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Tela “L’apoteosi di San Paolo” e “L’affresco di Santa Caterina”

Tela  “L’apoteosi di San Paolo”

 

Il dipinto è appeso al soffitto della chiesa di San Paolo ed è stato lasciato in quel posto, anche all’inizio del secolo scorso, quando è stato costruito un controsoffitto nella navata centrale della chiesa, celandolo in questo modo alla vista dei monselicensi. Secondo Adolfo Cattin, l’opera era già logorata dal tempo, ma non erano state individuate soluzioni diverse per renderlo fruibile, date le dimensioni della tela. Nel gennaio 2001 fu staccato e affidato alla cura del restauratore Valter Piovan.

Non conosciamo l’autore del dipinto che possiamo ipotizzare di area veneta del XVIII secolo; nella tela però non compaiono “particolari” che la collegano direttamente alla nostra città. I tecnici esaminandolo a fondo hanno trovato tracce di un precedente restauro, compiuto forse nel XIX, secolo durante il quale sono state ridipinte e completate alcune figure. “Forse la tela era stata bagnata e danneggiata dall’acqua che filtrava dal soffitto, commenta Piovan, per cui si rese necessario ridipingere alcune parti del quadro”.

Riccardo Ghidotti avanza l’ipotesi che l’autore del “restauro” sia stato, nel 1876, Pietro Bonatti, su incarico dell’allora parroco di San Paolo Don Smaniotto. Bonatti avrebbe ricevuto anche un acconto di 50 lire sulle 300 pattuite per eseguire il lavoro di restauro, che sembra sia stato molto radicale. Secondo il Carturan il pittore Bonatti “metteva molta passione” nel suo lavoro in questo modo “compensava la sua non troppo elevata valentia. Molti lavori compì per le nostre chiese – precisa sempre il Carturan – pale, quadri, ritratti di sacerdoti e monsignori.

L’affresco di Santa Caterina

Nella sala laterale, un tempo affrescata sono evidenti i resti un un grande affresco con l’immagine di Santa Caterina e di un vescovo – forse San Sabino protettore della città.  Santa Caterina era la protettrice dei mugnai e la confraternita di Monselice aveva in San Paolo un altare a lei dedicato.

 

A cura di Flaviano Rossetto