
La parrocchia del Santissimo Redentore di Monselice raccoglie l’eredità della chiesa del S. Salvatore (vulgo S. Salvaro in via Vetta ) che veniva descritta come “piccola ma graziosa” nella relazione della visita che vi fece l’Ormaneto il 19 maggio 1571. Il decreto napoleonico del 25 aprile 1810 soppresse di tutte le comunità religiose e naturalmente decretò la fine anche di San Salvaro di Monselice e tutti i suoi beni furono acquistati dai fratelli Trieste.

Il nome San Salvaro restò al territorio, che presto ospitò il cimitero di Monselice. L’espansione edilizia invase anche quella zona, si fece sentire la necessità di provvedere alla cura spirituale degli abitanti, troppo lontani dall’arcipretale cui erano soggetti. Il 22 luglio 1966 fu comunicata all’arciprete di Monselice la decisione del vescovo di costituirvi una nuova parrocchia, come aveva fatto per San Giacomo. La nuova parrocchia avrebbe avuto giurisdizione nella dorsale delle vie Costa Calcinara e Arzerdimezzo, al di là della circonvallazione della statale per Padova. Dopo alcune settimane arrivò il nuovo parroco Don Rino Brasola, già conosciuto in città perché era stato cappellano per tre anni nel nuovo duomo. Subito il sacerdote si insediò prendendo in affitto una casa e si mise all’opera per l’organizzazione della chiesa, chiamando a raccolta i fedeli disponibili. Uno dei primi impegni fu la ricerca del nome da dare alla nuova chiesa. Al centro di quella zona vi erano gli imponenti edifici della vecchia abbazia benedettina, chiamata volgarmente San Salvaro, che è l’equivalente dialettale di Salvatore o Redentore. Sulle prime sembrò che quel nome s’imponesse, poi però prevalse SS. Redentore perché, là vicino all’ex abbazia, c’è il cimitero comunale che veniva denominato San Salvaro e quindi sarebbe sorto un doppione.

E con il titolo del SS. Salvatore la parrocchia fu costituita il 25 dicembre 1967, stralciandone il territorio da quelle di S. Giuseppe Lavoratore e di S. Cosma di Monselice. Il problema maggiore però fu la chiesa. Per dieci mesi Don Brasola celebrò la messa in una sala dell’asilo infantile e dal 20 agosto 1967 nella cappella prefabbricata costruita su un terreno regalato dai coniugi Schiesari-Caramore. L’asilo infantile, intitolato a Maria Caramore, offrì la sala maggiore per le riunioni dei fedeli della nuova parrocchia. Essendo però la chiesa insufficiente per i numerosi fedeli di quella zona, tutti si misero alla ricerca di una soluzione definitiva e appropriata.
Proprio sulla stessa via Costa Calcinara, davanti alla chiesa prefabbricata, c’era la fattoria, chiamata Casa Rossa di proprietà del conte Cini, che era stato per molti anni cittadino di Monselice. Richiesto da molti il conte Cini donò alla nuova parrocchia un grande appezzamento di terreno. Subito fu incaricato l’architetto Valentino Bonato, già noto in città perché progettista del duomo nuovo e della scuola media Guinizzelli. Questi, associatosi con l’architetto Cornoldi – docente all’Università IUAV di Venezia presentò un disegno comprendente chiesa, canonica e alcune aule. Il progetto fu accettato sia dai parrocchiani che dalle commissioni comunale e diocesana. Il 1° novembre 1972 il Vescovo Bortignon benedì la nuova chiesa costruita dall’impresa locale di Antonio Bortoliero. Attualmente la parrocchia è fornita anche di un’ampia sala per riunioni e di una scuola della dottrina cristiana, opere progettate dall’architetto padre Angelo Polesello, con la guida del parroco don Giancarlo Smanio.
La chiesa contiene opere del pittore Toni Sommacampagna che abbelliscono l’edifico sacro. Per maggiori info sul pittore [qui…]






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