VITE SPEZZATE di Massimo Guercini
Dopo il secondo posto ottenuto nel 2018, con questo splendido componimento Massimo Guercini si è aggiudicato la quarta edizione della gara poetica indetta dalla Biblioteca di Monselice. Grande amante della natura, il poeta di Albignasego gestisce da alcuni anni il blog "I miei sentieri", dove attraverso parole e immagini racconta la bellezza dei Colli Euganei. "Vite spezzate" affronta invece la complessa tematica del carcere, luogo nel quale l'esistenza quotidiana è costretta a fare i conti con l'emarginazione, la malinconia, il dolore e la difficoltà a vedere un futuro "oltre le invalicabili mura senza nome". Il brano, formato da trenta versi divisi in sette strofe, ha la capacità di proiettare con forza il lettore all'interno della prigione assieme ai condannati. L'autore propone una serie di immagini significative che evocano efficacemente la dura condizione di chi è recluso. Tra queste il "ferreo tintinnio di chiavi" che accompagna "il misurato passo di una guardia", oppure il "lento rituale della pagina sfogliata con devozione" e il "sordo eco" che risuona "nell'orrido corridoio". In tutto questo la sofferenza di chi ha visto la propria vita andare in frantumi si manifesta tramite "inascoltate grida", mentre "affannose speranze" si alternano al "pianto amaro della solitudine". I gabbiani che affollano il cortile in cerca di cibo ricordano i detenuti affamati di libertà durante l'ora d'aria. Il carcere concede dunque anche "attimi d'innocente evasione": ma sono, appunto, solo "attimi".
(brano vincitore della quarta edizione del concorso "I poeti della Rocca in Fiore")Si apre il cancellonel lento rituale della paginasfogliata con devozione.Freddi alveari,grondano l’insipidomiele della sofferenza,alzando al cieloinascoltate grida.Nella penombra della stanza,un ferreo tintinnio di chiaviaccompagna il misurato passo di una guardia; sordo eco che rimbomba nell’orrido corridoio privo di orizzonti.Rigorose inferriate vestonol’effigie scarlatta del peccato in un fagocitante intermezzodi affannose speranze.Voci di vite spezzate rimbalzano nell’aria con malinconia calma,nascondendo tra le mani il pianto amaro della solitudine.Bianchi gabbiani,affaccendati a trovar cibo,si affollano stridentinell’angusto cortile assolato.Attimi d’innocente evasione, in cui l’anima vola liberaoltre le invalicabili mura senza nome.
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