testo

La campana della torre civica di Monselice

Anche Monselice come tutte le città medioevali ha la sua campana municipale, si trova nella torre civica in piazza Mazzini. La torre civica è una costruzione elevata con la funzione di ospitare campane destinate a scandire i momenti della vita quotidiana civile di una città, differenziandosi così da un campanile, la cui funzione, per analogia, è legata alla vita religiosa. A partire dal XIV secolo si cominciò a munirla anche di orologio.
Le torri civiche sono diffuse ovunque il governo comunale raggiunse uno sviluppo molto avanzato, rendendo necessaria la costruzione di una struttura che sottolineasse la superiorità del governo comunale sui palazzi nobiliari o dei più facoltosi cittadini. Divennero ben presto un monumento simbolo della potenza economica e militare delle città: quanto più alta era la torre, tanto più potente era la sua città. Tali edifici sono diffusi in quasi tutta l’Italia del centro e del nord e nel resto dell’Europa centrosettentrionale laddove si è diffusa la forma di governo civico cittadino durante la età dei comuni medioevali. Le campane della torre civica venivano suonate: Convocazione del consiglio comunale; feste nazionali, incendi, attacchi aerei etc.

Della nostra campana sappiamo da ducale del 19 marzo 1583 che Juan Piero Fusina-Padovano (Fusina da fonditore) garantì con tutti i suoi beni la campana della torre di piazza, da lui fusa e che presentando dei segni dava sospetto di non essere perfetta. Risulta pure che il Fusina doveva avere fuso la precedente campana aggiungendo metallo per lire 105 più lire 57,6 di fattura e L. 10 per aggiogarla, in totale lire 172,6. Erano allora deputati Angolo Tassello, Angelo Pasquali ed altri. Dal libro Consigli ricaviamo che in data 24 giugno 1564 (pag.187-188) fu rifatto il capitello in legno della campana. Si capisce che quella campana non andava bene malgrado tutte le garanzie del Fusina perché nel documento del 29 marzo 1585 (registro ducale pagina 39) troviamo che Angelo Pasqualin di Colombi Caldiron alla colombina si obbliga di fare la campana del peso di circa libbre 1700 contro ritiro della precedente campana di circa 1000, con tutte le garanzie. Qualche storico afferma che al tempo della guerra di Candia (1465-1669) per sopperire ai bisogni dello stato veneto fu venduto parte del territorio Comunale e cioè quello che forma oggidì il comune di Pozzonovo. Monselice ne avrebbe avuto in compenso ed in dono la campana municipale che tuttora pende nella cella di detta torre e che è fregiata di caratteri Longobardi.

Ma mancano riscontri a questa ipotesi. In ogni caso la campana riporta le seguenti scritte: Martyi es minen naem myn ghelust Martin est mon nom ma jonerie ly gode begnaem also verre als men est bien bonne aussì boin que on my horem sal soe vvilt got vevvaren moi entendre pourrà ainsì veuille Dieu conserver over al vvonter Karivvas marecete partout Gauthier. Kariwas a fait my int jaer MCCCCLXXXII.” traduzione in italiano:
Martino è il mio nome. Il mio suono è così sonoro da essere inteso – voglia Iddio conservarlo – dovunque. Walter Karivas mi fece l’anno 1482”. L’abate Willems aggiungeva ancora che la leggenda è scritta nella lingua parlata a Bruges, capitale delle Fiandre occidentali e detta la Venezia del Nord si può pensare che col commercio esercitato da Venezia nelle Fiandre, la campagna fiamminga sia potuto capitare a Monselice””. Una bella tradizione riportata nei documenti comunali vuole che il consiglio comunale si riunisca al suono della campana civica. Durante la 2^ guerra mondiale fu salvata grazie all’interessamento del conte Vittorio Cini.


© A cura di Flaviano Rossetto – flaviano.rossetto@ossicella.it