A cinquant’anni dalla legge che ha salvato i colli
A cinquant’anni dalla legge che ha chiuso le cave sui Colli Euganei percorriamo la salita che porta al Montericco dove sono visibili le ferite provocate dalle ruspe, fermate dalla legge 29 novembre 1971, n. 1097. Senza tale legge chissà come sarebbero ridotti oggi i colli Euganei. Del monte Cero, del monte Ricco, del monte Rusta, del monte Cinto, del monte Alto, del monte delle Croci e di tanti altri ancora se si fosse continuato a scavare ai ritmi infernali degli anni fino al 1970/71 non sarebbe rimasto più nulla. E’ ancora vivo in noi il ruolo decisivo avuto in tutta la vicenda dall’on. Giuseppe Romanato, il parlamentare della vicina città di Rovigo, a quel tempo Presidente della Commissione Pubblica Istruzione della Camera. L’on. Romanato non è stato solo formalmente il primo presentatore della legge ma è stato soprattutto il parlamentare che con più coerenza e coraggio la legge l’ha voluta far arrivare in porto. Oggi la vegetazione lentamente sta ricoprendo le ferite. Ma fatti pochi passi lungo la salita – dopo il capitello di Bellucco – scorgiamo quello che rimane delle cave: un capannone in cemento e un capiente frantoio in cemento con 6 enormi vasconi dove si frantumava il sasso del Montericco per ridurne le dimensioni. Il tempo in quei luoghi si è fermato, quasi a testimoniare per l’eternità il sacrilegio compiuto. Era la cava Rizzi/Mardegnan sul Montericco ben visibile dopo la 2° curva sulla salita che porta in cima al colle. Gli anziani ricordano ancora il frastuono delle […]