Quante volte siamo passati davanti al distributore di benzina situato a destra lungo viale della Repubblica senza neanche darci uno sguardo ? Eppure quel distributore ha una storia di tutto rispetto ed è stato progettato tra il 1937 e ’38 dall’architetto futurista Quirino De Giorgio (Palmanova, 1907 – Padova, 1997) – amico di Filippo Tommaso Marinetti e di tanti artisti legati al futurismo. Negli anni ’30 De Giorgio riceve numerosi incarichi di progettazione da parte delle autorità fasciste: sono di questo periodo le Case del Fascio di Noventa Padovana, di Sant’Urbano, di Vigonza, di Pontelongo, di Piazzola sul Brenta, le sedi dei gruppi rionali fascisti a Padova in via Giordano Bruno e in Via Cristoforo Moro. Progetta ex novo i nuovi nuclei dei paesi di Vigonza e di Candiana, che vengono realizzati a tempo di record, in poco più di due mesi. Tra le sue opere perdute è da ricordare il grande complesso sportivo situato in Via Giordano Bruno a Padova, lungo le mura rinascimentali della città, a fianco del “Gruppo Rionale Fascista Bonservizi”: esso comprendeva il Teatro dei 10.000, un grande teatro all’aperto costruito sullo stile di una arena romana, demolito negli anni ’60 per far posto a dei campi da tennis.
Tra le tante opere, De Giorgio progetta e realizza nell’abitato di Monselice un impianto del quale sono conservate al Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto alcune fotografìe relative al modello, al cantiere e all’opera appena compiuta. L’intervento edilizio si articola nella costruzione di due manufatti distinti, un fabbricato di due piani il piano campagna e una pensilina che protegge le auto durante il rifornimento. L’edifìcio e la pensilina affiancano l’odierna via della Repubblica, disposti con andamento concavo verso di essa. Il fabbricato presenta alla quota della strada un piano fuori terra, ma insiste su un altro livello, con locali di servizio, cosicché verso lo spazio aperto alla campagna, con orientamento a est, può dispiegarsi con una facciata a doppia altezza.
La pensilina è retta da tre pilastri disposti lungo l’asse. È più alta dell’edifìcio, e raccordata a questo da lastre di vetro disposte in verticale. I pilastri sono esibiti da De Giorgio con sezioni circolari costanti e di rilevante diametro, ma quanto si percepisce è solo il rivestimento di una più snella struttura a sezione rettangolare, la stessa che oggi è ben visibile. Alla saldezza visiva dei tre montanti corrisponde la leggerezza della soletta, che termina con uno spessore esiguo e cela alla vista lo spessore delle travi, confinate nell’estradosso. Il virtuosismo di De Giorgio nel calcolo delle strutture si esalta nell’andamento inflesso dell’ombrello di protezione delle due pompe di benzina.
La facciata ovest del fabbricato, rivolta alla strada, appare vergata come una pagina di quaderno. La cornice che sporge in avanti ne marca con forza il limite superiore. Sul rivestimento in intonaco risalta il gioco delle aperture basato sulla geometria elementare, tracciato con squadra e compasso. La porzione a destra, per chi guarda il fronte, è segnata da una scacchiera di venti fori rettangolari di eguale misura, composti in quattro file di cinque: illuminano il vano officina, completamente aperto sulla testata sud del volume per consentire l’accesso delle auto.
Nella rimanente parte dell’impaginato i fori sono concentrati nella metà inferiore: dopo la scacchiera si susseguono, allineati sulla mediana orizzontale, due aperture rotonde, il rettangolo della porta e, infine, quattro coppie di rettangoli sovrapposti, motivo quest’ultimo che De Giorgio riprenderà nel progetto per la sala-palestra della casa del fascio di Rubano. Qui la regolarità e la pienezza delle figure disegnate sul piano concavo si integra con la compiutezza delle forme dei solidi esemplificata nei cilindri dei pilastri.
Nella rimanente parte dell’impaginato i fori sono concentrati nella metà inferiore: dopo la scacchiera si susseguono, allineati sulla mediana orizzontale, due aperture rotonde, il rettangolo della porta e, infine, quattro coppie di rettangoli sovrapposti, motivo quest’ultimo che De Giorgio riprenderà nel progetto per la sala-palestra della casa del fascio di Rubano. Qui la regolarità e la pienezza delle figure disegnate sul piano concavo si integra con la compiutezza delle forme dei solidi esemplificata nei cilindri dei pilastri.
La facciata est, come accennato, si sviluppa su due livelli. Quello inferiore, con rivestimento in trachite, la pietra dei colli Euganei, ha altezza contenuta e ospita alcuni magazzini che hanno ingresso diretto dall’esterno. Sopra a tale zoccolo si innalza il piano con i locali di assistenza all’erogazione del carburante. Questa porzione del prospetto è intonacata e presenta sei aperture di dimensioni molto contenute, di forma rotonda o quadrata.
Nell’insieme De Giorgio configura su questo lato un fronte convesso decisamente compatto, e riprende nel volume soluzioni analoghe a quelle che sta verifìcando nel fabbricato della filanda del borgo rurale di Candiana e nel terzo dei cinque edifìci in linea del borgo di Vigenza.
Di questo progetto si conservano alcune fotografìe del modello, nel quale la simulazione spinta fino al dettaglio. La soluzione rappresentata corrisponde all’intervento effettivamente posto in atto, a meno della sistemazione dell’area e del fabbricato sul lato ovest, opposto alla strada. Qui il modello prevede che il piano superiore sia distaccato dal limite del piazzale, mentre nella versione realizzata insiste sul bordo di questo.
Oggi la stazione di servizio è riconoscibile fondamentalmente dalla pensilina, perché i pilastri, perduto il rivestimento cilindrico, si presentano nell’essenziale più snella forma derivante dal solo calcolo strutturale. La forometria è stata negli anni completamente ridifìnita, tanto nella facciata ovest, rivolta alle pompe di erogazione e alla strada, in cui si sono perse le differenti trame di vuoti accostate da De Giorgio, quanto nel prospetto est, su cui le aperture sono state alcune traslate, altre ingrandite.
Di questo progetto si conservano alcune fotografìe del modello, nel quale la simulazione spinta fino al dettaglio. La soluzione rappresentata corrisponde all’intervento effettivamente posto in atto, a meno della sistemazione dell’area e del fabbricato sul lato ovest, opposto alla strada. Qui il modello prevede che il piano superiore sia distaccato dal limite del piazzale, mentre nella versione realizzata insiste sul bordo di questo.
Oggi la stazione di servizio è riconoscibile fondamentalmente dalla pensilina, perché i pilastri, perduto il rivestimento cilindrico, si presentano nell’essenziale più snella forma derivante dal solo calcolo strutturale. La forometria è stata negli anni completamente ridifìnita, tanto nella facciata ovest, rivolta alle pompe di erogazione e alla strada, in cui si sono perse le differenti trame di vuoti accostate da De Giorgio, quanto nel prospetto est, su cui le aperture sono state alcune traslate, altre ingrandite.
Sarebbe necessario un provvedimento di tutela dell’edificio e magari un restauro che lo riportasse al progetto originario. E’ auspicabile anche un progetto di valorizzazione dell’area nella quale si trova anche l’ex casa del fascio descritta in questo stesso sito.
Bibliografia di riferimento: E. Pietrogrande, L’opera di Quirino De Giorgio (1937-1940). p. 168;
© 2023 a cura di Flaviano Rossetto per https://www.ossicella.it/
Per la storia di Monselice https://www.monseliceantica.it/
Contatti e info flaviano.rossetto@ossicella.it
https://www.facebook.com/flaviano.rossetto