Durante il medioevo in molte città italiane ed europee c’erano lastre marmoreo-petrose (a volte su apposite colonne) accanto alle quali si rendeva pubblica giustizia. A Monselice già nel Duecento i documenti ricordano un piazzale per uso pubblico denominato l’Allarae, dinanzi alla chiesa di San Paolo, dove ora c’e’ la fontana di Botta. Gli storici antichi così la descrivono: «La bellissima pietra di marmo d’istria o veronese d’un sol pezzo – utilizzata secondo la voce ‘volgare’ per cruenti sacrifici del paganesimo». La lapide compare ufficialmente nei documenti a partire dal 1303. Una pergamena infatti cita un palazzo la domus allarae … quae est supra lapidem iacentem supra plàtheam Sancti Pauli.
Su questo piazzale (vicino alla facciata di San paolo) fu costruita nel 1470 una bella loggia, nel disegno più sotto, eretta dal podestà Giulio Bolani. Era aperta da tre lati, in mezzo fu collocata la lapide di san Paolo, sulla quale ipotizziamo si ponevano in berlina i condannati per qualche reato. Sotto la loggia si riuniva il consiglio comunale e si amministrava la giustizia. Abbattuta la loggia del Bolano (1834), la nostra lapide fu spostata tra la gradinata di S. Paolo e l’accesso alla fontana, dove ora si trova.
Attaccata alla Loggia fu collocata nella meta XVII una seconda lapide detta di Tito Ennio (nella foto a sinistra), che si ipotizzava fosse una base dove si sarebbero pagati gli stipendi delle milizie romane. Si trovava adoperata come tavola in borgo Costa Calcinara. Quando si demolì la loggia (1834) la lapide di Tito Ennio passò sotto la loggia della torre comunale, poi al gabinetto di lettura, ora al museo.
In tempi moderni la lapide ha alimentato un modo di dire locale: “Va a dormire sotto ea pria de San Paolo”, che indica chi è senza casa. Maggiori info nella pagina sottostante.
© A cura di Flaviano Rossetto – flaviano.rossetto@ossicella.it