali risorgimentali. Citiamo per tutti: De Piero, Sartori e Piombin. L’archivio della collegiata  è stato danneggiato nel 1513 e quello che ne è rimasto è stato salvato dal vescovo Barozzi. La collegiata è stata soppressa nel 1810 e il rimanente archivio è stato asportato da Napoleone. Terminata l’avventura francese, l’archivio fu restituito al comune di Padova e collocato nel Museo civico di quella città e successivamente fu trasferito all’archivio di stato di Padova. Tra i documenti più significativi citiamo il famoso Catastico di Ezzelino che riporta l’inventario dei beni di Santa Giustina nel XIII secolo. Nella gloriosa Collegiata di Santa Giustina maturano opere di insigne valore, rari codici miniati oggi conservati presso la biblioteca Capitolare di Padova. Forse da uno scriptorium locale, ipotizza Gianfranco Folena, sono usciti alcuni canzonieri “tra i più rappresentati, più antichi, più autorevoli di tutta la tradizione provenzale”.

Pubblicazioni realizzate dalla Pieve di Santa Giustina:

Stampa dell’arciprete della chiesa collegiata di Monselice contro i R.R. Canonici, Mansionarii e Fabrica, [1739];

Per il R.mo capitolo dell’ insigne collegiata di Monselice contro il sig. D. Giuseppe Masetto Rettore di Pozzo Novo [1799];

Stampa collegiata  di santa Giustina. Diritti parrocchiali [1739];

Stampa Bellarosa parroco di San Paolo di Monselice [1763];

Elenco cronologico degli arcipreti di santa Giustina Duomo di Monselice:

Martino 968; Algegauso 1099; Pietro 1122; Domenico 1155; Martino 1162-82; Simone Paltanieri 1256; Giovanni De Gusmasci 1436-89; Rinaldo della Rovere 1516; Giacomo Cocco 1536 (Arcivescovo di Corfù); Marcantonio Foscarini 1566-71; Giovanni Martinoni 1585-87; Giovanni Martinoni 1597; Galezzo Bigolino 1602-45; Pietro Bertipaglia 1647-57; Bartolomeo Manucci 1713; Giovanni Minotto 1731; Giuseppe Cognolato 1748-57; Vacante 1770-71; Raffaello Folco 1771-82; Baldassare Bellati 1783-1818; Andrea Maggia 1819-1854; De Piero Evangelista 1855-1898 (Primo abate mitrato); Todeschini Giuseppe 1899-1908; Callegaro (Arciprete di Stanghella Vicario ad acta per risolvere il problema delle chiese di frazioni); Prevedello Pietro 1912-19; Gnata Luigi 1920-45; Cerato Angelo 1946-71; Gomiero Martino 1971-82; Andreotti Ezio 1982-2004; Peloso Alberto 2004-09; Sandro Panizzolo 2009 – 2021;   2021 Don Paolo Marzellan;

ANARCHICI E SOCIALISTI – (Secondo periodo della storia letteraria monselicense)

Nella seconda metà dell’Ottocento, con la nascita della prima filodrammatica che tra l’altro favorì lo sviluppo delle attività teatrali locali, attecchisce nella nostra città anche la cultura anarchico/socialista, grazie soprattutto alla personalità di Carlo Monticelli. Anzi il nucleo socialista monselicense formatosi nel 1875, ben studiato da Tiziano Merlin, rimase per anni fedele agli ideali rivoluzionari. Solo con l’assenza di Monticelli, Angelo Galeno riuscì a portare il gruppo verso ideali socialisti di tendenza legalitaria. Questo movimento produsse molte poesie e commedie di notevole spessore culturale. Ricordiamo, oltre allo stesso Monticelli, il fornaio Scarmagnan, Galeno, Borso e Bazzarello.

IL FUTURISMO – 3 fase della storia letteraria monselicense

Nei primi del Novecento presero piede le nuove correnti artistiche futuriste portate a Monselice dal poeta F.T Marinetti. Nasce il gruppo Savarè (dal nome di un futurista morto durante la guerra di Libia) animato dai due importanti pittori: Forlin e Fasolo. La vena letteraria è stata sviluppata dall’aereopoeta Riccardo Averini, già autore di buone poesie di carattere intimistico pubblicate presso la casa editrice Vallecchi nel 1936. Con l’adesione al gruppo monselicense, Averini si convertì alla nuova poetica e fondò l’interno del “Savarè” una sezione prettamente letteraria. La scena politica era dominata dalla forte personalità del podestà Annibale Mazzarolli, appassionato di storia e autore di una fortunata storia di Monselice sulla quale tutti i monselicense hanno appreso le prime notizie sulla nostro passato municipale. La seconda guerra mondiale pose drammaticamente fine a tutte le espressioni letterarie e anche nell’ immediato Dopoguerra nulla di culturalmente significativo la nostra città ha prodotto. D’altronde la terribile crisi economica non lasciava spazio alla poesia e alla fantasia.

IL DOPOGUERRA E IL PREMIO DI TRADUZIONE – 4 fase della storia letteraria monselicense

Fino agli  anni ‘60 del secolo scorso la città della Rocca è stata governata da una classe dirigente conservatrice che, purtroppo, impediva l’affermarsi dei nuovi stimoli economici e culturali che, con maggiore frequenza,  arrivavano da alcuni anni dalle grandi città del Nord e da Padova soprattutto. Forte si avvertiva l’urgenza di trasformare l’economia essenzialmente rurale in una più industrializzata. Del resto la meccanizzazione dell’agricoltura liberava nuove forze che trovavano occupazione nei nuovi laboratori artigianali, situati nell’immediata  periferia della città. A Monselice mancavano i grandi appuntamenti culturali e anche la biblioteca era senza libri e senza bibliotecario. Anzi per dirla tutta, la vita della comunità ruotava attorno ai grandi avvenimenti religiosi che ritmavano la vita quotidiana, in perfetta simbiosi con i politici di riferimento locali. Malgrado tutto qualcosa, anche se timidamente, stava cambiando: nel 1961 nasceva un periodico locale “La Rotonda” che visse solamente sei numeri, ma che raccolse l’entusiasmo delle giovani forze monselicensi che oramai sentivano la necessità di esprimere un loro autonomo “respiro” culturale. Ma l’apatia locale fece subito fallire questa iniziativa, appena accettata dai notabili monselicensi. Le nuove idee del ‘68 arrivarono, anche se molto diluite anche a Monselice e con loro una nuova classe dirigente – capitanata dal neoeletto Sindaco Mario Balbo – vincitrice delle elezioni locali con un ambizioso programma amministrativo che privilegiava l’esigenza di scuotere Monselice dal diffuso torpore culturale e contemporaneamente indicava le strategie per sensibilizzare la popolazione ai problemi della cultura. Il preannunciato risveglio culturale si concretizzò nei primi anni ’70 grazie all’impegno dell’Assessore alla cultura Vittorio Rebeschini appoggiato dal sindaco Mario Baldo i quali coinvolsero l’Università di Padova nella realizzazione di alcune iniziative culturali. In questa ottica nasce il “matrimonio” con il giovane professore di Padova Gianfranco Folena che condivideva con  Leone Traverso e Diego Valeri lo studio sui problemi della traduzione, intesa “come forma di contatto e di confronto tra culture diverse”. Già nei primi contatti si avvertiva la volontà degli amministratori locali di inserire la Città di Monselice nel giro degli interessi culturali dell’Università di Padova, mentre Folena trovava nella disponibilità monselicense le strutture logistiche per realizzare i convegni sui problemi della traduzione, ovvero un eccezionale supporto per la sua attività di studioso.

L’Amministrazione comunale volle subito dare la massima attenzione al premio inserendolo in un nutrito programma di manifestazioni culturali denominato i “Maggi monselicensi” che quasi naturalmente si concludeva con la proclamazione dei vincitori del premio di traduzione. Tanti sforzi furono subito premiati con l’arrivo a Monselice dei maggiori poeti italiani del ‘900 (Sereni, Caproni, Giudici, Fortini, Luzi e altri) che sono riusciti a raccogliere le molte energie latenti nella comunità di Monselice. Non mancarono, però, negli anni successivi contestazioni e incomprensioni soprattutto con il centro sociale che accusava il Premio di essere troppo “lontano” dagli interessi della gente. Le critiche, in parte vere, costrinsero gli organizzatori a rivedere le norme di partecipazione introducendo significative innovazioni nello svolgimento del Premio come ad esempio l’introduzione di una sezione didattica, rivolta agli studenti delle scuole medie cittadine e a quelli delle scuole superiori della provincia di Padova. Ogni   anno sono quasi 200 gli studenti che si cimentano in una prova di traduzione da una lingua straniera all’italiano. Allora, come adesso, la biblioteca di Monselice fu incaricata di svolgere le funzioni di segreteria al Premio che consistevano nel tessere relazioni sia con tutte le case editrici nazionali che con i principali studiosi di problemi di traduzione. E’ un lavoro di “cesello” che dura tutto l’anno e si qualifica con la stampa degli atti del premio, raccolti ora in 20 volumi. Qualche anno dopo (1990) iniziarono importanti studi storici sulla nostra città grazie all’altro premio – dedicato a Giovanni Brunacci – che si occupa della storia locale e Veneta, sostenuto dal Dipartimento di Storia dell’Università di Padova e in particolare dal prof. Antonio Rigon.

POETI E SCRITTORI MONSELICENSI O  CHE HANNO TRATTATO SU  MONSELICE

Paolo DIACONO (720 – 799) sua è la prima citazione della città di Monselice.  Di nobile famiglia, studiò a Pavia presso la corte del re Rachi. Monaco forse dal 749 a Civate e a Montecassino, tornò alla corte longobarda dopo il 756 come precettore della figlia del re Desiderio. Prigioniero in Francia dopo la caduta dei Longobardi, rivolse una supplica in versi (782) a Carlo Magno che lo chiamò alla corte di Aquisgrana. Tornato nel 786 a Montecassino, si dedicò nuovamente agli studi storici e scrisse il suo capolavoro, la Historia Langobardorum, l’unica storia contemporanea di quel popolo e la migliore testimonianza della civiltà italiana del suo secolo. Nella sua Historia ricorda Monselice esistente nel 568 nel momento in cui Alboino si avvicina al Veneto per conquistarla. È questa la più antica citazione che possiamo risalire sulla storia della nostra città.

 

I L   D U E C E N T O

Simone PALTANIERI (1200-1277)

Esponente di una potente famiglia monselicense, frequentò l’Università di Padova e nel 1234 venne nominato arciprete della nostra pieve di santa Giustina. Canonico nella cattedrale di Padova nel 1238, papa Innocenzo IV lo promosse delegato apostolico della diocesi d’Aversa e poi vescovo, titolo a cui Simone rinunciò nel 1256, l’anno della liberazione dal dominio ezzeliniano. Per la nostra città si premurò di ottenere il trasferimento della pieve, non più praticabile per la costruzione del mastio federiciano in cima al colle, nell’attuale Pieve di Santa Giustina (Duomo Vecchio). Nel 1261 Urbano IV lo elevò alla porpora cardinalizia e diventò priore dei cardinali. Fece da pacere tra Perugia ed Assisi, riorganizzò le schiere pontificie nel Piceno dopo che l’esercito di Manfredi le aveva disfatte, ottenendo una vastissima giurisdizione legatizia su gran parte dell’Italia. In tale veste compose dissidi e giudicò con saviezza su questioni assai complesse. Clemente IV, succeduto a papa Urbano, confermò Simone nei vari uffici e lo sollecitò a bandire la crociata nel patriarcato di Grado contro lo svevo Manfredi e i saraceni di Lucera, affidandogli poi il delicato compito di pacificatore. Alla morte di Clemente IV s’avviò in Viterbo un lunghissimo conclave. Dopo quasi tre anni di vacanza della sede apostolica gli elettori si decisero per un compromesso, domandando a sei autorevoli cardinali la nomina del pontefice: tra costoro sedette arbitro Simone Paltanieri ed a lui si rimisero concordi per la definitiva indicazione. La scelta cadde su Tebaldo Visconti, il quale assunse il nome di Gregorio X. In una lettera scritta il febbraio 1277 il papa lo ricordava infatti « teste defunto » avendo egli fatto rogare l’ultimo testamento il 7 febbraio 1277 in Viterbo, probabilmente nella casa di Bonifacio di Benvenuto presso cui dimorava e qui fu sepolto nella cattedrale di San Lorenzo. Sembra abbia scritto l’opera: Historia suintemporis, ma è stato l’esponente più in vista del duecento monselicense

Guido GUINIZZELLI (1240 – 1276)

Scarse le notizie sulla sua vita: esercitò la professione di giudice, fu ghibellino e nel 1274, dopo il trionfo dei guelfi, fu bandito da Bologna e, con i fratelli minori Jacopo e Umberto e il figlio Guiduccio di pochi mesi, si stabili a Monselice dove mori (?) nel 1276. Per maggiori informazioni si veda il convegno che è stato realizzato ..

TRECENTO

Nel 1318 Padova stremata da una guerra contro Verona e dilaniata da sanguinosi conflitti interni, per trovare ordine e pace proclamò signore unico della città Giacomino da Carrara. Era l’inizio di una dominazione destinata a durare oltre un secolo. Tra i personaggi di quel tempo ricordiamo Francesco Petrarca che forse a partire dal 1365 incomincia a frequentare le terme di Abano.

Albertino MUSSATO (1261-1329)

Nato a Padova , fu notaio, storico e poeta. Compose un poema sull’ assedio posto a Padova nel 1320 da Cangrande della Scala, contro cui aveva combattuto nel 1314. Fu incaricato poeta a Padova nel 1315 per l’eccerinis, la più antica tragedia del teatro italiano, che narra episodi della vita di Ezzelino da Romano e della sua famiglia. Nel De gestis Italicorum post Henricum Septimum Caesarem – libro VIII –  descrive la conquista della città di Monselice effettuata ai danni di Padova dallo Scaligero Can Grande, al tempo della discesa di Arrigo VII: “Posto sopra rapida roccia, tutto alpestre e scosceso per le grosse Selci dalle quali trasse il nome ed a cui, come staccato dalla catena dei monti Euganei..”

Bartolomeo Da VALMONTONE  ( ? – 1361)

Secondo Billanovich è l’autore della Cronica: il capolavoro della prosa italiana del Trecento (è bene precisare che i manuali di letteratura sostengono invece che l’autore è l’Anonimo Romano). Bartolomeo Da Valmontone tenne l’arcipretato di Monselice dal 1322 al 1341. L’ importante scoperta, fatta da Giuseppe Billanovich (Cittadino onorario di Monselice) non ha ancora incontrato il consenso del mondo accademico.

Francesco PETRARCA (1304 – 1374)

Forse il maggiore poeta italiano, nato ad Arezzo il 1304 e morto ad Arquà Petrarca nel 1374. Dal 1361 al 1362 è a Padova, presso Francesco da Carrara e poi a Venezia, dove la Serenissima gli aveva assegnato un palazzo in cambio dell’impegno da parte del poeta di lasciare erede Venezia della sua ormai famosa biblioteca. Nel 1368 era di nuovo a Padova; nel 1370 partì per Roma, per incontrarsi col pontefice Urbano V, ma a Ferrara venne colto da una sincope e dopo essere rimasto trenta ore senza conoscenza si fece trasportare a Padova e di lì ad Arquà, sui Colli Euganei, nella casa dove aveva riunito la famiglia: la figlia Francesca, il marito di lei e la nipotina Eletta. Ad Arquà trascorse gli ultimi anni, mentre la sua salute andava peggiorando rapidamente. Scrisse delle lettere (l’ultima è indirizzata a Boccaccio) e la notte tra il 18 e il 19 luglio 1374 spirò, secondo la tradizione, col capo reclinato sull’amato codice dell’Eneide virgiliana. Ottenne un beneficio presso la Pieve di Santa Giustina di Monselice attorno al 1361 a cui teneva moltissimo tanto che non volle cambiarlo con uno offertogli dai fiorentini.

 

IL    QUATTROCENTO

Il 14 settembre 1405 il comandante della fortezza di Monselice si arrende ai veneziani. La dominazione della Repubblica di Venezia durerà fino al 1797.

 DI GIACOMO (notaio) 1416

Il consiglio comunale di Monselice il 6 gennaio 1416 incaricò il notaio Di Giacomo ad aprire una scuola di grammatica nella sua casa in contrà Murorotto. Per tale incarico percepiva dal comune uno stipendio di 200 lire, oltre ad un compenso corrisposto dagli allievi. Questa era l’unica scuola nella podesteria di Monselice. Pochi anni dopo troviamo nello stesso incarico Francesco da Lendinara padre del Carriero, (vedi più oltre).

Marin SANUDO (1483)

Nel suo celebre diario descrive la città di Monselice del 1483 .

Pietro CARRIERI ( CARRIERO, oppure  Carerio) (1430-1506)

Nato a Monselice nel 1430 era figlio di Francesco da Lendinara professore di grammatica stipendiato dal comune di sin dal 1427, secondo alcune testimonianze rese nel 1462 al collegio dei dottori d’arte e medicina all’Università di Padova. Pietro era filosofo-medico e docente, viaggiò nell’Oriente mediterraneo e in vari paesi europei. Ha regalato alcuni codici alla biblioteca a Santa Giustina. Con altre persone fonda la biblioteca di Santa Giustina

 

C I N Q U E C E N T O

RUZZANTE (1502- 1541)

Pseudonimo dell’autore teatrale e attore Angelo Beolco (? ca. Pernumia 1502 o 1496 – Padova  Nato forse a Pernumia ma sicuramente coinvolto nel mondo della Bassa Padovana come indicano alcuni riferimenti nelle commedie sono molto precisi. Nella Vaccaria si dice  “À ve desbratare in do parole saio l’altro di, quando a vini a Monselese in Barca” oppure   “andare a prendere pesci tra le pietraie di lispida”

Francesco GUICCIARDINI

Descrive la conquista di Monselice del 1508 nel suo libro Storia d’Italia (Libro IX capitolo IV)

Anton Francesco DONI (1513-1574)

Scrittore italiano (Firenze 1513-Monselice 1574). Frate servita e prete senza vocazione, condusse vita irrequieta a Venezia, a Piacenza, a Firenze e di nuovo a Venezia. Amico dapprima e poi ferocissimo nemico di P. Aretino e di L. Domenichi, è un tipico letterato del tardo Rinascimento, non privo di acutezza anche scientifica se, ancor prima di Galileo, difese le tesi copernicane. Suoi maestri di bizzarria e di inventiva verbale sono il Burchiello e i poeti giocosi. Nel corso della sua opera è spesso felice quando la materia si dispone al suo forte risentimento umoristico, alla sua vivacità intuitiva e alla rapidità di un giudizio tagliente. Molti gli scritti: Le lettere, su impressioni e umori dei personaggi e degli ambienti del tempo; i Pistolotti amorosi, violentemente antifemministi; le Librarie (in due parti, 1550-51), saggi di bibliografia in cui si dà conto delle pubblicazioni contemporanee; La zucca (1551-52), zibaldone di proverbi, lettere, capricci, ecc. di notevole interesse linguistico; Le pitture, I dialoghi sulla musica (1554), la commedia Lo stufaiolo o l’avaro (1559). Le due opere di maggior rilievo sono i Mondi celesti terrestri ed infernali (1552-53), che è un quadro idillico di una società anarchico-comunista ordinata secondo l’Utopia di T. Moro e con reminiscenze platoniche, e i Marmi (1553), i marmorei gradini del duomo di Firenze, dove l’autore, fingendo di riferire i dialoghi dei suoi concittadini, va esponendo e commentando casi morali, letterari e sociali del tempo, con una schietta e spigliata lingua toscana. È la Monselice del Cinquecento che attrae Anton Francesco Doni, abitatore solitario di una ”rocca quadrata” posta alle falde del colle minore. Sul “modo più conveniente di costruire e ornare una villa”, scrisse alcuni libri, godendo l’ospitalità campestre dei signori veneziani e in particolare trascorse gli ultimi anni in una villa di Monselice, che allora apparteneva probabilmente ai Malipiero. Il Doni distingue cinque specie di ville: da principi o di spasso; da gentiluomo o di ricreazione; da mercante o di risparmio; da artigiano e da contadino o d’utilità”.

Dalla sua residenza monseliciana: “in questo silentio et tranquillità di villa” il Doni scrisse l’ultimo, e più importante, dei cinque codici intitolati alle Ville, dedicato “il primo giorno d’aprile 1573” a Paolo Cavini e conservato ora, col n. 15 presso la Biblioteca Trivulziana di Milano. Il confronto di tale versione, posteriore alle precedenti, ha portato Franca Pissinis a sottolinearne le difformità, non tanto e non solo nei contenuti, quanto nello spirito. “Anche qui si parla di fontane, di archi, di orti, di svaghi e di fiori, ma nella descrizione serpeggia l’ironia e troppe lodi sanno di beffa… cambia cioè, in queste Ville, il tono, e con esso cambia il significato del libro per l’impegno critico che abilmente vi si nasconde”.

Il codice della Trivulziana, unico tra le altre redazioni, accoglie un’aggiunta poetico-didascalica sull’arte di lavorare la terra nei  diversi mesi dell’anno. Alcune immagini, derivate da una conoscenza antica, le penso confrontate, dal Doni, con la ruralità che tra colline e pianura s’incuneava fin nel cuore della Città, aggredendo le “muraglie”, reliquie sbiadite di guerresche tradizioni, e ingentilendo con giardini e ritagli coltivati le massicce architetture pubbliche e private. In gennaio <<Le mandorle si porgono, et nocciuole / Peschi, marron, ciriegi, et buon susini / la baricocca, a chi piace, o vuole / Pinocchi bassi, che fan li alti pini / E’ l nesto si prepara al nuovo sole / Quando si piantan rose, et gelsomini / Et salvia e menta, et si traspon l’abeto / Et molti son che tagliano il canneto>>….. >>Segasi l’orzo, e ‘l buon fromento imbianca, / Di giugno, sotto i raggi chiari, ardenti , / Seccansi i prati; a tal che l’erba manca / Pe’l caldo estremo, a danno de’ viventi: / Il pan si miete, e il mal villan rinfranca / Rifacendo d’acciar mascella et denti / Che più non adoprava, et stava invano / Non havendo più mai, in casa grano>>… <<Nette son l’aie il luglio, et piane fatte / E’l  gran della sua spiga, esce, et del cesto / Chi lo traina all’aia, et chi lo batte / Chi lo trafuga, e in casa asconde presto, / Perch’il fattor nol vegga; et se s’abbatte / Di farla netta, e che vi sia buon resto / Tira la posta di parecchi sacca / Alla barba dell’hoste, et mangia a macca>>…

In una lettera, datata <Rocca, 17 agosto 1568>>, lo scrittore parla della sua casa. <<Troverete la mia Rocca trasformata in Provincia d’agricoltura artificiosa …  La vostra magnificenza vedrà l’opere cortesi di casa Malipiera in fronte, che sono state il fondamento di accomodarmi. Et ho speranza di fare un corridoio che camini da la vostra vigna, alla torre Dolfina principale, dove vorrò vedervi camminare sopra il bel poggiolo, il clarissimo M. Aloise, et il Magnifico M. Ottaviano.…>>. Il Doni mori’ a Monselice

 Alvise CORNARO

È stato il principale sostenitore della politica bonificatoria veneziana dettava da Arquà nel maggio 1560 una illuminante lettera. Al di là dell’elegante fraseggio del colto e raffinato protettore del Ruzante, autore delle ancor applaudite commedie in pavano, appare evidente l’irrealistica descrizione di condizioni di vita rurale e d’ambiente rappresentate in fieri quasi fosse stato già possibile inverarle con un colpo di bacchetta magica. “Ritrovandomi in questi monti e choli Euganei con li Signori sopra li luoghi inculti, liberatori di essi monti da li nocivi et bruti paludi che li circondavano, ho voluto scrivervi il piacere et lo solazzo che io ne godo perché ancora voi ne posiate godere. Questi monti, veduta questa miracolosa liberazione sua, sono tanto alegri che in ogni loro parte rideno veramente”. Scrisse: La vita sobria

Michel Eyquem DE MONTAIGNE (1580-1581)

In Italia tra il 1580-81, ansioso di liberarsi dai fastidiosi malanni fisici provando le benefiche e lodate acque termali. Il suo journal de voyage en Italie, destinato all’esclusivo uso personale e pubblicato per la prima volta nel 1744, registra in terza persona giudizi ed impressioni. La narrazione è sostenuta dal gusto cronachistico e si trasforma, ai nostri occhi, in una vivace ed inattesa testimonianza dai minuziosi tratti descrittivi, vissuta tuttavia con distacco e con una punta d’ironica indifferenza.

Partirono da Battaglia dopo la colazione e seguirono quel canale, che, poco dopo il ponte, è detto il canale delle due strade, e che si estende da una parte all’altra. A questo punto sono stati costruiti, al livello delle strade, degli argini esterni per i viaggiatori; le strade internamente vanno abbassandosi fino al livello del fondo del detto canale; qui c’è un ponte di pietra che unisce le due strade, e sul quale scorre detto canale da una volta all’altra… Di là, tenendo sempre questo canale a destra, costeggiammo una cittadina, Monselice, bassa, ma la cui cerchia di mura giunge fin sopra un colle e chiude un vecchio castello appartenente agli antichi signori della città e che ora è un cumulo di rovine. Lasciando le montagne alla destra, seguimmo alla sinistra la strada bella e piana e, nella stagione estiva, ben ombrosa. Ci facevano ala pianure molto fertili e coltivate a grano e, secondo l’uso del paese, con molti filari di alberi dai tralci di vite. I buoi molto grossi e di color grigiastro sono, in questo luogo, così frequenti che non mi parvero più strani quelli visti nelle terre dell’arciduca Fernando. Ci ritrovammo su un argine; ai lati delle paludi della larghezza di oltre quindici miglia che arrivano fino dove l’occhio può abbracciare. Una volta erano degli stagni grandi, ma la signoria ha tentato di prosciugarli per farli fruttare e, in qualche punto, sono approdati a qualcosa, ma non molto; attualmente sono una infinita distesa di fango, sterile e piena di canneti. A voler fare cambiare la loro forma, hanno più perduto che guadagnato “.

Girolamo FERRARI  (XVI)

È nato nel castello di Monselice. Dottore in legge scrisse in modo elegante e corretto, sia nella lingua latina che volgare. Lo Scardeone di lui dice che meritava ogni giorno quo pacto ad verticem immortalitatis ascendat. Le principali sue opere sono: Alcuni Epigrami; Un’epopea storica sulle tradizioni padovane; De Amoribus, una poesia che piaceva tanto allo Scardeone

 

S E I C E N T O

Antonio GUALTIERI (1600 (?)  – 1650)

Nato a Verona alla fine del secolo decimosesto, sacerdote, maestro di cappella a Monselice dal 1608 al 1625, nonché, forse, insegnante di canto nel Seminario di Venezia, compositore segnalato fra gli epigoni del madrigalismo polifonico, di lui ci è pervenuta una raccolta di Madrigali concertati a una, due e tre voci. Scrisse:

Madrigali concertati a una, due et tre voci: opera ottava di Antonio Gualtieri maestro di Cappella della collegiata delle sette chiese di Monselice, Venezia, Alessandro Vincenti, 1625 [ Ufficio ricerca fondi musicali di Milano]

Amorosi diletti a tre voci di Antonio Gualtieri maestro di cappella di Monselice, Venezia, Angelo Gardano 1608 [ Ufficio ricerca fondi musicali di Milano e Biblioteca del museo civico bibliografico di Bologna]

Il secondo libro de’ madrigali a cinque voci: opera sesta di Antonio Gualtieri maestro di cappella di Monselice, Venezia, aere Bartolomei Magni 1613 [ Ufficio ricerca fondi musicali di Milano e Biblioteca del museo civico bibliografico di Bologna]

Angelo LEGRENZI (Monselice, 1º ottobre 1643 – Lublino, 12 agosto 1708)

è stato un medico e scrittore italiano. Legrenzi è noto soprattutto per il suo Il pellegrino nell’asia, libro autobiografico riguardante i 23 anni passati in Asia, in particolare ad Aleppo, e i viaggi compiuti nel continente, come il pellegrinaggio in Terra Santa e il viaggio nelle Indie

Scipione MAFFEI (1645 –

Nel suo libro De gli errori popolari d’Italia esamina la qualità dell’aria a Monselice, dove aveva esercitato una condotta medica, demolendo la comune credenza che l’aria fosse ottima e sottile. E lo fa con una minuta e puntigliosa analisi del territorio padovano e del corso del fiume Bacchiglione, partendo da una capillare osservazione delle varie parti di Monselice, sezionata casa per casa. (P. Camporesi). Scrisse: De gli errori popolari d’Italia

Giuseppe Maria PALTANIERI ( XVII)

Teologo. Faceva parte dell’omonima famiglia. Da giovinetto vestì l’abito di sant’Agostino. Il cardinale Gregorio Barbarigo lo incaricò di stampare la Somma di san Tommaso. Negli ultimi anni della sua vita lo troviamo nel convento di Santo Stefano. Scrisse: Dissertationes tres, videlicet de Contritione, de comunione spirituali, ac de proscriptis a SS. pontificibus Innocentio XI e Innocenzio XII ex mente doctoris Angelici, Apostolorum principibus consecrate, 1698 Cursus Philosophicus nostri Ioannis a sancto Thoma illustratus et clariori qua stylo qua methodo innovatus. Elucidatio artis logicae joannis a sancto Thom Ferrariae. Tomi due Vinea Molinae (Theophilio Raynaudo colono ac vulpeculatore) demolita a Vulpe parvula sensus compositi et divisi Thomastici. Expectavit ut faceret uvas et fecit labruscas. Opusculum  patris  aeliani Marsiophaei. Venezia, 1683 Compendio della cristiana perfezione prodotto dal santo dottore  della chiesa Agostino esposto con la dottrina dell’angelico maestro san Tommaso d’Aquino dal R.P. Giuseppe Maria Paltanieri boccalauro in sacra teologia dell’ordine dei predicatori. Padova per Jacopo Cadorini, 1700.

Iacopo CASSETTI

Dottore e poeta, abbiamo di lui un dramma sacro: Amore in prodigio nella sempre Immacolata concetione di Maria. Ci rimangono due lapidi – ora perdute – nel convento di Santo Stefano. Scrisse inoltre: Sacrum amoris novendiale in Dei pariturae Virginis Gloriam. Novem in partus expectatione Diebus. musice Canendum in pauperum derelictorium templo, Venezia 1716, Apud Jacobum Thomasinum [ ACR – Liev 96-4-9]

Camillo DABBO (1651)

Cronista. Descrive l’arrivo dei primi tre martiri cristiani avvenuta il 24 giugno 1651. “..ed il magnifico numeroso apparato per l’incontro, fatto ben lungi dalla Terra Santa, e lo splendido accompagnamento, e l’ordine ed il modo di quella funzione, ed il concorso di dodici mila persone a quel divoto spettacolo, lo rese assai memorabile.  Di tale  pomposa cosa n’ando a stampa lunga relazione; e, se le memorie di que’ tempi non esagerano, fama ne corse per gran parte d’ Italia”

Marcantonio FERRAZZI (1661-1748)

Nato a Valstagna: sul Brenta. Canonico presso la collegiata di santa Giustina nel 1693, studioso e latinista apprezzato. Cresciuto nella scuola del Barbarigo, si adoperò per ridare dignità alla comunità canonicale subito dopo il concilio di Trento.

Scrisse:

Dissertationes criticae in linguam hebraicam, 1691;

De Provincincis romanorum

Laudatio et epigrammata duo latina

Epistolarum pars prior hoc est de romana rep. selectae quaestiones, Padova 1699

M.P. Ciceronis orationum cum argumentis animadversionibus et analysis ad usum seminarj Patavini

Epistolarum libri

Manoscritti: Osservazioni sopra l’ insigne collegiata di Monse­lice, 1723, [BCP, ms. BP 757/IV].

Per ricostruire la figura del Ferrazzi può essere utile consultare l’opera Lettere del b. Gregorio Barbarigo a Marco Antonio Ferrazzi, Prefetto degli studi nel seminario di Padova (1687-1693), Padova 1934  [ Biblioteca di Santa Giustina di Padova]

Angelo SCHIAVETTI (1693-1783)

È nato a Battaglia Terme. Studiò presso il seminario di Padova e terminati gli studi insegnò teologia nello stesso seminario e qualche anno dopo è stato eletto a un canonicato presso la collegiata di Monselice. (Notizie in Novelle letterarie di Venezia: tomo 52; Facciolati, Fasti; Zabeo, I professori dell’Università di Padova) Scrisse:

De Aquis Montissilicis. Epistola Angeli Schiavetti canonici, et sacrae theologiae doctoris, ad Joannem Petrum Pascalium senatorem venetum, s.l. 1730.

De Aere Montisilicis lucubratio cum epistola, sine loco, 1730

Oratio de Zacharia Canali patricio veneto equite, divi marci procuratore. s.l. 1735;

Disputationes Metaphysicae habitae un Gymnasio Patavino ad obscura quaedam Arisotilis loca illustranda, 1758;

Oratio. Ad aurelium rezzonicum equitem et fratrem clementis XIII cum divi marci procurator electus in dignitatis possessiones veniret. Venezia 1759 [ACR  liv. 95-10-6

SETTECENTO

Pierantonio SANTINI – XVIII secolo

È nato a Monselice e fin da giovane coltivò gli studi letterari. del suo ingegno e della cristiana vita che egli condusse ci rimane l’opera La Redenzione dedicata al Doge e al Senato Veneziano. Stampata a Padova nel 1711 appresso Gio. Battista Conzatti. Il poema è diviso in otto canti. (Suo fratello Alberto ebbe molta fortuna come diplomatico presso il principe Willelmo conte palatino del Reno, elettore di Baviera. Per i suoi servizi gli fu consesso il titolo di conte.)

Bernardo SANTINI – XVIII secolo

Non abbiamo notizie biografiche, Scrisse: Ammaestramenti per dirigere le azioni della vita, raccolti dall’esperienza per erudire i miei carissimi figli.[ Santii Giuseppe Antonio Maria Santa Giustina]

Giovanni  BRUNACCI (1711-1772)

Nacque a Monselice[nel 1711, crebbe culturalmente a Padova presso il Seminario dove si applicò agli studi con grande passione laureandosi in teologia nel 1734. Nel 1740 entrò nell’archivio della Capitolare con l’intenzione di studiare le gesta del cardinale S. Paltanieri, ma non seppe resistere all’interesse che suscitavano in lui i documenti più insigni per la storia padovana che gli venivano tra le mani: li lesse e tradusse con un’esattezza nel costituendo Codice Diplomatico Padovano. Il primo archivio visitato è stato quello della collegiata di Monselice, seguirono una settantina di archivi di Padova, Vicenza e di Venezia. Questa raccolta di documenti, costituì, come il Brunacci auspicava, l’impulso principale per lo sviluppo di una moderna storiografia nell’area padovana e resta tuttora una fonte di ricerca insostituibile. Nel 1746 fu incaricato dal cardinale Carlo Rezzonico di scrivere la storia ecclesiastica della Diocesi di Padova. La Storia lo impegnerà in un tale sforzo di ricerca che d’ora in avanti tutta la sua vita ruoterà attorno ad essa. L’opera, conclusa nel 1758, si segnala per la preminenza che egli assegnava al documento nella ricostruzione della “verità storica”, rispetto alle scarne e incerte narrazioni cronachistiche allora esistenti. Oltre alla ricerca di “carte e scritture d’ogni genere”, il Brunacci raccolse con passione monete, sigilli, avori e lapidi. La sua competenza era riconosciuta dai collezionisti che gli inviarono pezzi rari in visione. Dopo anni trascorsi tra la polvere degli archivi padovani si spense nel 1772, ma il suo rigore storico costituisce ancora oggi un punto di riferimento per gli studiosi.

Scrisse:

Del ringraziare Dio ragionamento, Padova 1734.

De re nummaria Patavinorum, Venezia 1744.

De B. Tyriaco Mantuano, in Raccolta Calogerà, XLIII, Venezia 1750.

De facto Marchiae, in Raccolta Calogerà, XLV, 1751.

Lezione d’ingresso nell’accademia dè Ricovrati di Padova del signor abate G. Brunacci ove si tratta delle antiche origini della lingua volgare dè Padovani, Venezia 1759.

Lettera del signor G. Brunacci inviata al signor dottor G. Lami, “Novelle letterarie fiorentine”, 21 (1760). Chartarum coenobii S. Jiustinae explicatio, Padova 1763

Monete Bestenci, lettera di G. Brunacci al Sig.  Nicoletto Vanezze, s.l. 1763.

Conforti dalla medicatura degli occhi e sono versi oltre settemila scritti agli amici oculorum pressus angore poemata composni, Padova 1765.  [BCM]

Della B. Beatrice d’Este vita antichissima ora la prima volta pubblicata con dissertazioni dell’abate G. Brunacci, Padova 1767.

De leprosis apud Patavinos dissertatio posthuma, Padova 1772.

Prodromo ossia preliminare della Storia ecclesiastica padovana scritta dall’abate G. Brunacci, Padova 1803. [BCM]

Manoscritti:

Codice diplomatico padovano, BSP, ms.  581.

Andrea MAGGIA (1714-1770)

Nato a Monselice, insegnò teologia nel  seminario padovano e per alcuni anni ebbe l’onore di dirigere la biblioteca di quell’istituto. Scrisse intorno alla scienza che aveva formato lo scopo dei propri studi e molte cose per modestia le buttò nel fuoco. Scrisse:

Theses theologico-morales quas in publicum certamen ex ponit franciscus  boaretti.1769.

Il pastore infido scherzo drammatico da recitarsi in musica nel teatro di Monselice a genio di chi v’interviene col favore di chi lo protegge, l’autunno 1715. In Padova per il Penada 1715 [Accademia dei Concordi] Lapide che ricorda Andrea Giorgio Maggia nella pieve di Santa Giustina

Gaetano COGNOLATO (1728-1802)

Nato a Padova, entrò a quindici anni nel seminario di Padova per uscirne laureato in teologia e nelle materie filosofiche e matematiche. È stato il principale animatore dell’inaugurazione del Santuario delle sette chiese, anzi assieme ai Duodo sistemò i corpi dei santi martiri nelle teche della chiesa di San Giorgio. Ha scritto la prima storia di Monselice a stampa, che nonostante tutto conserva tutta la sua validità. Il suo corpo riposa nella chiesa di santa Giustina. Scrisse:

De inaequali scientiarum et artium progressione ejusque causis. Oratio I

De iis voluptatibus quae ex artium imitatione gignuntur. Oratio II

De Eloquentia. Oratio III;

De eo mentis sensu, quem gustum dicimus. Oratio IV

In funere cardinalis Veronesii. Oratio V

In funere antonii andreae Cardinalis Galli congregationis canonicorum regularium SS Salvatoris. Oratio VI, Padova 1767. [ACR op p 2651];

Quae adjumenta et commoda, quae impedimenta ac damna afferat imaginandi facultas. Exercitatio academica. Padova 1769

Epistola latina ad Leonardum Targam, Venezia 1810

Praefatio in lexicon totius latinitatis et epistola ad eminentissimum cardinalem Priolum episcopum patavinum, 1805

Praefatio in opus postumum Cardinalis veronesii: De necessaria fidelium communione cum apostolica sede. Brixiae 1783

Epostola ad joannem Hieronymum Gradenicum Archiep. Utinensem. Padova 1786

Saggio di memorie della terra di Monselice e di sue Sette Chiese del Santuario in esse ultimamente aperto [ BCM]

Bernardo BOZZA (1734-1817)

Nato a Monselice, fin da piccolo si distinse per lo spirito scherzoso. Dopo alcuni incarichi nell’Amministrazione Monselicense coltivò studi ameni. Da vedovo abbraccio lo stato ecclesiastico. Lascio vari scritti tra cui : Il vecchio ammalato;  Diverse opinioni de Medici. Ma l’opera che lo rese famoso è stata il Conte Bacucco orazione panegirica del nobile signor Bernardo Bozza veneto della colonia monseliciana accademico anfibologico e professore in partibus in lingua babeliana, Padova, 1790. [BCP] Nel frontespizio scrive: “Dalla colonia monseliciana. Accademico anfibologico e professore in partibus di lingua babeliana. Il conte bacuco è l’ultimo della baccuccaria antica prosopia. L’opera assai utile agl’ignoranti di grave  profitto agli studenti”..

Giambattista FERRARI (1733 – 1806)

Nacque al Tresto e insegnò presso il seminario di Padova. Non abitò a Monselice ma riteniamo necessario citarlo perchè scrisse un importante opuscolo sui 4 più importanti letterati di Monselice: Brunacci, Schiavetti, Maggia, Cognolato. Scrisse:

Vitae quatuor illustrium virorum Montissilicis (nempe Brunacci, Schiavetti, Maggia, Cognolato) qui Seminarium patavinum ornarunt, auctore Jo. Baptista Ferrari in eodem Seminario nuper praefecto nunc primum editae, Padova 1807

Giacomo FERRETTO  (1752-1816)

Ecclesiastico presso la Collegata di S. Giustina. Fu benemerito ricercatore di antiche memorie. Negli ultimi anni si ritirò a Ferrara dove mori. Scrisse:

Prodromo ossia Preliminare della storia ecclesiastica padovana del ch. ab. Brunacci, Ferrara 1804;

Indice agli Annali del Gennari, 1811,[ BCP, Cons. II B 2/7.]

Memoria del G. Ongarello, Padova 1811.[BMNG]

Memoria del b. Crescenzio da Camposampiero, Padova  1812.[BMNG]

Memoria della b. Elena Enselmini, Padova 1813.

Memorie di S. Sabino Fontana v.m. con note critiche, 1813,[ BCP, BP 993/I].

Considerazioni intorno al titolo di matrice appro­priatosi dalle…, Padova 1814.

Memoria del b. Luca Belludi compagno di S. Antonio, Padova 1816.[BNMG]

Manoscritti:

Preliminare della storia ecclesiastica padovana, Padova, s.d. [1803], BCP, ms. BP 669/XI; 759/XI; 704/XVI.

Iscrizioni sacre e profane della città… omesse dal Salomonio, s.d. [1810], BCP, ms. BP, 1360; 992; 1026/I.

Memorie istoriche intorno le chiese… et altro della città, 5 voll., 1814, [BCP, ms. BP 156.]

Memorie della terra di Monselice con note storico-critiche raccolte da D. Giacomo Ferretto MDCCCXV, 1815, [BCV, ms. Cicogna 3589.]

Catastico… di S. Giustina di Monselice rinnovato l’anno 1786, [ASP, Corporazioni soppresse – S. Giustina, b. 567.]

Stato delle anime della parrocchiale di S. Paolo. Rinnovato l’anno MDCCXCVII, ADNM, San Paolo e Fraglia del SS.mo Sacramento.

Descrizione di varie ville del territorio, BCV, ms. Cicogna 3593; 2757/III.

Descrizioni moderne latine ed italiane esistenti fuori Venezia, BCV, ms. Cicogna 1407/XXV.

Lettere autografe a Tommaso degli Obizzi (1793-1803), BCP, ms. fasc. 549, b. 4.

Memorie della famiglia dè Cumani… da un ms. esistente nella famiglia, BCP, ms. BP 993/II e III.

Memorie intorno alla vita del b. Marco padovano dell’ordine dei gesuiti, con note storico-critiche, BCP, ms. BP 993/IV.

Miscellanea raccolta da D. Giacomo Ferretto di cose sue parte di altri, BCV, ms. aut. Cicogna 2757.

Per il legato Paltanieri contro Mons. Primicerio di S. Marco di Venezia – fatta ed estesa da me D. Giacomo Fer­retto Mons. o

Pad. Prefid. a legati, ADNM, Collegiata di S. Giustina, 1802-1892.

 

Giovanni ZILIOTTI (1785-1842) [ Detto anche Ziniglio Vianotti]

Nacque a Monselice e studiò con l’aiuto del Maggia e del Moncenigo. Dopo severi studi presso il seminario patavino si dedicò alla cura delle anime presso la chiesa di San Francesco di Monselice. Attese all’istruzione dei giovani di Monselice, fu segretario del vescovo Di Dora Mauro Mauri.(Gregorio) Scrisse:

Metodo pratico per addestrare i giovinetti a rettamente e correttamente scrivere in lingua italiana, Padova 1828;

Colloqui di Gesù dalla sua croce al cuore delle anime tiepide ed imperfette, 1832

Gesù dalla sua croce al cuore delle anime recidive e delle anime tiepide ed imperfette, 1834;

Gesù dalla sua croce al cuore del peccatore procrastinante e del peccatore recidivo, 1834;

Libretto di devozione composto e pubblicato dal sacerdote G. Z., 1833 (Prima edizione 1819)

Modo di ben servire la santa messa, 1833

Sul digiuno ecclesiastico. Istruzione pratica del sacerdote, 1836

Il bestemmiatore atterrito, confutato e convinto. Si aggiunge una istruzione sulla bestemmia del sacerdote G.Z., Tipografia Cartallier, 1836

Introduzione alla grammatica della lingua latina nella spiegazione delle otto parti  dell’orazione di Ziniglio Vianotti, Padova, tipografia Penada 1815. (Nel 1828 fu ripubblicato cambiando il frontespizio)

Ortografia Italiana, ovvero precetti per correttamente scrivere. Si aggiunge un compendio delle più importanti osservazioni sulle otto parti del discorso. Opera utile non solo pei giovanetti, ma eziandio per ogni classe di persone di Ziniglio Vianotti sacerdote padovano, Padova, Stamperia del Seminario 1817. [BMNG, 1838]

Giuseppe GNOCCHI (1774)

Abate monselicense, vende nel 1831 i suoi 6000 libri all’accademia dei Concordi di Rovigo in cambio della sua assunzione come bibliotecario. Ulteriori notizie in Giuseppe Pietropoli l’accademia dei Concordi, Padova 1986. (Nel fondo concordiano il manoscritto coc 50 Annotazioni bibliografiche di GG; conc. 285 inventario dei libri ceduti in vitalizio da GG all’accademia dei concordi di Rovigo).

Girolamo BRUNELLI

Precettore delle scuole pubbliche di Monselice, Accademico “ricovrato” e degli “eccitati” di Este. Scrisse:

In occasione della apertura del Santuario delle sette chiese, Padova, 1791.

Poemetto sacro in occasione della sacra funzione dell’esposizione dei corpi santi che si fa nelle sette chiese di Monselice.

Jus patronato della casa eccellentissima Duodo, (senza indicazioni tipografiche)  [ACR- op. 2736].

 Pietro BELLATO (?)

OTTOCENTO

Stefano PIOMBIN  (  – 1887)

Fu una persona molto ammirata sia come benefattore – perché lascio tutti i suoi beni alla casa di riposo – sia come fondatore di un museo ove seppe raccogliere cimeli antichi fra cui non pochi di cospicuo valore. L’abate Piombin abitava in una casa in via Roma nella quale aveva sede la sua raccolta antica che lasciò in eredità al museo civico di Padova. Determinante è stato il suo contributo nel riordino della raccolta petrartesca nella casa del poeta in Arquà. Amico di Andrea Gloria – direttore del museo civico di Padova –  collaborò con lui  nel recuperare le lapidi romane che i contadini scoprivano sul nostro territorio.

Scrisse: Discorso letto il 18 luglio 1878 nella solenne inaugurazione dei Museo petrarchesco in Arquà, Monselice, 1878 ; Manoscritti. Presso la biblioteca civica di Padova. Contiene una serie di appunti relativi al museo petrarchesco di Arquà Petrarca, 1878

Evangelista DE PIERO (1820-1898)

Nel ’46 iniziò a insegnare grammatica. Arciprete di Santa Giustina nel 1855, ebbe come alunno papa Sarto. In seguito ottenne dalla santa sede che il titolo di abate mitrato, che spettava al mansionario delle sette chiese, fosse trasferito alla sua arcipretale. Fu uomo di grande cuore, fede e pietà.  Scrisse:

Storia delle proporzioni aritmetiche e geometriche, Padova, 1852

La storia dei Chinesi conferma ed illustra la cronologia di Mosè, Padova, 1853

Versi pel suo ingresso alla arcipetrale di Monselice, Rovigo, 1856

Allocuzione tenuta per gli sposi Antonio Emo Capodilista e Adriana Venier. Il 10 gennaio 1867, Rovigo, 1867 [ACR  – ORE n.420]

Panegirico in onore di San Francesco, Monselice, 1882

La religione, Padova, 1885. [ Biblioteca del Seminario di Padova]

Lapide che ricorda Evangelista De Piero nella pieve di Santa Giustina

 

John RUSKIN (1819-1900)

Viaggiatore. Passando per Monselice il 7 maggio 1841 e nel suo diario scrive: “Strada da Rovigo a Padova interessante grazie all’improvviso elevarsi dei Colli Euganei a Monselice, un curioso miscuglio di castelli e cipressi per circa sei miglia, terminante in un viale di pioppi così perseverante  nella sua prolissità che niente sembra capace di interromperla se non una muraglia di monti. Vi e’ un po’ troppo di questo carattere mezzo-francese, mezzo-Lincolnshire tra Ferrara e Padova, ma  i tratti di vigne e campi arabili ai lati della strada sono sempre belli e italiani e il  velato profilo delle prealpi è valorizzato dalla sottostante distesa di ubertosa pianura”  (da Diario  italiano 1840-41, p. 126)

Joseph V. WIDMANN ( 1842-1911)

Scrittore Svizzero tedesco (da Sizilien und andere) scrive: “La strada mi portò dapprima per 20 minuti lungo il canale navigabile che congiunge il Brenta con l’Adige. Sarebbe una strada un pò noiosa se non si avesse davanti a sè la indescrivibile pittoresca Monselice, una cittadina posta su una roccia di trachite, sulla quale sono conservate le rovine di un vecchio castello veneziano, una chiesa e ville. Il cono del monte si trova davanti a me cosi seducente e bello che io quasi avrei tradito il mio proposito di andare in pellegrinaggio ad Arquà.”

Angelo  Filippo FURLANI detto COSTANTINO

Frate nel 1848 scrisse una voluminosa storia di Monselice intitolata Storiche Notizie di Monselice:  Raccolta generale di storiche interessanti notizie dell’il­lustre Accellum, ora Monselice, antichissimo Municipio romano, quindi Contea, Camera Imperiale ed insigne Fortezza nei tempi di Federico II imperatore. Con alcunni cenni istorici intorno a trentatre comuni e diecinove frazioni che lo circondano, 3 voll., BCM, ms.

Scrisse un inedito romanzo “dramma eroico” in cinque atti le vicende di Ezzelino da Romano a Monselice

Angelo MAIN (1848-1937)

Studioso di storia locale e benefattore d’opere religiose e assistenziali. Scrisse:

Il cardinale di Monselice Simone Paltanieri nella storia del secolo XIII (1920) [BCM]

Catastico d’Ezzelino, Venezia, Reale Deputazione, 1924 [BCM]

Montericco: Dall’epoca antica alla medioevale, Monselice, Gabinetto di lettura, 1936 (Leggenda di Eginia e Serpedone) [BCM].

Costa del Tirreno superiore e porto pisano, Livorno 1888 [BCM]

Centenario di Paolo Toscanelli e di Amerigo Vespucci, Roma 1898 [BCM]

Dell’immigrazione nei principali periodi della storia s.a [BCM]

Orazione di Bartolomeo Cavalcanti, s.a. [BCM]

Angelo GALENO (1857-1931)

Protagonista della vita politica amministrativa tra Otto e Novecento. È stato deputato al parlamento Italiano per tre legislature. Pubblicò una serie di opuscoli di carattere scientifico sull’alimentazione, sulla biologia e sui minerali del fiume Adda. Originali sono alcuni opuscoli culturali sul ruolo della donna e sulle società operaie. Diresse un giornale a Cavarzere dal titolo: Il Basso Adige (1915)

Scrisse:

Il problema dell’alimentazione, Monselice, 1878  [BCM]

Alle dolci signore dei colli euganei, Monselice, 1879

Come sta veramente la cosa: appunti sulla società operaia di Monselice, Padova, 1883

Due crani italici, Padova, 1884   [BCM]

La donna e la società, Torino, 1892

Crani saraceni, Padova, 1899 [BCM]

Educazione agraria e refezione scolastica, Monselice, 1899 [BCM]

Della ricerca delle pepite d’oro e d’argento nelle  sabbie del fiume Adda. Studio di diritto civile, Lodi, 1899  [BCM]

Su di un caso di T. Echinococco nel midollo spinale dell’uomo, Monselice, 1899 [BCM]

Il mondo dei viventi. (Introduzione allo studio della biologia), Lodi, 1899 [BCM]

L’Azione dei socialisti nei consigli comunali e provinciali, Padova, 1908

Il problema della scuole popolare, Monselice, 1902

Relazione della commissione consigliare sullo stabilimento mulini di Bagnarolo, Padova, 1911.  [BCM]

Sulla refezione scolastica come funzione integratrice della scuola popolare, Cavarzere, 1915 [BCM]

Sul bilancio agricoltura, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1922 [BCM]

Sulle bonifiche e sull’esercizio di pesca nella laguna di Chioggia e Burano, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1922 [BCM]

 

Carlo MONTICELLI (1857-1913)

Anarchico monselicense. Compose poesie galanti e rivoluzionarie nelle quali l’amore per i derelitti si fonde con passioni amorose e col gusto del gesto eroico; pubblica commedie di contenuto sociale; fa il corrispondente dei giornali di sinistra e si esibisce come regista per le filodrammatiche locali.

Scrisse:

La vita artistica di Emilio Zago,Venezia : Stab. Tip. A. Nodari fu B., 1894

Il canto dell’amore : bozzetto scenico con prologo in versi martelliani, Roma : Tuzzi, 1910

Gnocchi-Viani, Osvaldo, Abbecedario dell’economia sociale; prefazione e nota di Carlo Monticelli  Pubblicazione:

Venezia: Stab. tip. F. Garzia, 1903

Socialismo popolare, Venezia: Tip. degli eredi Tondelli, 1897 [Biblioteca-Archivio della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli]

Schioppettate poetiche: con note storiche [Biblioteca-Archivio della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli – Milano e Biblioteca Marciana ]

Andrea Costa e l’Internazionale, Roma : G. Tuzzi, 1910 [Biblioteca-Archivio della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli – Milano]

Un errore giudiziario della Direzione del Partito socialista : la condotta di Ferri nella questione dei catastali: autodifesa documentata, Roma : Tip. Ed. Moderna, 1905 [Biblioteca-Archivio della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli – Milano

Ferri, Enrico, Autobiografia di Enrico Ferri/ preceduta da uno studio intimo di Carlo Monticelli Milano : Tipo-lit. L.

Magnaghi, 1903 [Biblioteca-Archivio della Fondazione Giangiacomo  Feltrinelli – Milano

1^ maggio : la nostra festa : (agli operai ed ai piccoli possidenti), Firenze : Nerbini, [19..] [ Biblioteca-Archivio della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli – Milano]

Lo sciopero : storia suggestiva di uno sciopero, Castrocaro : Tip. moderna,1903 [Biblioteca-Archivio della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli – Milano ]

Chi è un socialista, Monselice, 1877

Alle dolci signore dei colli euganei, Monselice, 1879

Alla rivoluzione, Londra, 1881

Canzoniere socialista, Cannes, 1888

Gabriella, dramma in quattro atti, Milano, 1892

Un brutto quarto d’ora, commedia in tre atti, in dialetto veneto, e Morale nuova, un prologo e un atto, in versi martelliani, riuniti in un solo volume, Venezia, 1892

1 costumi del popolo ai Tahiti, ossia la morale nei rapporti sessuali secondo l’opinione di Diderot, Venezia, 1892

Evoluzione dell’arte. De Amicis e Gallina, Conferenza letteraria, Venezia, 1894

Povero Fio!, bozzetto drammatico pubblicato da G. RIZZETTI, Per nozze Olivetti ing. Luigi e Giarola Adele, Venezia, 1894 [BCP]

La voce del cuor, commedia in quattro atti (probabilmente non pubblicata)

Nostra donna, libretto d’opera in quattro atti (probabilmente non pubblicato)

Socialismo popolare, Venezia, 1897

La nostra festa, Firenze, 1901

Il primo giorno del socialismo, Roma, 1904

Sonetto offerto al merito di Bernardino Salvadego [ACR ORE n.207]

 

Alfonzo RIZZO – Federico POLIDORI

Clotilde di Monselice: dramma in tre atti di Federico Polidori musica di Alfonso Rizzo (Musica a stampa riduzione con

accompagnamento di pianoforte), Milano F. Luca 1870 [ Biblioteca della Fondazione Cini]

Francesco SARTORI

Sacerdote. Assieme al Piombin gestì, per trenta anni, il ginnasio monselicense, anche se nel 1859 molti giovani lasciarono i banchi di scuola per combattere contro gli austriaci. Una sua commedia sull’anarchia fu sequestrata dal commissario distrettuale. Si dilettò di teatro e di letteratura al pari del Piombin.

Scrisse:

Fra Gontarino, Monselice, 1881 [BCM]

Memorie storiche di Boccon raccolte dall’abate Francesco Sartori…Padova, 1879 [ Biblioteca Universitaria di Padova]

Luigi CHIOZZOTTO: Umile omaggio del personale della scuola elementare di Monselice a s.m. Francesco Giuseppe Imperatore, Rovigo 1854 [ Marciana]

Luigi MORONI – Figlio di un noto medico locale ed esponente del moderatismo provinciale, pubblicò nel 1882 un famoso opuscolo dedicato a Garibaldi, dal titolo: Solenne commemorazione in Monselice del trigesimo dalla morte di G. Garibaldi. Discorso del consigliere comunale Luigi Moroni delegato dal patrio Consiglio, Monselice 1882. [Biblioteca di storia moderna e contemporanea di Roma]

Basilio MINGARDO (1858-1941) – Sacerdote. Nato a Monselice, fu vicedirettore del seminario al tempo del rettore Fontana. Durante il giubileo del 1925 visse a Roma tutto l’anno in servizio come volontario dei pellegrini. Era cameriere d’onore del pontefice. Morì a Monselice dove sempre visse tranne il tempo che fu in Seminario e a Roma. Scrisse: Discorsi sacri di un sacerdote padovano, Tipografia del Seminario, 1909. Quaresimale per le grosse borgate

 

Luigi FORMAGLIOVecchio musicista che nella seconda metà del secolo scorso ha composto due opere liriche, assieme al librettista Pietro Beltrame. Non ebbero molto successo ma una fu rappresentata a Venezia.  Scrisse: BrennoGismonda di Mendrisio, Venezia, 1853 [Fondazione Cini – Venezia]

Giuseppe Giovanni GAMBAROTTO, Commemorazione di Matteo Carboni, Padova, 1859

Antonio BIANCHI, Nell’ingresso solenne delle reverende sorelle della misericordia al civico ospedale di Monselice. Discorso tenuto il 15 novembre 1855 dal M.R. parroco Don Antonio Bianchi nel Duomo di Monselice, Padova, Tipografia del Seminario,1856  [BCM]

OSTI, Don Giuseppe Scarso. Cenni biografici, Padova 1863 (Non abbiamo altre notizie in merito)

CONTI, Nelle solenni esequie del molto rev. Signor don Giuseppe Scarso, Padova, 1863. (Non abbiamo altre notizie in merito)

 

CORINALDI : Sul prospetto di Colonia agricola in Libia, proposta dallo avv. Enrico Salvagnini, Padova, 1872  (Non abbiamo altre notizie in merito)

 

Pietro FRANCIOSI, Il Petrarca-Sonetto al diletto amico Giuseppe Mazzocca, Palermo, 1874

 

Giuseppe CARLESCHI, Segretario Comunale per molto tempo. Apparteneva ad una ricca famiglia di medici, aveva studiato al ginnasio privato dell’abate Stefano Piombin; fondò il Gabinetto di Lettura e la Società operaia (1864). Scrisse:

In risposta alla pubblicazione del dott. Giovanni Rezzente in causa del concorso Tassello di Monselice, Monselice, 1876

Parole del sindaco di Arquà nel giorno della inaugurazione del museo petrarchesco (manoscritto presso la biblioteca civica di Padova), 1878

Giacomo Zanellato, Padova, 1880

Giovanni Rezzente, Nacque negli anni venti dell’ Ottocento da una famiglia monselicense di modeste condizioni economiche; evidenziò fin dagli anni del ginnasio una spiccata predilezione per la letteratura, la narrativa, la poesia e la storia. Dote che utilizzò per pubblicare almeno 7 lavoretti tra il 1839 e il 1845, tra cui la novella I due cognati, ambientata nel primo Ottocento monselicense vedi [pdf\rezzente_scrittore.pdf]

Giuseppe MAZZOCCA (1831-1904), Attore di una godibile autobiografia edita a Milano nel 1904 dal titolo Memorie di un attore,  Milano, 1904 [BCM]. Storico a modo suo almeno nel senso che dimostra il proprio amore per la terra natia, pubblicò una serie di stampe sui monumenti più insigni di Monselice.

Giovanni BAZZARELLO (1854 – 1932) Radicale. Maestro e poi segretario comunale legato al Monticelli, scrisse: Non si vince sempre, commedia con prologo, Alessandro Grassi editore, Monselice, 1883

Giovanni  RIZZETTI, Formidabile organizzatore di spettacoli di ogni genere, di elezioni, di comitati anticlericali. Attore dilettante è  l’autore di una piccola storia di Monselice Scrisse: Monselice. Cenni storici raccolti da Rizzetti Giovanni e dal medesimo pubblicati in occasione delle nozze Margherita Vanolo e Guido dott. Turazza, Monselice, Alessandro Grassi tipografo,1888. Per le nozze Malanotti – Priviato. Allo sposo. Monselice 16 settembre 1874 [BCM]

Riccardo AVERINI, Poeta futurista in contatto con il gruppo Savavè e con Marinetti. Sul movimento futurista monselicense si rinvia al libro di Tiziano Merlin sulla storia di Monselice. Scrisse: Poesie, in Poeti del Bo, con prefazione di E. Bodrero, Vallecchi, Firenze, 1936 [Biblioteca dell’istituto di storia dell’Università di Padova]

 

Silvio TRAVAGLIA (1880-1970), Pittore di versatile ingegno. È stato professore di disegno a Padova, profondo conoscitore della storia dell’arte e appassionato musicista. Il comune di Monselice ha organizzato una mostra con i suoi quadri nel 1995 e pubblicato un libro intitolato: Silvio Travaglia. Gli anni di Monselice (1880-1913)  a cui si rimanda per ulteriori informazioni sulla sua vita. Musico’ un’opera lirica l’Avalda, rappresentata a Monselice nel 1906 su libretto di G. Bottoni – A. Soranzo.  Scrisse: Il Cammino Carrarese nel Castello di Monselice. Cenni storici e rilievi, Vicenza 1913 [BCM]. Leggenda drammatica (musica a stampa) per orchestra e pianoforte, Padova, Guglielmo Zanibon 1930 [Biblioteca di tavagnacco]

Alberico BALBI-VALIER, Faceva parte della famiglia patrizia veneta Baldi Valier che si innestò con i Duodo. Alberico è stato un appassionato di pittura. Ottenne qualche soddisfazione e ampi consensi presso la cittadinanza come presidente del locale ospedale. Scrisse: Discorso pronunciato al banchetto offerto allo onorevole cav. T. Minelli nella sala superiore dell’albergo Scudo d’Italia dagli elettori del collegio Este-Monselice il 22 novembre, Monselice, 1896 [BCM]

Ettore ARRIGONI DEGLI ODDI (1867-1942)

Apparteneva alla nobile famiglia di origine padovana. Nasce  il 13 ottobre 1867 nella villa di Ca’ Oddo e sicuramente apprende dal padre Oddo la passione per ornitologia. Nel 1884 studia la raccolta ornitologica di Francesco Gallo di Monselice e con essa nasce la grande passione per le anomalie del piumaggio, tema di 34 articoli della sua produzione scientifica. L’anno successivo termina la stesura del primo catalogo della collezione (361 esemplari di 235 specie della fauna italiana). Nell’estate successiva compie osservazioni sugli uccelli nidificanti nella laguna veneta e frequenta il mercato di Padova: uno dei luoghi preferiti dal conte per reperire interessanti specie venatorie! Nel 1890 si laurea in scienze naturali presso Università di Padova e pubblica Materiali per la fauna padovana dei Vertebrati, in Atti della Società Veneto-Tridentina di Scienze Naturali, nel quale descrive le varie tecniche di caccia. Nel 1902 pubblica con la casa editrice Hoepli l’Atlante ornitologico. E’ la prima monografia italiana sull’ornitofauna europea (frutto di 14 mesi di lavoro, talvolta anche di notte) illustrato con foto d’epoca. Nel 1902 sposa la nipote di una celebre malacologa italiana in possesso di una collezione ornitologica che verrà arricchita da doni di Arrigoni degli Oddi e che poi verrà ceduta al Comune di San Gimignano. Nel 1904 pubblica il Manuale di Ornitologia Italiana.  E’ il primo volume di ornitologia accessibile al grosso pubblico al costo di 15£. Nel 1910 Arrigoni viene nominato direttore dell’Ufficio ornitologico di Roma. L’anno successivo fonda insieme a Francesco Ghigi, Alessandro Ghigi e altri studiosi la Rivista Italiana di Ornitologia. La rivista resta attiva fino al 1925, poi riprende nel 1931 con una seconda serie. Dal 1913 al 1921 partecipa attivamente alla vita politica (PPI) e viene eletto deputato per due legislature e sindaco di Monselice. Purtroppo durante la Prima Guerra Mondiale la villa di Ca’ Oddo diventa sede di un tribunale di guerra e di un ospedale e la collezione viene trasportata a Bologna e affidata ad Alessandro Ghigi. Negli anni successivi elabora un testo esplicativo sulle disposizioni vigenti in materia venatoria in cui descrive e spiega vari strumenti e sistemi di caccia oltre alle specie di selvaggina cacciabili e quelle protette. Nel 1930 decide di donare la collezione allo stato italiano. Ma in questi anni la salute lo abbandona  e  inizia una fase di decadimento fisico e intellettuale. Nel 1937 la collezione viene donata al Museo Civico di Zoologia.  Tale passaggio avviene grazie alla figlia di Arrigoni degli Oddi, Oddina. Per adempiere alla volontà paterna, Oddina fa trasferire la collezione al Governatorato di Roma, rappresentato dal principe Don Piero Colonna. La collezione viene sistemata al Museo. Arrigoni degli Oddi muore in una casa di cura di Bologna nel 1942

Scrisse:

Ornitologia italiana / Ettore Arrigoni Degli Oddi ; con 586 figure intercalate nel testo e 36 tavole colorate, Milano 1984

Atlante ornitologico : uccelli europei : con notizie d’indole generale e particolare / del dr. E. Arrigoni Degli Oddi, Milano

La goliardica Ornitologia italiana / dott. Ettore Arrigoni Degli Oddi, Milano 1929

Ornitologia italiana : elenco descrittivo degli uccelli stazionari o di passaggio finora osservati in Italia / E. Arrigoni degli Oddi, Milano 1904

Atlante ornitologico : uccelli europei : con notizie d’ indole generale e particolare / del dr. E. Arrigoni Degli Oddi, Milano 1902

Testo esplicativo ed illustrativo delle disposizioni vigenti in materia venatoria / Ettore Arrigoni Degli Oddi, Padova 1926

Manuale di ornitologia italiana : elenco descrittivo degli uccelli stazionari o di passaggio finora osservati in Italia / del conte dott. E. Arrigoni degli Oddi, Milano 1904

Memorie canoviane : lettere di Luigia Giuli a Daniele Ippolito degli Oddi / E. Arrigoni Degli Oddi, Venezia 1922

Sulla distribuzione dell’uria in Italia : Nota ornitologica, Venezia 1915

Testo esplicativo ed illustrativo delle disposizioni vigenti in materia venatoria, Padova 1927

Un ibrido naturale di Anas boscas, linnaeus e Mareca Penelope, linneaus, preso nel Veneto, Padova 1893  [BCM]

Due ibridi ottenuti in domesticita nel Maggio 1885, Padova 1887

La caccia di valle: Brano, Padova 1891

Materiali per la fauna padovana dei vertebrati : I (mammiferi, rettili, anfibi e Pesci), Padova 1894

Note ed osservazioni sopra un ibrido non ancora descritto, e sull’ibridismo in generale, Venezia 1887

Notizie sopra un melasismo della Quaglia comune : Verreto. Des murs), Padova 1889

Notizie ed osservazioni fatte dall’agosto al Dicembre 1885, specialmente in riguardo alle emigrazioni degli Uccelli nella provincia di Padova e nell’estuario Veneto, Padova 1886

Sopra un individuo femmina di querquedula grecca anormalmente colorito : Nota, Padova 1891

Studi sugli Uccelli uropterofasciati Padova 1890

Su di un monachus atricapillus L. A becco anomalo : Nota ornitologica,Padova 1892

Sulla colorazione a fascie della Coda in alcuni individui giovani del Merlo nero (merula nigra leach ex schw) della Mia collezione ornitologica italiana Padova 1887 [BCM]

La tassa per le bandite da caccia e la protezione della selvaggina Firenze 1918

Prati, Giovanni <1815?-1884> Carteggio tra Giovanni Prati ed Antonio Maria Arrigoni : [Lettere pubblicate, con] notizie di E. Arrigoni Degli Oddi Venezia 1915

Elenco degli uccelli italiani per conoscere a prima vista lo stato esatto diogni specie : riveduto al 31 dicembre 1912 : secondo resoconto dei risultati della inchiesta, Roma 1913

Notizie di un carteggio tra Giovanni Prati ed Antonio Maria Arrigoni, Venezia 1914.

Leopoldo CORINALDI, Di alcune questioni sul contrabbando di guerra, Padova, 1898 (Non abbiamo altre notizie in merito)

Giuseppe CARESTIATO, Nuove lezioni sul sistema metrico decimali, Monselice, 1900 (Non abbiamo altre notizie in merito)

Luigi SCARMAGNAN  (1845 – ) Fornaio socialista stampa a proprie spese un libretto di poesie. Versi rustici, Padova, 1891. In parte ristampato da Tiziano Merlin Vita ed opere del fornaio rivoluzionario Luigi Scarmagnan, edito dalla Società operaia nel 2000

Angelo BORSO (…- 1921), È stato ingegnere comunale e assessore per molto tempo. Abbracciò in gioventù l’ideale socialista. È stato poeta, una sua composizione è pubblicata nel libro di Merlin. Scrisse: Confronti. Commedia in un atto, Padova, 1904 [BCM]

MASSA, La libertà nell’ora presente, Monselice, 1909 (Non abbiamo altre notizie in merito)

VANZI – R. STEINER, La farmacia comunale, Monselice, 1909 (Non abbiamo altre notizie in merito)

Marco  BALBI-VALIER ( 1868 – 1917), Apparteneva alla nobile famiglia che costruì il Santuario delle sette chiese di Monselice. È morto a poco più di trent’anni, uomo di simpatico aspetto e geniale intelligenza. Aveva un  carattere un pò eccentrico che lo spinse a qualche diverbio con la cittadinanza per i diritti vantati sul Santuario. Una lapide situata nella chiesetta di San Giorgio ci ricorda i suoi trascorsi. Scrisse: Storia di Monselice dalle origini al 1400, Venezia, 1913. L’ XX settembre a Monselice, Padova, 1895

Luigi GAUDENZIO, Segretario politico. Una sua struggente poesia è stata pubblicata nel giornale Pedrocchino-Gazzettino dello sport e riportata a pag. 113 del libro di T. Merlin. La poesia si intitola: Alla Rocca di Monselice. Canto di una notte di Maggio a Mansueto Bacchini.  Scrisse: I Canti della Rocca, Padova, 1914 [Biblioteca Universitaria di Padova];  PREVEDELLO, La posa della prima pietra del nuovo fabbricato ospitaliero, Monselice, 1914; BONIVENTO, Il segretario politico ai suoi camerati, Monselice, 1929

ANONIMO In memoria di Anna Gaspari Buggiani, Monselice, Tipografia Maganza 1904 [BCM]

Luigi SECCO, Pretore a Monselice negli anni ’30. Scrisse: Hilter visto da vicino, Padova 1934

 

Celso CARTURAN (1875 – 1950)

Nacque a Monselice il 9 settembre del 1875 da una modesta famiglia di artigiani. Superate le scuole elementari trovò occupazione come garzone in un laboratorio di oreficeria. Nel 1893 venne assunto, con la qualifica di alunno, dall’Amministrazione Comunale di Monselice con uno stipendio di 500 lire annue. Il modesto impiego gli consentì di continuare gli studi e di raggiungere nel 1901 la laurea in giurisprudenza. Nel 1904 il Consiglio Ospedaliero incaricò l’avvocato Celso Carturan di studiare una soluzione al problema edilizio del nosocomio. Dopo qualche mese di lavoro il Carturan consigliò la costruzione di una nuova sede ospedaliera e preparò un piano finanziario per attuarne il progetto senza intaccare il bilancio comunale. La proposta venne approvata e, dopo qualche incertezza, messa in pratica dal Consiglio dell’Ospedale. Iniziarono anche pesanti critiche sulle proposte dell’avvocato, alimentate dall’Amministrazione Comunale, che di fatto perdeva ogni controllo sulla gestione dell’Ente. Nel frattempo egli veniva nominato segretario degli Istituti Pii di Monselice e incaricato di aggiornare lo statuto della Casa di Riposo. Scrisse e pubblicò nel 1911 un volume sulla storia delle «Congregazioni di carità, Ospedale civile e Casa di Riposo», che ottenne vasti consensi ed anche un riconoscimento all’Esposizione Internazionale di Torino che si teneva nello stesso anno. Finalmente il 10 giugno 1923, dopo quasi un ventennio ed infiniti sforzi compiuti dal Carturan per trovare i finanziamenti necessari per il completamento dell’opera, il nuovo ospedale fu inaugurato alla presenza di re Vittorio Emanuele II.

Negli ultimi anni della sua vita riuscì a scrivere la menzionata poderosa opera sulla nostra città, che ancor oggi conserva tutto il suo valore storico. Morì, quasi cieco, il 17 luglio 1950.

Scrisse:

Pro infanzia abbandonata, Monselice, 1904

Per l’erezione di nuovo fabbricato ospitaliero. Relazione al Consiglio dell’ospitale Civile di Monselice, Monselice, Tipografia cartoleria Francesco Maganza 1904 [BCM]

La donna nelle amministrazioni di pubblica beneficenza, Monselice 1906 [BCM]

Relazione pel nuovo fabbricato Ospitaliero: 17 maggio 1907, Monselice, tipografia a mot. elettrico Maganza, 1907 [BCM]

Congregazione di carità, ospitale civile, casa di ricovero. Studio storico amministrativo, Monselice, 1911 [BCM]

Casa di riposo. Riparto per l’ infanzia abbandonata: Relazioni, Monselice Tip. F. Maganza, 1914.

Spunti di storia monselicense, Conferenza, Monselice, 1916

Il nuovo fabbricato ospedaliero. Relazione, stampata in 60 volumi numerati, Monselice, 1933

Relazione e studi. Negli enti locali, s.d. (ma 1934), stampato a Monselice

Ricordi della mia vita pubblica, Monselice, 1935

Storia di Monselice, dattiloscritto  [BCM]

Annibale MAZZAROLLI (1889 – 1948)

Nacque a Monselice da una ragguardevole famiglia, il padre è stato sottoprefetto. Ingegnere, ma fu subito attirato dalla vita amministrativa e dal 1927 al 1943, per ben 17 anni è stato podestà di Monselice. La sua linea politica non sempre seguiva le indicazioni del partito fascista tanto che dovette dimettersi dal suo incarico. È l’ autore di una fortunata storia di Monselice a stampa.

Scrisse:

Note di vita cittadina, anni 1927-1928, Padova, 1929

L’amministrazione del comune negli anni 1929-1930, Monselice, 1931

Parole del Podestà in occasione della sua conferma, Monselice, 1932

Due ducali del 1516 e del 1564 dirette al podestà di Monselice, Padova 1936

Il pastore di Fieri, Padova, 1939 (scritto sull’Albania)

L’ Amministrazione del Comune negli anni 1932-38. Programma di lavori da eseguirsi e finanziarsi, Monselice, 1939

Un’ operetta sulla Libia (?)

Storia di Monselice, Padova, 1940 [BCM]

Da Napoli a Manila. Resoconto di un viaggio, in G. FRATINI, A. Mazzarolli.

Una vita, un’epoca, Padova, 1950

Necrologia di un maneggio, Padova, s.a.

Giuseppe FIORAVANZO (1891-1975), Nato a Monselice nel 1891 è entrato nell’Accademia Navale nel 1909, percorse tutti i gradi di una carriera militare encomiabile fino alla nomina ad Ammiraglio di Squadra (1952). Combatté, con alterne fortune – politiche, umane e militari – in tutti i principali conflitti che insanguinarono l’Europa nella prima metà del secolo (quattordici le campagne a cui ha partecipato): le decorazioni ed i riconoscimenti ufficiali ne testimoniano i meriti strategici e la personale abnegazione. Alla morte nel 1975 ha voluto donare alla città natale tutto il suo patrimonio documentario che viene ora conservato in Biblioteca e che tra breve sarà collocato presso nell’archivio storico comunale in una speciale sezione a lui dedicata. Ha retto per molti anni l’ufficio storico della Marina. È l’autore di una quarantina di libri sulla tattica militare navale, conservati nell’archivio storico comunale.

Scrisse, tra l’altro:

L’Africa, pilastro dell’impero britannico

Appunti di manovra navale 

Arte del comando

Aspetti probabili di un eventuale futuro conflitto

I cacciatorpediniere italiani 

Cinematica aereonavale e fondamenti di tattica

Consigli ai guardiamarina e sottotenenti macchinisti

Elementi di cinematica, manovra di navi riunite, principi di tattica

L’incrociatore lanciamissili Garibaldi 

Introduzione allo studio dell’arte militare marittima

Lezioni di arte militare marittima per gli allievi della R. Accademia aeronautica

Il mare e la guerra 

Nostri criteri strategici e tattici durante il conflitto 1940-43

Il potere marittimo degli stati balcanici

Potere marittimo e potere aereo 

Psicologia generale ed arte del comando

Qualche consiglio ai nostri guardiamarima 

Gli sbarchi nell’attuale conflitto 

 

N O V E C E N T O

Giorgio BASSANI

Evocando i Colli Euganei, Bertolucci descrive: “Bellissimi nell’ultimo raggio di sole” ed ha paragonato questo paesaggio morbido a quello che faceva sfondo alle madonne pensose del Bellini: ” Il castello di Monselice alto sulla groppa del colle ormai quasi preso dall’ombra sotto un cielo di nubi bianche e lunghe ferite azzurre, dietro quale madonna assorta e pure affettuosamente intenta al figlio l’ho visto, dietro quale pietosa deposizione (da L’alba dei vetri – Poesie 1942-50)

Monselice

A Monselice il vento va

sempre come dal mare.

Gira il treno al largo, non sa

forse come approdare.

Monselice, colle celeste,

fronte pura e lontana,

ricordo, di te, fra le meste

casupole, una fontana.

A Monselice, anche a giugno,

la primavera non è senza nebbie.

Con foglie e foglie l’autunno.

L’inverno è tutto una sera.

Ma, l’estate, i tigli lungo la strada

di Rovigo?. Al loro quieto

stormire la luna m’amava,

quand’ero ragazzo, in segreto.

Giorgio CAPRONI (1912 -1990)

Poeta vincitore della III edizione del premio di traduzione. La sera della premiazione  a margine della poesia Monselice. Sono versi buttati giù nel maggio ’73, ancora sotto l’incanto del paesaggio urbano e umano della bella cittadina veneta dove mi ero recato per ricevere un premio. Mario Luzi che era in giuria è ripartito con me, ma in un’altra direzione. Buoni o cattivi che siano, ho cari questi versi per i ricordi che suscitano in me, tra i quali quello di un’allegra brigata di giovani che, l’intera notte, avevano cantato ariose canzoni locali sotto la luna.”

Monselice

Qua il tempo cade ancora dalle torri.

Qua,

sulla pietra pulita

della notte, ancora

la gioventù ha anima

e spinta – è esaudita

in voce viva.

Nera

o celeste che sia

l’oscurità (la vita)

qua è ancora un alzabandiera

del cuore – è vigoria

e canto.

Qua,

dove quarto per quarto

l’ora cade dalle torri ancora

oltre il buio è  il disincanto

 

Giovanni SORANZO (1905

Nato a Monselice, si trasferì a Piove di Sacco quasi subito e vi rimase fino al 1938. Dal 1932 trascorse le sue vacanze a Monselice, presso i nonni materni nel fantastico Castello, prima che il Conte Cini lo restaurasse. Anche questi soggiorni gli lasciarono ricordi dolcissimi. Si sposò nel 1938 e trasferendosi a Padova incontrò degli amici che lo incoraggiarono a riprendere seriamente quelle poesie e commedie che aveva scritto per gioco negli anni giovanili. Fu Bepi Missaglia  che lo spronò a far conoscere le sue poesie  venete  e Alberto Di Lenna  che lo spinse a scrivere commedie su l’esempio di tutto il repertorio veneto.

Scrisse:

Veleni, I due vagabondi allegri,  El mese delle rose, La speziaria dell’anzoletto d’oro, A filò, La ninfea, La commedia delle maschere di carne, La signora morte è invitata ad intervenire, L’anonima anticritogamici, L’ultimia S’ciopetà, Quando el sol la neve indora, Zugando in casa, Contadini  ’80.

È autore di un romanzo dal titolo Il trenino dei ricordi

Gian Antonio CIBOTTO

Giornalista e scrittore, in molte pagine dei suoi libri descrive alcuni luoghi di Monselice e in particolare via del Santuario. Componente della Giuria dei premi Brunacci e cittadino onorario di Monselice, collaborava con l’amministrazione comunale nella realizzazione di numerose iniziative culturali.

Ha scritto, tra l’altro:

Colli Euganei, 1988;

In Paradiso con la carrozza, 1999;

San Bastiano con la viola in mano, 1997;

Amen 1998

Carlo ROSSI (1925 –

Dirigente comunale in pensione ha pubblicato per la casa editrice Edicom alcuni libri di contenuto fortemente religioso, frutto della sua personale testimonianza di fede.

Ha scritto:

Dopo la morte (2000)

La mano di Dio 2001

Perchè la sofferenza 2001

Martino GOMIERO

Vangelo aperto a Monselice negli anni ’80, Monselice [s.n.] 1982 [Biblioteca del Seminario]

Giuliano SCABIA (1935

Nato a Padova nel 1935. Tra i suoi libri più recenti il romanzo Nane Oca e il romanzo Lorenzo e Cecilia ambientato sui Colli Euganei


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