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Il porto di Monselice e la fraglia dei barcaroli

Porto di Monselice 1946

Il canale Bisatto è stato costruito dal comune di Padova agli inizi del Duecento per favorire il commercio di legname e pietre tra la Bassa Padovana e la Città di Padova.

Lungo il suo percorso furono attivati numerosi approdi (porti) per favorire il carico e lo scarico della merce. Fondamentale il porto di Battaglia xchè era uno snodo che permetteva il collegamento con i canali che arrivavano fino a Chioggia.

Nella foto il celebre registro seicentesco (1654) della fraglia dei barcaioli di Monselice. Nate nel XIII secolo, le fraglie o associazioni di mestiere (corporazioni) di barcaioli nel Padovano furono ben cinque: due nella città del Santo (San Giovanni delle Navi e Portello) e tre nei maggiori centri fluviali del territorio (Este, Monselice e Piove di Sacco).

Le fraglie si occupavano della gestione della navigazione interna e in alcuni casi anche all’addestramento dei giovani barcari in apposite scuole.  Esse erano completamente autonome, ma era controllate dai rettori veneziani. Lo statuto regolava anche la vita sociale dei soci (messe comuni e il rituale da seguire nei funerali).

Tra la primavera e l’estate del 1563 lungo il canale Battaglia transitarono giornalmente oltre due dozzine di natanti, sebbene le precarie condizioni d’acqua, l’utilizzo energetico e le “palade” daziarie ne limitassero la navigabilità. Bellissima l’immagine della barca trainata lungo l’argine del bisatto da un cavallo.

L’originale è posseduto dalla biblioteca comunale di Padova.

Il porto di Monselice, che si estendeva dal Ponte della Pescheria fino a valle del ponte situato di fronte al Campo della Fiera, fu attivo fino agli anni ’60 del ‘900.

Dai barconi si caricavano o scaricavano derrate e soprattutto la pietra estratta nelle cave di Monselice, famosa sin dal tempo dei Romani, la trachite. L’attuale via Argine Destro infatti fino al 1931 veniva chiamata Via delle pietre, perché qui si accumulavano le “masegne” provenienti dalle cave.

La trachite, roccia magmatica estremamente resistente all’erosione, è stata utilizzata per secoli principalmente per rinforzare le vie fluviali e i litorali marini, per innalzare mura difensive e di edifici civili, strade e ponti, per acquedotti, macine, pavimentazioni e molto altro. Considerati i numerosi rinvenimenti su manufatti di epoca antica fu sicuramente usata sia in epoca romana che medievale, ma la prima testimonianza esplicita dell’uso della trachite di Monselice si ha in un documento del 1532, dal quale risulta che la fabbrica di S. Giustina in Padova utilizzava allora pietre estratte nella priara ‘dietro al castello di Monselice.

E’ ormai noto a molti che nel 1722 il Senato veneto decide di selciare piazza san Marco a Venezia con le masegne della Rocca di Monselice. E poco a poco tutte le calli, le fondamenta e i campielli di Venezia, i listoni di Padova, Vicenza e Treviso, vengono lastricati con la trachite o riolite euganea.

Nel secondo dopoguerra, e in particolare dopo l’alluvione del 1951 che ha distrutto o danneggiato lunghi tratti arginali del fiume Po, l’estrazione assunse ritmi vertiginosi: dalle 200.000 tonnellate all’anno negli anni ’30 si passa alle 500.000 dei primi anni ’50, ai 5-6.000.000 degli anni ’70.

Anche la navigazione fluviale per il trasporto di merci perde progressivamente d’importanza fino a cessare del tutto negli anni ’60, sostituita dal trasporto su camion. A testimonianza di quell’antica attività, della professione del “barcaro” e dell’importante ruolo svolto dal trasporto fluviale nel passato rimangono però le preziose raccolte costituite da documenti, foto, materiali, oggetti, attrezzature, del Museo della navigazione fluviale di Battaglia Terme, museo straordinario e unico nel suo genere in Italia, e le pubblicazioni realizzate grazie alla testimonianza degli ultimi barcari, tra cui Riccardo Cappellozza, barcaro storico recentemente scomparso, che con grande passione e competenza è stato per decenni l’anima del Museo lasciando in eredità alle generazioni future le sue preziosissime memorie sulla navigazione fluviale della prima metà del Novecento.

Il porto di Monselice, che si estendeva dal ponte della Pescheria fino a valle del ponte girevole (di fronte al Campo della Fiera) è stato attivo per molti secoli fino agli anni ’60 del secolo scorso. Dai barconi si caricavano o scaricavano derrate e soprattutto pietrame trachitico proveniente dalla cava del Cini della Rocca. Queste operazioni erano favorite da numerose scalette in pietra che, dalla sommità arginale dove sono poste le bitte, pure in trachite, scendono in acqua. L’attuale via Argine Destro (lungo le mura medievali) sino al 1931 non aveva un titolo ufficiale, ma era chiamata comunemente via delle Pietre perché qui si accumulavano le maségne provenienti dalle cave. All’inizio di questa via, sulle mura, venne eretto un capitello con un statua di san Giovanni Nepomuceno, protettore della fraglia o traghetto dei barcaroli di Monselice che si riuniva in una cappella della chiesa di San Paolo. Questo capitello nel 1875 venne demolito e la statua trasferita nella chiesa dei Carmini, ora dispersa.

Nel dopoguerra con  legge 10-8-1945 N. 517 concedeva anticipazioni ai Comuni per l’esecuzione di opere pubbliche, con l’obbligo di rimborsare allo Stato la metà dell’importo anticipato, senza interessi, in trenta rate annuali. Col beneficio di questa legge fu ricostruito il porto fluviale ( delib. Cons. 25-8-1946 N. 37), che costò L. 6.120.000. Ultimato il lavoro, con delibera  Cons. 20 dicembre 1947 N. 23 fu approvato un regolamento per la gestione del porto stesso, che è riuscito di evidente utilità alla più antica industria monselicense, quella delle cave. Dagli anni ’60 del secolo scorso con il potenziamento del trasposto su gomma  (autostrade) l’infrastruttura è stata abbandonata.

Ora il porto di Monselice è attrezzato con un pontile fisso e galleggiante e di uno scivolo (scalo) per favorire il turismo e gli sport nautici.

Nelle due foto un pezzettino di storia di Monselice: lo scivolo realizzato direttamente dalla Manfrinato sul Bisatto. Significativa la scritta direttamente sul muro del porto ” CAVE DI TRACHITE E CALCARE DELLA DITTA MANFRINATO “. Nell’immagine gli operai stanno scaricando il calcare prelevato alle casette di Baone nel burcio per essere portato alla cementeria di Chioggia, situata all’isola dei Saloni.

Con l’apertura delle cementerie di Monselice la calce sarà prodotta direttamente a Monselice

Bibliografia:

Pier Giovanni Zanetti, Andar per acque. Da Padova ai Colli Euganei lungo i navigli, Il Prato 2002


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