I Colli Euganei stanno da migliaia di anni con le loro forme peculiari, con i coni dalle linee purissime, come vere isole nella pianura, senza alcuna barriera che li mascheri. Eppure soltanto tra Sette e Ottocento diventano campo di esplorazione per botanici e geologi, e tra Otto e Novecento anche per il cittadino che ama passeggiare o cerca un luogo di villeggiatura.
Tra tutti coloro che partecipano all’esplorazione e alla scoperta dei colli euganei spicca la figura di Adolfo Callegari (1882-1948). Ai colli lo lega un profondo rapporto amoroso che traspare dagli scritti qui raccolti. Scritti che sono un invito a frequentarli, per scoprirne la bellezza e per difenderli. Da qui derivano i rimbrotti ai monselicensi e ai padovani. Ai primi perché non “guardano in alto” e non vedono la devastazione del colle della Rocca. Ai secondi perché non oltrepassano i bordi settentrionali del gruppo collinare e quindi non capiscono che i colli sono il loro tesoro. Un tesoro fatto di architettura, di monumenti, di memorie, ma anche di paesaggio. Un tesoro che va cercato, oltre che a Este, Monselice e nella zona termale, anche nel cuore del gruppo montuoso, fin nei più piccoli «villaggi disseminati nelle vallette o appollaiati sulle cime». Notizie su Adolfo Callegari [ clicca qui…]
La Rocca di Monselice nel 1921 descritta da Adolfo Callegari: la drammatica situazione del Colle minacciato dalle cave*. Scavano il monte, ne mettono a nudo il duro cuore di pietra.
L’articolo che Callegari dedica al colle della Rocca di Monselice sarà pubblicato nell’annata 1923-’24 della rivista. Callegari pensa che il proprietario a vedere il palazzo e il camino pubblicati su una rivista come Dedalo si commuova e pensi a provvedere».
La ricerca di ospitalità su «Dedalo» è dunque dettata dalla preoccupazione per le gravi condizioni in cui versa la Rocca e dalla volontà di richiamare «chi ne è padrone a sentire col peso l’onore della responsabilità e chi ama le cose belle a interessarsene». L’autore nutre anche la speranza che le fotografie che corredano l’articolo «invoglino chi può a studiare il monumento». Gran parte del lavoro è dedicato appunto alla conoscenza del colle della Rocca e dei monumenti che la impreziosiscono: il mastio federiciano e Ca’ Marcello. Ampia è la ricostruzione delle vicende storiche e dettagliata la descrizione degli edifici e delle loro decorazioni superstiti. Ma uno spazio rilevante è riservato anche alla denuncia dello stato di abbandono in cui da tempo sono lasciati i monumenti.
Precisamente dal 1843, quando passarono ai Giraldi dopo essere rimasti per quattro secoli nelle mani dei Marcello: «Il castello è in rovina. La rocca è in rovina. Il monte se lo mangiano via nascostamente meglio che se fosse un panettone».
Callegari non risparmia frecciate polemiche ai monselicensi che non guardano in alto e non si accorgono che le cave stanno divorando il colle, le mura, le torri e le chiese con i loro affreschi. Ma c’è anche una responsabilità del Governo: la legge sulle belle arti non è idonea a salvare gli edifici, va modificata. Altrimenti c’è il rischio che del prezioso patrimonio della Rocca resti il ricordo solo sulle carte.
Articolo di seguito in PDF è tratto dal libro di Francesco Selmin, La scoperta dei colli euganei, pubblicato da Cierre edizioni che con grande coraggio. L’opera ci fa conoscere la situazione della Rocca di Monselice nei primi del Novecento. Merita una lettura. La rocca di Monselice minacciata dalle cave 1923 di Adolfo Callegari . Qui il PDF [ clicca qui….] Assai interessante anche il saggio di Aurora di Mauro : Guardare il alto Adolfo Callegari per la rocca di Monselice pubblicato in Adolfo Callegari da Ca’ Pesaro ai colli Euganei. Il Prato edizioni 2008- [ clicca qui….] |
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