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Mappa della strada da Padova a Rovigo del 1780

Domenica 18 giugno 2017 è stata esposta al museo di San Paolo una mappa realizzata nella seconda metà del Settecento proveniente dalla scuola del geografo e cartografo Giovanni Antonio Rizzi Zannoni, ora di proprietà  del monselicense Giuseppe Ruzzante. La cartina è composta da 5  fogli relativi al  percorso che va da Padova, passando per il Bassanello fino ad arrivare a Monselice, proseguendo poi per Pozzonovo, San Bortolo, Solesino, Boara Pisani e Rovigo. «Si tratta di una mappa militare dettagliatissima», spiega Giuseppe Ruzzante, «utile sia per i militari sia per le carrozze postali: sono segnati i corsi d’acqua, i pozzi e le osterie, tutto il necessario per il rifornimento e l’alloggio delle truppe. In realtà la mappa è completa di dieci fogli, ci sono altri tre fogli da Padova a Venezia e due da Padova a Vicenza.
La cartina è stata studiata da Massimo Trevisan e uno suo studio è contenuto nel libro “Monselice illustrata : mappe disegni stampe” edito dal comune di Monselice nel 1993  in occasione di una mostra sulle antiche mappe di Monselice realizzata in quell’anno a Villa Pisani. Dal suo studio attingiamo questo articolo.
Centro di Monselice 1780 circa

Non è per ora individuabile l’occasione e la committenza per cui le carte vennero stese- precisa Trevisan. Quando la serie fu messa sul mercato antiquario fu indicata come appartenente alla scuola del grande geografo padovano Antonio Rizzi-Zannoni (1736-1814) e risalente al 1780 circa. Sono indicazioni che trovano conferma, almeno parziale, nel confronto con le tavole della «Gran carta del Padovano» che lo stesso Rizzi-Zannoni pubblicò a partire dal 1780 (solo quattro fogli di questa furono stampati; il confronto con la nostra mappa si limita alla tavola con la città di Padova e la zona di Albignasego).  Oltre all’alta qualità grafica, la carta che presentiamo possiede un notevole valore documentario poiché, per quanto mi consta, si tratta della prima rappresentazione zenitale della città di Monselice avanti il Catasto napoleonico.
Dopo avere utilizzato la mappa per una lettura urbanistica di Monselice qui essa ci offre l’occasione per valutare gli esiti, in un ambito più dilatato, del processo di trasformazione del territorio messo in opera a partire dalla metà del ‘500 con le bonifiche.
Lungo la strada, la campagna appare fittamente suddivisa in appezzamenti limitati da filari di alberi, fossi e stradicciole. E l’immagine tipica della piantata veneta, che prima ancora d’essere elemento connotante del paesaggio è parte essenziale d’un sistema economico che si afferma nel corso del processo di terrierizzazione’ avviato nel secondo ‘500. Le vaste proprietà in mano alla nobiltà, ottenute spesso dalle bonifiche, vengono suddivise in piccoli fondi affittati a famiglie coloniche.  Le terre sono delimitate da stradicciole o canali, siepi e alberi, seminati a grano e cereali minori, attraversati regolarmente da filari di alberi, sui quali si appoggia la vite (pioppi, aceri, olmi, frassini, noci, alternati talvolta con salici e peschi), producendo insieme uva, altra frutta e legna, fonte di energia essenziale; sotto gli alberi si coltivano ortaggi; inoltre, presso la casa rurale, si trova generalmente un orto recintato.
Il cuore funzionale e figurativo della proprietà è rappresentato dalle ville, nel ‘700 sempre più luoghi di delizie e di evasione, come qui testimoniano i giardini che le accompagnano (grandioso quello della villa Dolfin presso il Cataio). Spesso, paternalisticamente, la villa si presenta anche come polo socialmente aggregante grazie alla chiesetta che l’affianca: «La chiesetta sorge fuori della villa, un pò discosta da essa, e la sua porta si apre sulla strada, a dimostrare che è aperta anche ai vicini, a quella comunità che trova nella villa… il suo centro economico e religioso… [Essa rappresenta] la coscienza di una vera e propria responsabilità spirituale nei confronti dei dipendenti o più genericamente della gente di più bassa estrazione sociale» (G. Cozzi, 1984, pag.538).
Verso la fine del ‘700, molte famiglie padovane e veneziane possiedono vaste proprietà nel territorio toccato dalla strada. Ricordiamo alla Mandria i Capodilista, che nel 1772 rientrano in possesso della villa scamozziana dei Molin; i Dolfin a Battaglia; i Selvatico a S.Elena; per non parlare dei Pisani che, a partire dal 1467 con l’acquisto all’incanto di beni estensi, mettono insieme un vero e proprio feudo estendentesi su gran parte degli attuali comuni di Stanghella, Vescovana, Boara e Solesino. Strade e confini conservano talvolta, nei loro contorti andamenti, i segni di una storia antichissima, talvolta le tracce ancora evidenti del lungo lavorio avviato con le bonifiche veneziane, come presso la villa Selvatico a S.Elena, in quella «Valle di Salvadeghi» che già abbiamo visto riportata nella mappa di Antonio dall’Abaco, o lungo il rettifilo tra la Pisana e Boara, dove l’opera di bonifica iniziata nel 1558 si conclude per alcune parti solo all’inizio del nostro secolo.
Lungo la strada, disperse secondo le coordinate di questa geografia economica, le case delle famiglie appoderate, espressione di uno stringente connubio tra forma e funzione, tra gli schemi piuttosto rigidi della vita quotidiana e la necessità di un economico reperimento dei materiali da costruzione.

 

 

Centro di Solesino – 1780 circa

 


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