La vita del conte Ettore Arrigoni degli Oddi raccontata in un libro

Damiano Cappellari, autore del libro sugli Oddo

Sabato  10 luglio 2021 in  San Paolo a Monselice si è tenuta una giornata di studio sulla vita del conte Ettore Arrigoni degli Oddi durante la quale è stata annunciata la pubblicazione di un  libro sulla sua vita. E’ stata una bella iniziativa che ci ha permesso di conoscere la vita e gli studi di un nostro concittadino.  Autore del libro è l’avvocato Damiano Cappellari  che con tenacia e buona volontà ha ricomposto gli studi ornitologici del conte fondendoli con le vicende personali della blasonata famiglia. 

Assai interessante la relazione di Leonardo Latella che ha presentato l’amico impagliatore del conte Vittorio Dal Nero [ qui ] noto tassidermista che accompagno e segui l’attività di studioso del conte.

I conti Arrigoni degli Oddi sono stati sicuramente una delle famiglie più blasonate e autorevoli di Monselice. Sono stati anche i protagonisti della storia politica della città nei primi anni del Novecento e per qualche anno hanno retto le sorti amministrative e politiche del Comune: Oddo Arrigoni degli Oddi è stato sindaco due volte: dal 1899 al 1900 e dal 1905 al 1907; mentre il figlio Ettore lo è stato dal 1913 al 1914, per diventare poi deputato dal 1913 al 1921.

Possedevano nel 1916 ben 400 ettari di terreno, quasi tutti nella omonima frazione. Il centro del loro ‘paesello’ è ancora occupato dalla villa padronale sorta sulle rovine di un piccolo castello. La massiccia e sontuosa costruzione, circondata da un parco secolare, sta per diventare un prestigioso luogo di ristoro per la città di Monselice. Sulla piazzola d’ingresso, ombreggiata da grandi platani, s’affaccia la chiesetta dedicata a San Giovanni Battista, nella quale sono raccolte alcune sepolture della famiglia. Di fronte cresce l’emblematica ‘povolata’, diventata ormai simbolo della frazione grazie a una popolare leggenda che parla della strega di Cà Oddo sepolta tra le sue radici.

Attorno alla villa troviamo ancora i capaci magazzini a servizio della loro vasta proprietà. Un tempo erano il centro di un’intensa attività agricola che si svolgeva tra canti e danze rurali, ora invece sono immersi nei rumori metallici della vicina zona industriale che lentamente ha circondato il paesello.

Purtroppo la documentazione archivistica conservata a Monselice sugli Arrigoni Oddi è molto scarsa, ma sufficiente per far conoscere alle giovani generazioni le vicende di una famiglia prestigiosa e importante, ora raccontata in una nuova pubblicazione che documenta la storia minuziosa del conte Ettore, uno scienziato di livello mondiale. In queste poche righe di introduzione tentiamo di riportare qualche fatto locale che completa la puntuale biografia fatta in questo libro da Damiano Cappellari.

Nonostante il grande impegno scientifico per lo studio degli uccelli, il conte Ettore Arrigoni degli Oddi si appassionò fortemente anche alla politica come sostenitore del gruppo cattolico-moderato. Partecipò con successo alle elezioni comunali del maggio 1913 diventando subito assessore. Sarebbe stato designato Sindaco, ma egli, in previsione della sua candidatura politica (fu infatti eletto deputato nel nostro collegio il 26 ottobre dello stesso anno) preferì accettare la nomina ad Assessore con funzioni di Sindaco. Non potendo successivamente svolgere due incarichi tanto importanti si dimise dalla carica di Sindaco, ma non dal Consiglio comunale.

Alle elezioni politiche del 1913, le prime in Italia a suffragio semi-universale con la definitiva sospensione del “non expedit” consacrata dal patto Gentiloni, il conte Ettore uscì vincitore, grazie all’appoggio dei popolari e alla sua ottima reputazione di “nobile possidente, alla fama di docente universitario di ornitologia: corteggiato dal ‘gentil sesso’, attivo militante dei comitati parrocchiali e diocesani”, precisava lo storico Celso Carturan nel secolo scorso. Come deputato profuse ogni sforzo per aiutare i propri concittadini e le loro attività lavorative. Tra le molte iniziative riportiamo quella del 21 marzo 1920 nella quale il sindaco di Monselice chiese l’interessamento dell’on. Ettore Arrigoni degli Oddi affinché fossero concessi alla cava di trachite dell’ing. Bonivento “almeno 5 carri ferroviari al giorno in luogo dei 3 giornalieri assegnatigli per il trasporto del materiale petroso”.

Durante il periodo bellico il conte diventò il punto di riferimento dell’Amministrazione comunale per ogni richiesta logistica al Governo di Roma. Fu lui a svelare al Comune il piano di evacuazione che sarebbe scattato nel caso in cui gli austriaci avessero sfondato a Caporetto e a tranquillizzare la popolazione. Nei piani segreti dei militari italiani il Comune di Monselice doveva essere trasferito a Prato, mentre le campagne dovevano essere allagate con la rottura degli argini dell’Adige. Con una nota riservata anticipò al sindaco Bonacossi le azioni che i generali avrebbero predisposto rasserenando politici e monselicensi.

I documenti d’archivio conservano una nota, scritta nella sua casa di Ca’ Oddo negli ultimi giorni di maggio 1915 con la quale invitava il sindaco di Monselice a costituire un comitato di preparazione civile a sostegno delle famiglie dei militari al fronte. Nell’accorata e patriottica lettera l’onorevole Conte sottolineava che: “..tutti devono dare qualche soccorso di denaro, di oggetti, di opera per la guerra. Tutti devono comprendere che questa è l’ora delle rinunzie e dei sacrifici; che questa è l’ora della solidarietà nel bene, che ogni sciupo di energie e di mezzi deve, da coloro che hanno e possono, essere speso a vantaggio delle famiglie a cui il servizio della Patria toglie il loro sostegno”.

 Il sindaco rispose prontamente al Conte assicurando il buon funzionamento del Comitato, precisando che avrebbe compiuto ogni sforzo per “le famiglie dei nostri valorosi che la patria chiamò al servizio delle armi’.  Gli Arrigoni degli Oddi furono naturalmente tra i maggiori sostenitori del Comitato monselicense. Da un elenco di 156 offerenti, al primo posto troviamo il conte Ettore Arrigoni degli Oddi con 500 lire, mentre le contessine Oddina e Vanda contribuirono con 5 lire ciascuna.

Dalle sue note a contenuto sociale riportiamo la ‘lettera’ al Commissario Generale per gli approvvigionamenti alimentari con la quale lo si invitava ad elargire ai monselicensi una somministrazione straordinaria di farina per le festività del 1° novembre 1920. Determinate fu il suo interessamento per la costruzione della chiesa di Ca’ Oddo, edificata sui suoi terreni.

Questa pubblicazione colmerà un vuoto della storia di Monselice e contribuirà a far conoscere i meriti scientifici del Conte Ettore: uno dei protagonisti dello sviluppo dell’ornitologia (scienza che studia gli uccelli) nel mondo. Sappiamo che moltissimi studenti universitari di quel tempo si sono laureati proprio con i suoi libri. Un grande scienziato quindi che porta onore alla nostra cittadina.

Peccato però che nulla del suo archivio sia rimasto a Monselice. Voglio sperare di poter  recupere qualcosa, magari una piccola vetrinetta da collocare nel patronato della frazione a ricordo della sua attività di studioso e di deputato al parlamento italiano.

Ora il ‘fascino’ degli Arrigoni Oddi è quasi svanito e anche la loro antica residenza è stata depredata dei preziosi reperti scultorei antichi e romani. Il voluminoso archivio e la ricca biblioteca sono stati portati altrove, rompendo per sempre un rapporto secolare con il territorio di Monselice.

Rimane l’amarezza, per chi percorre l’antica strada che tocca la loro villa, di aver perso un pezzo della nostra storia, della nostra identità di monselicensi. Speriamo che questa nuova pubblicazione riesca a riconciliarci con il nostro passato.

ALLA SCOPERTA DEL CONTE ETTORE ARRIGONI DEGLI ODDI
di Damiano Cappellari (Tratta dal libro)

Il Conte Carlo Giulio Ettore Arrigoni Degli Oddi nacque a Ca’ Oddo di Monselice il 13 ottobre 1867 e morì a Bologna il 16 febbraio 1942. Viene considerato, unanimamente, il padre dell’Ornitologia italiana. Figlio del Conte Oddo Arrigoni degli Oddi, ornitologo e politico padovano
(fu per due mandati anche Sindaco di Monselice) e della bergamasca Contessa Maria Giovanna Piazzoni di Castel Cerreto, all’età di 17 anni era già in contatto epistolare con il più grande naturalista italiano, Enrico Hillyer Giglioli, zoologo di fama europea, professore all’Università di
Firenze e fondatore della Collezione centrale dei vertebrati italiani.
Il Conte Ettore, dopo avere frequentato il liceo “Tito Livio” di Padova ed avere conseguito la licenza liceale al “Pigafetta” di Vicenza, si laureò non ancora ventitreenne in Scienze naturali nell’Ateneo patavino. Libero docente di zoologia nella stessa Università fin dal 1897, collezionò una serie di prestigiosi riconoscimenti europei fino alla pubblicazione, nel 1902, della più completa opera di ornitologia che fosse mai apparsa in Italia dal titolo “Atlante Ornitologico – Uccelli europei”, per i tipi di Ulrico Hoepli Editore Milano. Una sintesi di tutto lo scibile disponibile all’epoca in materia di ornitologia, grazie anche alla fittissima rete di corrispondenza tenuta assiduamente con i più importanti ornitologi italiani ed europei.
La sua collezione, circa 35mila esemplari di uccelli montati ed in pelle, custodita un tempo a Ca’ Oddo di Monselice, nella amatissima Villa avita, e dal 1937, per sua espressa disposizione, nel Museo zoologico di Roma (quella del padre Oddo si trova invece al Museo di Scienze Naturali di
Pordenone), era il suo più grande orgoglio e la fonte primaria dei suoi studi, assieme alla ricchissima biblioteca, donata nel 2019, per volere degli eredi, all’Archivio di Stato di Padova.  Ettore fu prosindaco di Monselice e poi deputato dal 1913 al 1921.
Nel 1929 dette alle stampe la summa del suo sapere ornitologico; un’opera monumentale e ricchissima sull’avifauna europea, ancora oggi oggetto di studio ed ineguagliata nella descrizione minuta degli uccelli. Ma non solo, l’Arrigoni degli Oddi era appassionato cacciatore, nella sua immensa tenuta di Valle
Zappa (Venezia) e in giro per l’Italia e l’Europa (si spinse fino al Polo Nord) compì numerosi viaggi
venatori di studio per conoscere ed approfondire tutti gli aspetti dell’avifauna europea che poi
sarebbero confluiti nelle sue opere ricercatissime; famosi, tra gli altri, furono il suo viaggio in
Spagna e quello in Sardegna nel 1902, con naufragio finale, di cui diedero ampio resoconto anche i
principali quotidiani dell’epoca.
Damiano Cappellari, appena finita la fatica del volume “Alla scoperta del Conte Alessandro
Magnaguti, l’ultimo cavaliere dei Gonzaga”, uscito per i tipi de “Il Rio” di Mantova nell’autunno
del 2019 e in seconda edizione nella primavera 2020, si è cimentato subito, senza riposo, durante
questi mesi e nonostante le restrizioni dovute al Covid, nel viaggio storico-geografico alla scoperta
del Conte Ettore Arrigoni degli Oddi.
In c.a 800 pagine suddivise in 150 capitoli, è riuscito a radunare innumerevoli documenti
(manoscritti, epistolari, attestati ecc.) e foto completamente inediti del Conte e sul Conte padovano,
setacciando in maniera certosina ma spesso virtuale per via del Corona virus, aiutato in questo dal
Prof. Beneamino Bettio di Rubano (Padova), gli Archivi di Stato, i Musei di Scienze Naturali e le
biblioteche anche universitarie di mezza Italia (Padova, Milano, Roma, Verona, Trento, Pordenone,
Forlì, Jesolo, Rovereto, Ala, Zagabria ecc.) che ci consentono di spaziare su di un vasto ed
accuratissimo affresco non solo del grande ornitologo e di tutta la sua vita privata, ma anche della
storia padovana dalla fine dell’Ottocento alla Seconda Guerra Mondiale, con continui e seducenti
flash back storico-culturali che si spingono fino a Firenze e alla Toscana.
Il Conte Ettore, infatti, aveva sposato la Contessa Marianna di San Giorgio, nipote della famosa
ornitologa e malacologa Marianna Panciatichi Ximenes D’Aragona Paulucci, nuora di quel
Marchese e generale Filippo Paulucci delle Roncole, amico dello Zar Alessandro I, Governatore di
Riga, citato da Tolstoj in “Guerra e Pace” e protettore di Puskin…
Damiano Cappellari, però, non si è limitato a scovare una montagna di carte e poi a ripercorrerle nel
suo libro, al fine di evocare il genius loci del Conte, ha ascoltato parenti e visitato le sue splendide
dimore, reperendo oggetti personali, quadri, sculture che facevano parte del lussuoso ed incantato
mondo della nobiltà veneta e toscana del secolo scorso, per contestualizzare il più possibile la vita
del grande ornitologo sia storicamente che culturalmente.
Potremmo scoprire tuttavia, nelle pagine del libro, che nonostante gli strepitosi successi nel campo
della scienza ornitologica, il Conte fu purtroppo sfortunato nella vita privata. La prima moglie,
Contessa Berta Camerini, morì infatti a soli 25 anni di malattia polmonare; dalla seconda moglie, da
cui si separò negli anni Venti, Marianna di San Giorgio detta Mimì, ebbe tre figli, Oddo, morto in
fasce, Vanna, morta a vent’anni a cui il Conte dedicò la Villa di Sarmeola di Rubano, una
fondazione ed un premio letterario, ed infine Oddina, unica a proseguire la prosapia della nobile
famiglia padovana unendosi al Principe don Francesco Ruffo di Calabria e lasciando, per sempre, la
dimora avita di Ca’ Oddo.
Ma non basta, il Conte Ettore ebbe anche dolorose vicissitudini giudiziarie con i propri
amministratori e collaboratori, tra cui l’avv. Paolo Toffanin di Paodva, molto intimo del Farinacci,
che, negli anni Venti del Novecento, lo denunciò per diffamazione. Per fare valere le proprie ragioni
contro il Conte Arrigoni degli Oddi, il Toffanin si era fatto assistere dai migliori avvocati d’Italia,
tra cui il Ministro di Grazia e Giustizia Alfredo Rocco, il padre del nostro Codice Penale, e
Francesco Carnelutti, uno dei più titolati principi italiani del foro.
Il Conte Ettore Arrigoni degli Oddi risultò però vincitore in ogni grado di giudizio fino in
Cassazione, contro un team di avvocati agguerritissimo; tra i testi comparirono i nomi più
altisonanti dell’epoca, come padre Agostino Gemelli, fondatore dell’Università Cattolica di Milano,
e Giuseppe della Torre, all’epoca Direttore dell’Osservatore Romano. Nel libro il Cappellari riporta
integralmente le loro testimonianze, fornendoci uno spaccato delle aule giudiziarie del tempo
notevole interesse.
Le sciagure della vita privata (come furono da lui definite) trovavano un diversivo e un’isola di pace
solamente nello studio e nella splendida collezione ornitologica, unica in Italia; tuttavia il Nobile
padovano nel 1931 dovette essere ricoverato in una casa di cura a Bologna per forte esaurimento
nervoso. Cappellari, nella sua ricerca, è riuscito a reperire documenti relativi anche a questo periodo
buio, durato fino al 16 febbraio 1942, data della morte del Conte.
L’intento dell’autore è chiaro: unire le due anime del Conte Ettore Arrigoni degli Oddi, quella ornitologico/collezionistica e quella venatoria, in un unico contesto, quando questi due mondi potevano, con la logicità dell’epoca, andare di pari passo; e ciò risulta facilitato dall’artificio letterario utilizzato dal Cappellari per scrivere la sua opera, la forma diaristica in presa diretta, che se da un canto consente leggerezza alla narrazione, pur nella rigorosa fedeltà storica, dall’altro risulta intelligente ed affascinante escamotage per destare l’interesse anche dei non addetti ai lavori.
Da ultimo rilevo che questo volume, dopo quasi 80 anni dalla scomparsa dell’Arrigoni, è la prima opera biografica a lui interamente dedicata e quindi, indubbiamente, molti furono quelli che si dimenticarono di colui che non solo diede i natali all’ornitologia italiana ma fu anche uno dei più
famosi ed apprezzati naturalisti europei del Novecento.
Di ciò dobbiamo ringraziare l’acume investigativo, la tecnica storica e l’inchiostro luminoso del Cappellari perché è riuscito a colmare, in poco meno di cinque mesi e a tempo quasi scaduto, una lacuna alquanto imbarazzante per il mondo della scienza e della cultura italiana, che qui trova
compiuta risposta e degno monumentum. Trento giugno 2020. Demian Planitzer