La poesia ‘Incanto’ vince il concorso ‘Il poeta e il narratore’ 2019
Si è svolta sabato 7 dicembre 2019 presso la sala Pianoforte dell’Istituto Kennedy la serata finale di premiazione della dodicesima edizione del concorso letterario nazionale Il poeta e il narratore. Memorial Prof. Paolo Bernardini, organizzato dall’associazione ‘Amici delle Arti’ con il patrocinio della città di Monselice. In questa occasione le opere in gara sono state interpretate dall’artista, attore e poeta Francesco Destro, accompagnato dalle musiche di Federico Flamini e presentato da Camilla Donato.
Il concorso, a tema libero, era dedicato a lavori inediti, mai premiati prima e mai pubblicati. Tra le poesie ha vinto Incanto di Chiara Marchiori. Al secondo posto invece si è classificata Viaggio di Marika Brun, al terzo Meriggio estivo di Tristano Tamaro. Quarte e quinte rispettivamente Quei giorni di Raffaello Corti e Wonderful Life di Giuliano Gemo.
Oltre alla sezione riservata ai componimenti in versi, c’era quella dedicata al racconto. Ad aggiudicarsi il gradino più alto del podio qui è stato Tanduri Mini Market di Ilaria Ferretti: un’originale, tragica e avvincente storia scritta in prima persona, ambientata a Roma. A seguire nell’ordine Tempo scaduto di Marina Scrivani, 7-6 al terzo di Barbara Benetti, Tutto il tempo dell’attesa di Monia Casadei, La banda dei mastini di Raffaele Montefusco. Ha ottenuto una menzione speciale Akebia di Melissa Mattei.
Proponiamo di seguito il testo e un breve commento della poesia vincitrice.
Incanto di Chiara Marchiori
Mi incanto.
Dietro una finestra
aperta sul mondo perfetto
solo perché lontano.
Potessi toccar con mano
i ruvidi cipressi
sentire sotto i piedi
la terra granulosa
respirare l’aria umida
di un ciel non più terso
allora finirei immerso
nel pieno della vita.
Ma troppa è la paura
di uscire allo scoperto
dell’esperienza oscena
di tanta imperfezione.
Ne resta un’illusione
di solida fermezza
di falsa onnipotenza
su ciò che poi verrà.
La brezza mi risveglia
cigola lo scuro
un querulo lamento:
ritorno alla realtà.
Sei strofe, tutte di quattro versi. La struttura del testo è dunque definita, ordinata, e sembra richiamare il concetto di perfezione espresso all’inizio. Ma si tratta di una perfezione solo apparente, quella di chi osserva il mondo da una finestra: la poetessa sa che la vita è altro, spesso procedere è faticoso e non sempre splende il sereno. Affrontare la quotidianità e i suoi dolori è un’idea che spaventa e ciò spinge a rifugiarsi nell’illusione di avere il controllo delle cose che ci accadranno, o di poterle gestire senza vacillare. Il doloroso cigolio del balcone distoglie l’autrice dalle sue riflessioni, facendola tornare alla realtà.
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