Monte Buso, mangiato dalle cave e l’oratorio della Madonnetta delle Ave

C’era una vota tra Este e Monselice, ma ora nel territorio di Baone, un piccolo monticello di pietra calcarea con una torre ben visibile (vista anche da Marin Sanudo nel 1483) risalente al ‘300. Forse Ca’ Barbaro e quello che rimane della fortificazione nel lato sud. Sulle sue pendici a settentrione venne eretta una chiesa di modeste dimensioni con un suggestivo campanile a vela. La tradizione vuole che il piccolo tempio sia stato edificato nella zona in cui la Vergine apparì a due pecorai di Este chiedendo loro di erigere un oratorio a lei dedicato. La costruzione iniziò subito dopo la miracolosa apparizione del 1526 e fu molto veloce in quanto i lavori consistettero unicamente nella modifica della torre già esistente. La chiesetta è denominata Santuario Madonnetta delle Ave o Madonna dei Miracoli, talvolta chiamato anche “Madonna della Torre” per via della vecchia torre risalente al ‘300 .

L’antica chiesetta delle Ave

LA LEGGENDA

La storia della sua costruzione si fonde con la leggenda popolare, come spesso accade per le origini dei luoghi sacri. Il cronista veneziano Marin Sanudo (1466 – 1536) racconta che in località Monte Buso, una signora vestita di nero era apparsa improvvisamente a due pastori di ritorno dal villaggio di Terralba, la sera di un Venerdì Santo. In quel periodo la zona era afflitta da una grave siccità che non permetteva ai suoi abitanti di far abbeverare gli animali. Il pozzo si stava inaridendo destando preoccupazione e malumore tra le persone.

La signora aveva annunciato ai due pastori che le acque del pozzo sarebbero state risanate e i loro animali sarebbero tornati ad abbeverarsi in quel luogo, se avessero fatto costruire un oratorio dedicato alla Madonna. Secondo la leggenda, la misteriosa signora indicò il punto preciso in cui la chiesa doveva essere costruita. Si dice che in seguito alla costruzione della chiesa, si verificarono nell’area circostante numerosi miracoli e straordinarie guarigioni, motivo per cui la zona divenne meta di pellegrinaggio.

LE CAVE

Purtroppo la zona di Marendole è ricca di pietra calcarea (scaja) utilizzata nei secoli per la produzione della calce. In epoca veneziana oltre alla scaja furono attive cave di sabbione per fare la malta e argilla per fare vasellame nelle fornaci. Nella cartina qui sotto si vede dall’alto il laghetto sorto dall’escavazione, anche il profondità, della scaja sul monte Buso.

Il lago azzurro era il luogo dove c’era il Monte Buso, le cave ‘mangiato il piccolo colle.

Nel dopoguerra le due cementerie hanno intensificato l’estrazione della scaja mangiandosi letteralmente i piccoli colli di Marendole, anche in profondità, formando – al loro posto – grandi laghetti. Una perdita immensa per il paesaggio. Del monte è rimasto solo qualche riferimento nella cartine di quel tempo.  Purtroppo un incendio pochi anni fa ha danneggiato l’edificio attiguo alla chiesetta.

MONTEBUSO L’ORIGINE DEL NOME

Montebuso significa monte bucato perché, con il passare del tempo il calcare, di cui era costituito il piccolo colle, si è sciolto con l’acqua piovana creando numerosi buchi che venivano utilizzati dai conigli per farne la loro tana.

 


Un bel saggio di  Cristina Marcon è stato pubblicato nella Rivista Padova e il suo Territorio nel numero 231 di ottobre 2024. L’articolo contiene anche uno schizzo della famosa torre ricordata anche Marin Sanudo. qui il link [ clicca qui…]

 

 


© 2024 a cura di Flaviano Rossetto

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