Pubblicato un interessante e puntuale studio sulle formazioni rocciose dei Colli Euganei, utile per approfondire, tra l’altro, in modo chiaro e puntuale la geologia del Montericco. L’opera, intitolata Cava Costa e Montericco, con note di geologia euganea, è frutto delle ricerche del geologo Giamberto Astolfi e del biologo/naturalista Franco Colombara. Il saggio è curato da Bruno Simoni e pubblicato nel dicembre 2018 dal Gruppo mineralogico paleontologico euganeo. Il volume, frutto di uno studio meticoloso di questa parte del territorio, include al suo interno un’ampia documentazione fotografica dei reperti fossili conservati al Museo provinciale geopaleontologico di Cava Bomba a Cinto Euganeo, oltre a numerose elaborazioni grafiche e immagini dei Colli e degli strati rocciosi che li compongono.
Dopo una rapida introduzione sulle caratteristiche geografiche degli Euganei, gli autori si soffermano sulla loro genesi. I processi eruttivi che condussero alla nascita del complesso collinare avvennero in ambiente sottomarino ed ebbero inizio nell’Eocene superiore con l’emissione di lave basaltiche. Le eruzioni euganee si inseriscono nel contesto dell’attività vulcanica che interessò un’area di circa duemila chilometri quadrati, estesa fino al Garda e comprensiva dei monti Lessini, dei Berici, del Marosticano e del Bassanese. Si passano in rassegna le differenti tipologie di rocce che costituiscono i nostri Colli: vengono esaminate con attenzione, fra le altre, la Formazione di Torreglia, la Formazione di Castelnuovo, la Formazione di Monte Venda. La prima parte del libro termina con alcuni cenni sul termalismo euganeo.
Astolfi e Colombara si concentrano poi sulla geologia del Montericco, che con i suoi 329 metri di altezza svetta sulla città di Monselice. II colle in questione è costituito principalmente da riolite a differenza della Rocca, composta invece da trachite. Viene quindi affrontato il tema delle cave. Gli autori spiegano che le tecniche estrattive impiegate nei giacimenti di riolite furono, per motivi economici, molto impattanti. Questo, in seguito alla loro dismissione (erano una decina le cave localizzate presso il Montericco), complicò i tentativi di riqualificazione ambientale. Un approfondimento specifico è riservato a Cava Costa, situata alla base del versante settentrionale del colle, aperta negli anni Cinquanta per rifornire di materie prime la Cementeria di Monselice e dismessa nel 1992. Si tratta di un luogo di grande interesse paleontologico, dal momento che alcuni livelli contengono diversi fossili di animali marini.
Nell’appendice dell’opera si torna sull’argomento delle cave euganee. Con grande lucidità viene messo in luce come l’attività di estrazione, regolamentata in modo restrittivo nel 1971, da un lato abbia prodotto un vantaggio economico alla zona, dall’altro sia stata causa di danni rilevanti dal punto di vista ambientale. La trachite euganea, tuttavia, fu oggetto di escavazione già nel periodo romano: era utilizzata per acquedotti, ponti e lastricati stradali. Nelle epoche successive l’uso di questo materiale continuò soprattutto nella pavimentazione di vie e piazze cittadine, anche fuori regione. La conclusione del volume è dedicata al Montericco, luogo in passato pesantemente sfruttato dall’uomo ma dove oggi la natura sta pian piano riconquistando i propri spazi.