Allo scrittore Paolo Malaguti il premio speciale del Brunacci 2021

Paolo Malaguti

Questa mattina (domenica 14 novembre 2021) il Comune di Monselice ha assegnato il premio Brunacci allo scrittore monselicense Paolo Malaguti -finalista al premio campiello – per il libro  Se l’acqua ride. Torino, Einaudi 2020.

Motivazioni: Il libro di Paolo Malaguti, Se l’acqua ride, è un romanzo di formazione  che narra la storia di un ragazzino il quale vive l’esperienza dei barcari di Battaglia nei primi anni Sessanta. L’ambientazione particolare (le vie fluviali da Cremona a Trieste, da Ferrara a Treviso), il tipo di lavoro (ora scomparso), la rievocazione di un mondo collaterale contadino (ma con spinte impellenti verso l’industrializzazione forzata), la collocazione temporale (si immagina un salto all’indietro di più di cinquant’anni ) ne fanno però anche una sorta di romanzo storico, che ricostruisce una delle fasi più complesse del secondo dopoguerra: quella del boom economico e del mutamento epocale dei costumi di una regione, il Veneto, e per traslazione dell’Italia tutta.

L’opera ha diverse qualità di stile e di racconto che rivelano uno scrittore più che promettente, già compiuto, nonostante l’età ancora giovanile, il quale  pur servendosi di un italiano elegante e ricco di succhi non si perita di inframmezzarlo con termini dialettali veneti e con lacerti di un lessico tecnico in uso tra battellieri e cavallanti (ormai più o meno estinto): il che dimostra anche un certo gusto di documentazione e di ricerca storica che piace per il colore locale e il gusto di salvaguardare un linguaggio al limite del gergo. Anche il titolo del libro, Se l’acqua ride, è legato al motto privatissimo dei battellieri “se l’acqua ride, il burcio piange”: vale a dire che se l’acqua gorgoglia c’è un inciampo, un basso fondale che può danneggiare il barcone.

La storia narrata riguarda la maturazione di Ganbeto (soprannome del protagonista, in realtà un ferro ricurvo che fissa la catena dell’ancora, per similitudine associato alla magrezza del personaggio) attraverso le sue avventure fluviali, specie lungo Brenta e Bacchiglione al seguito del nonno e del padre come morè (mozzo di bordo). Il nonno porta un nome parlante (nomen omen), Caronte, ed è  l’effettivo accompagnatore- istruttore del giovane barcaro alle prime esperienze.

In queste peregrinazioni con carichi ora di trachite, ora di grano, ora di farina Ganbeto matura e diventa uomo alla rude scuola del nonno, mentre il padre è costretto alla fine a piegarsi alla dura scelta del lavoro in Fabbrica (non mai denominata, ma sicuramente la Galileo del paese) per avere quel minimo di sicurezza economica che ormai il lavoro del barcaro non può più dare. E in questo vagabondare di argine in argine, di approdo in approdo Ganbeto sperimenta anche i primi trasalimenti d’amore, le prime esperienze sessuali, muovendo verso la fine della sua adolescenza. Che è anche, emblematicamente e poeticamente, la fine di un mondo arcaico.

Il racconto di Malaguti cerca di riprodurre il sapore di un’epoca passata e di una regione che si è trasformata per rapida e quasi incontrollata evoluzione, collocandosi in  continuità ‘emotiva’ con la narrativa  veneta che l’ha preceduto di qualche decennio, cosicché è facile ritrovare in lui (perché è operazione voluta) l’impronta scrittori quali Luigi Meneghello, Goffredo Parise e Ferdinando Camon.   [Antonio Daniele]

Complimenti a Malaguti e a tutti gli scrittori